Giornata Nazionale del fiocchetto lilla, negli ultimi anni disturbi alimentari triplicati. Perinetti: un dolore senza fine non poter aiutare i propri figli

Toccante la testimonianza del direttore dell'area tecnica dell'Avellino: Emanuela era la vita

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Un fenomeno, quello dei disturbi alimentari, in netta crescita, se è vero che all’indomani del Covid i numeri sono triplicati. Sono i dati emersi dal confronto promossa dall’ AIDAP (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso). in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla con l’obiettivo di sensibilizzare e informare sul tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).

L’iniziativa, alla sua dodicesima edizione, èstata promossa per la prima volta nel 2012, dall’Associazione Mi Nutro di Vita e creata per iniziativa di un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia, Giulia di soli 17 anni, a causa della bulimia, malattia di cui soffriva da molto tempo. “Dopo diversi anni di negazione della malattia aveva trovato il suo momento di consapevolezza accettando di farsi aiutare”, scrisse lo stesso Tavilla in una lettera al Parlamento italiano, “da quel momento tutto quello che siamo riusciti a ottenere è stato quello di essere messi in lista d’attesa presso una delle poche strutture convenzionate a oggi esistenti in Italia, e in quella condizione la morte l’ha raggiunta”. Ricorre proprio il 15 marzo il giorno della scomparsa della giovane donna.

In Campania sono circa 600 i casi censiti ogni anno. E’ stato Vincenzo Alaia, presidente della V Commissione Sanità della Regione Campania – a sottolineare come “Qualche giorno fa abbiamo presentato una proposta di legge per rafforzare le risorse destinare a questa malattia. In questo modo potremo aprire nuovi centri, coinvolgendo anche le scuole, così da garantore una formazione continua a chi opera nel settore. Molti di quelli già esistenti sono legati a risorse non strutturali mentre c’è bisogni di interventi che durino nel tempo”

Domenico Dragone, Direttore del Dipartimento salute mentale dell’ASL di Avellino, ha ricordato come  “negli ultimi tre anni le persone affette da DAN sono triplicate e i casi sono molti di più rispetto a quelli registrati e segnalati”. Di qui la necessità di una maggiore sensibilizzazione, collaborando con medici famiglia e insegnanti e favorendo l’identificazione precoce delle patologie”. Lo psichiatra Pietro Bianco ha sottolineato come “Il principio di autonconservazione fa sì che la persona si chiuda sin sè stessa nel momento in cui perde il suo equilibrio”

La dottoressa Maria Concetta Conte, direttore sanitario dell’Asl di Avellino ha sottolineato come si sia abbassata l’età media delle persone colpite, anche a causa delle forti ripercussioni del Covid “Ecco perchè c’è bisogno di un’azione condivisa. I giovani sono oggi molto più fragili”.

Di forte commozione l’intervento di Giorgio Perinetti, direttore dell’area tecnica dell’Avellino Calcio, che ha ricordato come “Emanuela era la vita. Scoprirla affetta da una malattia è stata uno shock. Emanuela soffriva di un male subdolo che non l’ha più lasciato. Non aveva problemi economici o sentimentali o professionali. Era una donna realizzata ma la malattia non le ha dato scampo. Purtroppo i genitori sono spesso lasciati soli e soffrono a causa dell’incapacità di aiutare i propri figli. Emanuela continuava a negare la realtà, ripeteva che stava dimagrendo per una piccola forma tumorale che stava combattendo con una radioterapia. Solo parlando con la psicologa, il personal trainer, la nutrizionista, ho scoperto le sue bugie mentre la sua condizione si aggravava sempre di più. Quando al San Raffaele le è stato detto che avrebbe dovuto ricoverarsi subito perché il suo stato era troppo precario lei ha rifiutato. Abbiamo utilizzato tutti i mezzi per costringerla a ricoverarsi. Anche in ospedale continuava a ripetere di stare bene. Purtroppo era troppo tardi. Solo nel momento in cui ha compreso che non aveva più le forze per andare avanti voleva attaccarsi alla vita. Ma non era più possibile aiutarla. Ecco perchè è fondamentale sostenere questi ragazzi e non lasciare soli i genitori, offrendo loro indicazioni preziose su come affrontare queste patologie”