Ciò che non si dice, ma…

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Di Gianni Festa

Di grande forza morale il discorso di fine d’anno del presidente Mattarella. Attraversarlo nei singoli passaggi si ha contezza di un Paese che soffre per le tante mancate risposte che la comunità nazionale attende da lungo tempo. Tuttavia il monito del presidente ha colto nel segno nel denunciare il clima che sottende alle difficoltà delle cose non dette, tra cui la crisi dei partiti e l’approssimazione della politica nel governo. Il detto: “C’è ma non si dice” calato nella realtà locale mette a nudo le tante cose che inquinano la vita delle comunità, privilegiando affaristi, speculatori, trafficanti e quanti altri si arricchiscono a danno della povera gente. Per certi aspetti anche in Irpinia siamo in presenza di una tangentopoli diffusa che c’è ma non si vede e che coinvolge poteri locali organizzati, tra i quali solo una piccola parte è confluita nel processo delle cosiddette aste in svolgimento presso l’aula della Corte di Assise del Tribunale di Avellino. In questo caso, seppur rilevanti i reati commessi, si tratta pur sempre di delinquenza di tono minore pronta a fare il salto di qualità. Diciamo che si è giunti a svelare i reati dei quali sono accusati gli affiliati del clan Partenio per le denunce di cittadini inermi vessati da comportamenti minacciosi, a volte picchiati con l’obbligo di mantenere il silenzio. In realtà tutti sapevano e non dicevano. Chi per paura, chi per disinteresse da parte di chi doveva indagare. C’è voluto l’intervento dell’Antimafia per portare a galla un sistema di corruzione. Per questo, ad inizio d’anno, proviamo a fare qualche esempio del “c’è ma non si dice”. Molti sanno che la speculazione edilizia in città gode di un clima di impunità pur violando leggi, regole e comportamenti. C’è quella di piccolo cabotaggio di chi vanta un diritto ma non avendo santi in paradiso viene messo all’indice. Ci sono squali del cemento, e non solo, che hanno legami con la malavita che si consentono di fare inginocchiare il potere pubblico, burocratico e politico non rispettando regole. Alcune costruzioni in città sono palesemente in violazione delle norme urbanistiche eppure c’è chi vede e non dice o agisce come dovrebbe nel rispetto della legalità. In fondo sarebbe sufficiente fare un’indagine approfondita sulle ricchezze accumulate nel corso di alcuni anni per rendersi conto delle tante protezioni di cui godono “rispettabili” soggetti. In tempi assai lontani ci fu un imprenditore vintage che per tenersi tutti buoni riempì le abitazioni di chi avrebbe potuto e dovuto perseguirlo per i reati commessi di sapone per lavatrici. Ma proprio perchè vintage finì nella rete ordita dai suoi benefattori. Il sistema corruttivo in Irpinia che “c’è ma, non si dice”, ha anche caratteristiche diverse da quelle fin qui descritte. Così è per i cosiddetti “Comitati d’affari” . Nella terra del cosiddetto “pane e politica” basta poco per fare affari alleandosi con il potere politico, complice il sistema degli appalti. C’è chi pensa che rispetto alle altre realtà della Campania in Irpinia tutto si svolge come se ci si trovasse in una casa di vetro. Invece qui il sistema è più sofisticato. Si consuma attraverso la pratica del voto inquinato. Un esempio: c’è chi acquisisce il titolo di proprietà di un edificio cadente e lo ricostruisce con i fondi del superbonus 110. Tutto in regola? Decisamente no, perchè si tratta in questo caso di distrazione di fondi dello Stato, cioè della collettività che deve fare i conti con le bollette da pagare, il costo della vita che ha raggiunto vette proibitive e che spesso non riesce a raggiungere la fine del mese. Ed è in questa realtà che il voto di scambio dilaga e trova giustificazione nel patto scellerato affari-politica- malavita. Insomma “c’è, ma non si dice”. Ed è per questo che il territorio irpino viene saccheggiato e mortificato, mentre il cittadino resta impotente contro gli illeciti arricchimenti del “c’è, ma non si dice”. Che il nuovo anno sia all’insegna della pubblica moralità.