Diamanti, Adinolfi e Ricci chiudono il Borgo dei filosofi tra democrazia ristretta e personalizzazione della politica

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E’ una riflessione sul futuro della democrazia quella consegnata dall’ultima giornata del Borgo dei Filosofi, la rassegna promosso dall’amministrazione comunale con la direzione scientifica del professore Angelo Antonio Di Gregorio. Una democrazia costretta a superare non poche criticità per poter garantire diritti e libertà. Il professore Paolo Ricci ricorda i filosofi Masullo e Saverio Festa, a cui è dedicata l’edizione di quest’anno “Saverio Festa era capace di tenere insieme la complessità del mondo e la quotidianità di Avellino. La cura dell’altro era, invece, al centro della filosofia di Masullo. Li ricordo con affetto”. Quindi si sofferma sull’universo in cui viviamo “Dobbiamo fare i conti con una democrazia ristretta, che non ci fa respirare abbastanza e con una impresa disuminazzata, cresciita nella dimensione fisica o tecnologica, che ha perso di vista la persona, con uno Stato che fa fatica ad affermare i valori costutuzionali. Una trasformazione che si spiega con la crescita delle nuove tecnologie e il fenomeno della globalizzazione economica e con l’ingresso del 2001 della Cina nell’organizzazione mondiale del commercio che ha finito con alterare equilibri internazionali”.

Ricci – a dialogare con loro il giovane Marco Basile, studente del liceo Mancini, vincitore lo scorso anno delle Olimpiadi di filosofia – sottolinea come “La conseguenza di questa democrazia ristretta è l’affermarsi di una prospettiva riformista, fatta coincidere spesso con l’idea di progresso. Una prospettiva a cui si affianca l’economizzazione della politica, diventata strumento al servizio dell’economia, facendosi carico di problemi economici più che costituzionali. E’ evidente che ci troviamo di fronte a un disorientamento valoriale che rischia di condurre a tentativi di modifica costituzionale. Ci troviamo di fronte a una democrazia tagliata in due, in cui è venuto meno l’equilibrio tra assunzione di responsabilità e capacità di dare risposta. Sempre più ristretto appare, dunque, anche il rapporto tra cittadinanza e politica con il pensiero che sottosta al calcolo economico. Il pericolo è quello che questo processo conduca ad una crescita delle disuguaglianze, fino ad arrivare a un punto di rottura”

A spiegare come “La democrazia non se la passa bene” è il filosofo Massimo Adinolfi. “Dobbiamo essere contenti di vivere in un contesto democratico con istituzioni che garantiscono libertà fondamentali ma è chiaro che i problemi ci sono. Sono legati alla disaffezione e mancanza di partecipazione, di qui l’importanza di rassegne come queste per risvegliare l’interesse per la politica. Inoltre, il quadro dei poteri interni e internazionale rende fragile la concezione dello stato nazionale ottocentesco”. Non ha dubbi Adinolfi “l’unico modo di curare la democrazia è sperimentarla, viverla, ecco perchè il requisito fondamentale è l’educazione democratica, per usare le parole di Dewey”. Chiarisce come “La democrazia non può essere fatta solo di regole e procedura, di puro formalismo ma deve alimentarsi anche dell’energia popolare, quella che viene dal popolo, quella che cogliamo nell’osservare, ad esempio, la gente in piazza durante la festa del Napoli. La sfida è trovare un equilibrio tra momento democratico e liberale, tra compattezza del potere, necessità di stabilire limiti ed esigenza di garantire la partecipazione. Il rischio del populismo è connaturato ad ogni forma di democrazia come quello della democratura, con il rischio di perdere di vista il tessuto dei valori e dei diritti. Ecco perchè è fondamentale costituire istituti democratici che consentano di canalizzare il tumulto e una pluralità di voci. La democrazia ha una sua natura problematica, che le chiede di riscrivere continuamente le regole, di essere creativa perchè non c’è comunità che non faccia torto a qualcuno, che non riduca al silenzio qualcuno. E talvolta questo qualcuno no ha scelta che prendere la parola rompendo le regole”

E’, infine, il sociologo Ilvo Diamanti ad analizzare – a dialogare con lui Giovanni, studente del liceo Imbriani – il concetto di personalizzazione della politica  “assistiamo a una naturale trasformazione delle democrazie, che si presidenzializzano non per una deriva autoritaria ma perchè le democrazie si formano sul consenso e il consenso si costruisce attraverso i media. I media valorizzano ed enfatizzano il ruolo della persona, lo dimostrano i partiti che conosciamo, sempre più personalizzati, associati ad una persona, da Berlusconi, primo esempio di politico imprenditore allo stesso Pd con personaggi come Renzi. Ad emergere è l’idea di marketing politico con l’affermarsi di una logica di mercato e gli elettori ridotti a consumatori. Il passo successivo a cui assistiamo oggi è che la personalizzazione si è trasferita alle istiutuzioni, con le persone che contano più dei partiti, penso all’alto gradimento di cui godono il presidente della Repubblica Mattarella o alla presidente del Consiglio Meloni. E’ chiaro che la paura generata dal virus ha accresciuto la fiducia nella persona e la crescente domanda di sicurezza hanno fatto sì che si affermasse la democrazia del capo”.

Non ha dubbi Diamanti che ricorda come “Non esista un’unica forma di democrazia” e ribadisce che “Per fortuna abbiamo una Costituzione che ci dota di strumenti di contraollo e legittimazione, non dobbiamo rinunciare a questo. Il rischio è che le elezioni diventino solo un rito, che le mediazioni tra cittadini e governo possano essere risolte attraverso  il digitale, prefigurando quella che ho definito ‘democrazia immediata’ perchè senza mediatori e mediazione, in cui tutti possono entrare. E’ un meccanismo che può sembrare democratico, perchè riporduce il mito di Rosseau, ma è chiaro che non è così. C’è bisogno di mediatori e mediazione, altrimenti non è vero che siamo più liberi ma siamo in mano a chi ha più capacità di usare i mezzi di comunicazione con strumenti che non sono necssariamente democratici. Penso al fatto che oggi ha successo chi urla. Mentre sarebbe auspicabile una personalizzazione fondata su serietà, autorevolezza e rispetto degli altri come nel caso del presidente Mattarella”

A introdurre l’incontro l’esibizione degli studenti dell’indirizzo musicale della Perna Alighieri, accompagnati dai docenti e dalla dirigente Amalia Carbone “A prendere forma con la partecipazione dei nostri studenti una sinergia che può essere portarice di grandi opportunità per quel territorio, di cui gli alunni saranno parte integrante. E’ un grande onore per noi aprire i lavori con i nostri studenti dell’indirizzo musicale. Violoncelli e violini sono stati protagonisti di intermezzi nel corso della mattinata, con l’obiettivo rendere la formazione in ambito musicale, spendibile e integrata nei contesti culturali del territorio. Ecco perchè ho accolto con gioia l’invito di partecipare, ci sono semi culturali ed etici che vanno disseminati quando il terreno è pronto, non avranno il senso in questa fasacia d’età di parole come democrazia ma  rimarrà nelle loro menti un’eco che permetterà ai grandi concetti di germogliare in un tempo successivo”