Credibilità della buona politica

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I mezzi di comunicazione degli ultimi giorni hanno focalizzato la loro attenzione sugli ennesimi fenomeni di frantumazione della partitocrazia italiana, a partire dal P.D. È un processo diventato, ormai irreversibile, a causa della progressiva perdita di pensiero autenticamente politico dei partiti politici ed in particolare di quelli della sinistra italiana. Il disprezzo e l’odio verso chi la pensa diversamente, anche all’interno dello stesso partito, costituiscono, purtroppo, anche nel confronto televisivo diretto dei vari rappresentanti politici, il pietoso linguaggio prevalente del confronto quasi che la dialettica abbia completamente perduto la vitalità spirituale di crociana memoria. A fronte di questa miserevole realtà è del tutto comprensibile che la insoddisfazione sociale trovi facile approdo nell’attuale populismo, destinatario dell’unico merito di essere usufruttuario occasionale della sommatoria dei demeriti degli altri contendenti che si agitano goffamente nell’agone politico. La miopia di vecchi e nuovi personaggi dello scenario partitico italiano ha raggiunto livelli di accecamento tale da non accorgersi che gli avversari stanno non dentro i partiti di appartenenza ma nel triste e fertile terreno del saprofitismo demagogico nostrano, che affiora come magma letale della democrazia e dei suoi valori costitutivi. L’attuale incapacità di rappresentanza della sinistra italiana in ordine alla domanda sociale di un ceto medio, ormai polverizzato in tanti sottotipi antropologici e culturali, ha reso disponibile spazi politici vuoti facilmente fagocitati dal populismo senza pensiero e senza classe dirigente. Anche nella nostra realtà provinciale si assiste a questo fenomeno. Anche da noi l’odio per i compagni di viaggio – almeno tali erano una volta gli iscritti e i dirigenti allo stesso partito, accomunati da un percorso programmatico da attuare a servizio del bene comune – ha assunto una virulenza tale da scompaginare perfino le pur solide cordate generazionali di qualche tempo fa. Ormai giovani rampanti riscoprono vecchi personaggi in quiescenza politica, quasi che la domanda sociale non afferisca più alle giovani e meno giovani generazioni. La debolezza di pensiero politico positivo sembra prefigurare un Definiti i nomi dei vincitori della prossima edizione del premio Subilimitas, in programma presso il Park L’Incontro di Ariano sabato 11 marzo alle ore 20. Grande l’orgoglio del presidente nazionale Fibes, Peppino Colarusso che sottolinea la volontà di premiare ogni anno professionisti autentici che si siano distinti nei diversi settori". Tra i premiati Antonio Vetrone, dirigente Pol. Strada di Benevento, Gaetano Bernardi, Medico, i giornalisti Pino Aprile e Pino Scaccia, Gianfranco Coppola e Antonio Caggiano, Giovanni Fuccio, Gennaro Sangiuliano, Michele Pilla, a Vincenzo D’Onofrio – Procuratore Tribunale di Avellino, Nicola De Blasi, docente universitario, Gaetano Telesio, direttore generale Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, Gerardo Carmine Gargiulo, Cantautore, Giambattista Assanti, Regista, Marco Di Donato, Scrittore, Maria Felicia Salerno Dirigente Commissariato PS Ariano Irpino Avellino, Filomena Scippa, cantante, Francesco Tommaso, Dirigente ASL Avellino, Giuseppe Cindolo Ordinario Università Urbino, i questori Luigi Botte E Giuseppe Bellassai, Salvatore Masticone, Artista, Franco Di Cecilia, Dirigente Scolastico, Filippo Zerbi e Nicolò D’Amico, alla guida dell’Istituto Astrofisica di Roma, Vincenzo Amodeo, Questura di Avellino. mondo locale e globale irrazionale e privo di senso il cui cupo orizzonte si addensa anche all’interno della nostra piccola comunità locale. Se vogliamo che, dopo un secolo di costrizione e di barbarie umane, venga promosso un secolo di dialogo e di persuasione, dobbiamo imboccare la strada del confronto costruttivo, con un linguaggio comprensibile e comune circa il futuro dell’uomo e la legge morale universale iscritta nel cuore dell’uomo, capace di dare risposte immediate ad una domanda sociale che va canalizzata in diritti, ma anche in doveri, a partire dai nostri più elementari comportamenti nelle famiglie, nel mondo delle nostre quotidiane relazioni, nella scuola, nella dimensione ecclesiale e nella politica percepita come servizio e non come potere. Nella mia modesta esperienza esistenziale, intensamente vissuta sulla frontiera del civile e del sociale – dagli Organi Collegiali al Terzo Settore e all’impegno socioecclesiale – ho sempre avuto compagni di viaggio portatori anche di collocazione ideologiche diverse dalle mie, ma sempre e comunque protesi al raggiungimento di finalità umane e sociali non irritate da gabbie dogmatiche e confessionali, sorretti dal comune convincimento che esistono principi etici universali comuni, da promuovere sempre, come la pace, la vita, il lavoro, il rispetto dell’altro, il bene comune. Credo che questa strada sia quella da indicare alle nuove generazioni per uscire dall’attuale e deleterio disorientamento e per recuperare un minimo di credibilità alla buona politica.
edito dal Quotidiano del Sud