De Luca: non accetteremo nessuna riduzione di classi e scuole. Pronti a contrastare la riforma del governo

Secondo i dati presentati dalla Fortini 120 gli istituti a rischio in Campania, 18 in provincia di Avellino

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No a tagli su scuola e sanità. Lo ribadisce con forza il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca a margine del confronto con sindaci e dirigenti scolastici. “Sul mondo della scuola, come sulla sanità, dobbiamo fare i conti con un tentativo di tagliare risorse e personale alle regioni del Sud. Il tentativo di riforma proposto dal governo Meloni significa per il Sud tagliare classi, tagliare docenti e personale non docente. Non solo non intendiamo accettare alcuna riduzione di classi, scuole, personale, ma che bisogna dare ancora più risorse per le scuole del Sud per contrastare la dispersione scolastica e per fare in modo che le nuove generazioni possano essere educate perché se crolla anche la scuola sarà difficile avere rapporti con nuove generazioni. Non si parla più in Italia di scuola pubblica e sanità pubblica, questi del Governo hanno in testa altri modelli privati. La scuola pubblica è essenziale per garantire il livello di civiltà e unità nazionale. Combatteremo fino alla fine contro questa ipotesi di modifica proposta dal ministro Valditara“.

E’ l’assessora regionale alla Scuola Lucia Fortini a presentare i dati, la riforma causerebbe la riduzione di 120 istituti in totale in tutta la Campania che passerebbe dagli attuali 959 a 839. Nel dettaglio: -18 per la provincia di Avellino, -16 per Benevento, -9 per Caserta, -36 per Napoli e -41 per Salerno.

De Luca mette in guarda da un programma scolastico orientato dalla Lega Nord, “avremmo un controrisorgimento e questo non va bene. La scuola pubblica è essenziale anche da questo punto di vista, garantisce la difesa dell’unità nazionale e del sentimento di patria. Lo vorrei dire agli amici di Fratelli d’Italia che parlano della nazione ogni 20 secondi, anche a sproposito, quando si parla di territori è meglio parlare del Paese non della nazione. Questo è un modo per difendere un sentimento nazionale. La scuola pubblica non va sopportata, ma valorizzata perché abbiamo i docenti in Italia che sono i peggio pagati d’Europa e a volte aggrediti dai familiari degli alunni, dagli stessi alunni: quello che avviene nella scuola pubblica è inimmaginabile in un paese come il Giappone, la Germania o la Francia. Docenti che vengono lasciati a volte allo sbando: allora preoccupiamoci di questo, di valorizzare i docenti e mantenere le risorse, anzi potenziarle“.

Il governatore, nel corso del suo intervento, ha anche ironizzato: “Sulla riforma della scuola comincio a essere ottimista pensando a quello che faceva il governo Renzi, l’algoritmo. A Roma un imbecille inventò un algoritmo: prendevano insegnanti da Napoli, di 50 anni con tre figli, e li mandavano a Bolzano. Ma si può essere così imbecilli?“.