Don Enzo Spagnuolo: 50 anni di sacerdozio (1970-2020)

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di Monia Gaita

 

Si è tenuta ieri, domenica 28 giugno alle ore 9:00 nella Chiesa della Santissima Trinità dei Poveri ad Avellino, la celebrazione per il 50° anniversario di sacerdozio di Don Enzo Spagnuolo, cancelliere della diocesi cittadina. Ad officiare la messa, il Vescovo, Mons. Arturo Aiello che ha auspicato, sull’esempio di Don Enzo, un richiamo vocazionale anche per i più giovani. Don Enzo Spagnuolo, originario di Montefredane, iniziò il percorso nel 1970, studiando prima a Benevento, poi teologia a Posillipo dai padri gesuiti, e infine, conseguendo la laurea civile in filosofia, disciplina che ha insegnato proficuamente per anni negli istituti superiori. Lo abbiamo ascoltato per capire qualcosa di più sul suo fervente itinerario clericale.

 

Don Enzo, 50 anni di missione pastorale sono tanti…

Sì, ho cominciato proprio nella Parrocchia della Santissima Trinità dei Poveri in via Luigi Amabile. È stata quella la sede fino al terremoto del 1980. Dopo quella data ci siamo spostati più al centro, ed è sorta, attigua all’edificio, anche la Caritas per promuovere il sostegno ai bisognosi. Ho cercato di favorire sempre il contatto con le persone nello spirito e nei valori del Vangelo. La costruzione di una comunità s’impernia sulla costruzione di un humus aggregativo nell’alveo del quale proviamo a dare risposta alle richieste d’aiuto e vicinanza.

 

In che modo sono cambiati i fedeli?

Il 1980 segna indubbiamente un essenziale discrìmine tra un prima fatto di coesione e certezze, e un dopo ipotecato da vincoli dispersivi e instabili. Prima del terremoto le comunità erano più legate e vivevano la religione con maggiore intensità. Dopo abbiamo assistito a una progressiva frantumazione dei nuclei familiari, dei rapporti di vicinato. Le comunità si sono, in parte, sgretolate. Il nostro compito si è tradotto in una salda e costante pratica pastorale, di catechesi, accoglienza, eucarestia, servizi liturgici e sacramentali.

 

Quale messaggio vorreste indirizzare ai giovani?

Il mio invito, sulla scia delle parole del Vescovo, Mons. Arturo Aiello, è che i giovani possano riscoprire la bellezza della fede e abbracciare il sacerdozio con gioiosa convinzione.