Due donne (così diverse) per l’Europa

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Nel panteon della storia europea, così povera di figure eminenti dopo l’estinzione della generazione dei Padri fondatori (la crisi europea è anche crisi di leadership), spiccano per carattere e per visione politica due figure femminili, in parte simili ma in parte diversissime fra di loro. Sono Margaret Thatcher, Premier del Regno Unito dal 1979 al 1990 per tre mandati consecutivi, e Angela Merkel, Cancelliera tedesca dal 2005, il cui terzo mandato finirà l’anno prossimo. Simili perché sono due donne giunte al governo dei rispettivi paesi dopo una ininterrotta tradizione di maschi al potere, entrambe appartenenti alla famiglia politica conservatrice; entrambe infine capaci di dare la propria impronta ad un’epoca: ormai conclusa quella della “Lady di ferro”, ancora in corso quella della “Cancelliera d’acciaio”. Ma le somiglianze finiscono qui, perché la Thatcher e la Merkel hanno interpretato in modo difforme –agli antipodi – il loro stesso essere paladine riconosciute della conservazione e del moderatismo, guidando la politica dei loro esecutivi, nelle relazioni sociali, verso l’Europa e in rapporto alle crisi internazionali, in direzioni del tutto opposte. Margaret Thatcher è rimasta famosa per la sua politica sociale aggressiva, il vittorioso braccio di ferro ingaggiato con i sindacati dei minatori, l’isolamento all’interno della allora Comunità Europea, una politica estera improntata alla nostalgia dell’Impero, che la portò a scatenare l’ultima guerra coloniale europea, quella contro l’Argentina per la rivendicazione della sovranità sulle isole Falkland-Malvinas, paradigma di tutte le successive avventure militari dell’Occidente: un’eredità di cui ancora stentiamo a liberarci. E’ facile dimostrare che di molte delle sue battaglie, allora vittoriose, la Thatcher non riuscì a godere i frutti. La sonora sconfitta e il forte ridimensionamento del potere delle Trade Unions consentirono a Tony Blair di impostare una politica economica espansiva e di successo; il gretto mercanteggiamento con l’Europa è servito solo ad alimentare l’anacronistico isolazionismo britannico, di cui ora è Cameron a fare le spese, comunque andrà a finire i referendum di giugno; del militarismo britannico abbiamo già detto. Resta il fatto che, pur avendo segnato un’epoca, la “Lady di ferro” non è mai stata una leader globale: ebbe un rapporto speciale di Ronald Reagan di cui condivise la politica di deterrenza verso l’Urss, influenzò Bush senior, inizialmente incerto se lanciarsi nell’avventura della guerra del Golfo; fu la prima in Europa a capire che il tentativo riformista di Gorbaciov andava assecondato; ma ormai era giunta al declino e non riuscì ad elaborare una politica costruttiva verso l’Urss, tanto che fu proprio di ritorno da un vertice londinese per lui fallimentare che Gorbaciov restò vittima del colpo di stato comunista (la Thatcher si era già dimessa). Del tutto diverso l’approccio di Angela Merkel ai problemi del suo e del nostro tempo. Ha governato sempre in coalizione (una volta con i liberali, due con i socialdemocratici); ha proseguito, per quanto le è stato possibile, la politica di concertazione con i sindacati ottenendo per il suo paese performance economiche ineguagliate; ha dato la sua inconfondibile impronta all’Europa guidandola nella fase più difficile della sua storia, alternando la ricetta dell’austerità e quella dell’espansione; ha mostrato coraggio nell’affrontare la crisi delle migrazioni. Si è guadagnata il rispetto di Barack Obama, e forse vedrà i frutti della sua tenacia e lungimiranza raccogliendo l’eredità di Ban Ki-moon alle Nazioni Unite. Recentemente, pur colpita da un risultato elettorale negativo in tre regioni, ha dichiarato con fermezza che la politica di apertura del governo federale verso i profughi e i migranti non cambia, perché l’unica risposta positiva al voto di protesta è il rafforzamento della sicurezza, non la chiusura della fortezza europea. E anche dopo il sanguinoso attacco al cuore delle istituzioni europee non ha dato segni di cedimento: “Solidarietà con le vittime, fermezza contro i terroristi”, ha fatto dire al suo portavoce, e ancora: “I ripugnanti attentati di Bruxelles ci spingono a restare uniti”. La parabola politica di Angela Merkel non si è ancora conclusa, e non sappiamo se la “Cancelliera d’acciaio” riuscirà ad affrontare le sfide che l’attendono con la saggezza e la decisione che finora le hanno permesso di superare ogni ostacolo; certo è che come Margaret Thatcher, e forse più di Margaret Thatcher, il suo posto nella storia se l’è già guadagnato.
edito dal Quotidiano del Sud