Cordapazza, quello sguardo rivolto al Sud sulle tracce di Letizia Battaglia

Al Binirica Festival la mostra fotografica a cura di Nicole Maglio con Paola Porciello e Anita Bruno

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“Esiste un Sud del Mondo. Gli Artisti riescono a vederlo assai prima. Sta lì. Davanti ai loro occhi. Per questo lo mostrano, poi, agli altri. Che stanno persi tra i pensieri. Dentro agli schermi annoiati dei telefonini con le pellicole scheggiate. Pino Daniele l’ha cantato in tempi mai sospetti. Napoli o la Sicilia vale uguale, del resto. È proprio un sentimento”. Il critico Francesco Della Calce parte dai versi di Sicily di Pino Daniele “Un posto ci sarà per essere felici, cantare a squarciagola e dirci tutto chello ca vvuo’ tu», ” per descrivere “Cordapazza”, la Mostra a cura di Nicole Maglio al Palazzo Marchesale di Pisciotta, in programma fino al 30 settembre. È partita il 28 Luglio col viatico del “Binirica! – Short Film Festival”. Il riferimento, nel titolo, è al “favorite!” che in Campania, una volta, si usava a tavola quale segno d’accoglienza.

Un Sud che ritorna con forza nelle immagini e nella storia dei luoghi, Della Calce ricorda come “La corda pazza l’ha inventata Pirandello. E fu messa in scena anche da Eduardo De Filippo. «Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa. La seria, la civile, la pazza…». E in questo reportage opera della Curatrice, coadiuvata dalle colleghe Paola Porciello e Anita Bruno, la staffetta con Letizia Battaglia è evidente. Quasi inevitabile. La Maglio, ad esempio, pare una sua allieva diretta. Le bambine delle immagini in bianco e nero rendono un déjà vu che potrebbe quasi scomodare sindromi da Stendhal estive. La Collettiva fotografica si intitola, necessariamente, ‘Sulle tracce di Letiza Battaglia”. «Reportage può significare tante cose, per ognuno cose diverse. Per me significa andare al cuore delle cose, di un luogo, di una città, di un gruppo di persone, cioè scavare con l’immagine. Io lego molto la fotografia al cinema: è come una creazione». Perchè l’Arte diventa retaggio in talune occasioni. Gli scatti delle Fotografe si (con)fondono in un corpo unico. Appesi ai fili. Bucato di un’immaginazione persa nella memoria. Bambini e vecchi. Spiagge e piazze. Aria di Paese. Occhi profondi e lontani. Ricordi che hai visto nelle case di qualcuno. “Binirìca”, allora, diviene un mantra quasi inconsapevole. Dei Sud dimenticati, ma affatto scordati”