Elezioni, copione già scritto? 

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Si combattono gli ultimi giorni della guerra senza esclusione di colpi tra parlamentari uscenti per essere ricandidati, new entry per riuscire a trovare un qualunque posto in lista e esponenti di terza fila che vivono il loro quarto d’ora di gloria nel vedere il loro nome nelle improbabili liste dei candidati. E si affilano le armi in vista della campagna elettorale vera e propria, che sarà aspra e densa di cattiveria. Tuttavia, nonostante le sue tante incognite, l’intera vicenda non sfugge all’impressione che il copione sia per buona parte già scritto.

I sondaggi infatti, al di là di limitate oscillazioni, continuano a dare quasi ossessivamente i medesimi risultati di qualche settimana fa, confermando sostanzialmente la divisione tripolare dell’elettorato. Permangono tuttavia alte la percentuale di indecisi e quella di chi ancora vede malvolentieri l’ipotesi di andare a votare. Con un andamento di questo tipo, e a meno di imprevedibili e clamorosi colpi di scena allo stato difficilmente ipotizzabili, si può ragionevolmente escludere che uno dei tre poli possa conquistare quella “quota 40% che gli permetterebbe di avere la maggioranza assoluta dei deputati. Solo il centrodestra vi si avvicina, ma mancano diversi punti che a questi punto sarà difficile rimontare, mentre gli altri due sono lontanissimi dalla fatidica soglia. Non restano, quindi – qualunque cosa dicano i leaders dei diversi partiti – che le ipotesi di coalizioni. Allo stato, appare difficilmente ipotizzabile qualunque schema di una maggioranza fondata sulla possibile alleanza di due dei predetti poli contro il terzo. Per i cinquestelle – che non a caso parlano di intese programmatiche con chi ci sta – sarebbe impossibile allearsi con il Pd o FI. Lega e FdI sarebbero indisponibili a un eventuale “inciucione” tra Pd e FI (che quindi non avrebbe i numeri). Benché questa ipotesi sia sullo sfondo del Rosatellum, che riserva ai due maggiori partiti delle coalizioni vari vantaggi nascosti tra le pieghe della legge, lo scenario politico complessivo appare molto cambiato rispetto all’ epoca della sua approvazione. Renzi e Berlusconi oggi evitano di beccarsi e concentrano i loro attacchi sul comune nemico M5S, tuttavia per l’ex cavaliere sarebbe comunque difficile, e anche non conveniente, fare scelte in contrasto con i suoi alleati elettorali. Ed avere a che fare, da solo, con le scorribande renziane. Due galli in un pollaio… Resterebbe solo l’ipotesi di una intesa M5S – Lega (FdI?) solo teorica per varie ragioni: numeri risicati, contiguità tra analoghe fasce elettorali che restringerebbero complessivamente l’appeal dei partiti coalizzati, aprendo praterie alle forze moderate, difficoltà di superamento delle posizioni politiche assunte in sede elettorale.

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La probabile mancanza di una soluzione politica forte e univoca accresce il ruolo dell’iniziativa e delle scelte del Presidente della Repubblica. E Mattarella ha già fatto sapere, in via riservata, che non darà mandati esplorativi al buio, ma solo incarichi a chi dimostrerà di poter effettivamente mettere insieme una maggioranza chiara e non pasticciata. Un avvertimento non casuale. Anzi, di più. Una precisa indicazione di percorso. Per porre fine ai troppi passaggi inusuali e discutibili della attuale legislatura. E per dare, all’inizio della prossima, un segnale di stabilità politica anche nei confronti dell’Europa nel periodo in cui potrebbero cessare gl acquisti di titoli deteriorati da parte della Bce. D’altra parte, la prima condizione sussurrata nei conciliaboli politici riservatissimi è stata realizzata: l’assenza di incidenti parlamentari pregiudizievoli per la prospettiva di un reincarico a Gentiloni. E ciò anche grazie alla cura con cui il Capo dello Stato ha seguito la parte finale del cammino del governo. L’altra condizione, una personale affermazione del premier, o almeno una non-bocciatura dalle urne. Ma questo dipenderà dagli elettori!

di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud