Conte tra Scilla e Cariddi

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Il governo Conte, dopo la scissione di Italia viva, sembra navigare tra Scilla e Cariddi. Nella incomoda posizione di subire incursioni sul proprio operato, non proprio amichevoli, se non addirittura pesanti, da una parte da Renzi e dall’altra di Di Maio che fanno i protagonisti per rafforzare il loro potere e quello dei partiti che rappresentano. Renzi, poi, sembra un fiume in piena e usa la televisione e i media come una tribuna dalla quale attestare la sua superiorità verso tutti. Il Premier dovrebbe fare come Ulisse che, per sfuggire ai pericoli nascosti nel melodioso canto di Circe, fece turare con la cera le orecchie dei propri marinai.

La continua litigiosità, il perenne mettersi in mostra è una delle conseguenze del peggioramento della politica dopo la destrutturazione dei partiti ideologici (che avevano statuti e regole interne ferree) in partiti personalistici dove la politica la fa il Capo e il resto mosca. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e le performances dei vari Salvini, Renzi, Di Maio sono volte più a catturare consenso, e voti che a perseguire l’interesse generale. E quasi sempre con metodi non propriamente di correttezza istituzionale: Selfie, Papeete, partecipazioni a programmi televisivi in maniera ossessiva, pettegolezzi, insinuazioni offensive, insulti gravi, accuse, manipolazione della realtà, strumentalizzazioni, denigrazione degli avversari sul piano personale con una mancanza del senso della Stato da far spavento. La vicenda del ministro Fioramonti, sottoposto a pesanti offese per il suo passato ne è una dimostrazione palese. Di Maio prende iniziative come con il Conte uno e crede davvero che bastino i suoi decreti a far rimpatriare gli immigrati clandestini, così semplicemente, senza accordi con i paesi che dovrebbero riceverli? O che la riforma Bonafede con il sorteggio dei magistrati al CSM risolva davvero i problemi della giustizia italiana o abbia risolto il problema dei lavoratori con il suo decreto “dignità”?  O che la riduzione del numero dei parlamentari, senza le corrispondenti contro misure e aggiustamenti legislativi risolvano la questione istituzionale?

Renzi davvero crede che gli Italiani i bevano tutte le sue bugie? Quando c’ero io le cose andavano bene; il mio governo ha fatto tutto bene; non sono stato capito e gli elettori mi hanno punito perché fatto oggetto del “fuoco amico” e del complotto di tutti i miei nemici; quando tornerò metterò le cose a posto. Forse gli italiani cominciano a stancarsi degli eroi e dei super eroi, specie quando dimostrano di esserlo di carta. Certamente un po’ più di umiltà non guasterebbe; e sarebbe meglio ricordarsi che i miracoli non si ripetono quasi mai e le posizioni perse è difficile riconquistarle. I ritorni storicamente sono stati rarissimi.

Conte non si lasci cuocere a fuoco lento. Reagisca, come ha cominciato a fare dicendo che “non abbiamo bisogno di fenomeni”. Non si permetta a Renzi di mettere in atto un potere interdittivo né a Di Maio di andare per conto suo! Enrico Letta, che conosce bene Renzi per esperienza personale, invita Conte e Zingaretti a fare un patto con lui o andare al voto, mettendolo in condizione di assumersi le proprie responsabilità togliendo la fiducia. Infine il PD non può ridursi a forza responsabile spendendosi in una continua   mediazione tra i contendenti. Deve contrapporre le sue idee, le sue proposte, i suoi valori senza accettare una politica di logoramento che lo metterebbe fuori gioco. Il Governo non esiti a porre la fiducia ogni volta che lo ritenga opportuno senza accettare i diktat di Renzi nella elementare consoderazione che avrebbe tutto da perdere andando a elezioni con il suo “Rosatellum”!

di Nino Lanzetta