I miei sette padri, Adelmo Cervi racconta la storia di sacrificio e libertà della sua famiglia agli studenti del Parzanese di Ariano e a Castel Baronia

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Si è confrontato questa mattina con gli studenti del liceo Parzanese, guidato dalla dirigente Silvana Rita Solimine, Adelmo Cervi. Figlio di Verina Castagnetti e Aldo, terzogenito dei sette fratelli fucilati per rappresaglia dai fascisti al poligono di tiro di Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943, ha raccontato la storia della sua famiglia, di sacrificio e libertà, che ha voluto ripercorrere nel volume “I miei sette padri”. Questo pomeriggio si confronterà con il pubblico al Palazzo degli Uffici di Ariano. Domani pomeriggio sarà ospite presso la sala consiliare del Municipio di Castel Baronia. Interverranno Giovanni Capobianco, presidente provinciale Anpi Avellino, Erika Picariello, Cgil Avellino, il sindaco Felice Martone. Coordina la giornalista Floriana Mastandrea.

A rivivere la storia dei sette fratelli che all’alba della guerra partigiana, nel 1943, pagarono con la vita il tentativo di portare avanti la lotta di Resistenza in Emilia. Adelmo Cervi è il figlio di Aldo, uno dei fratelli. Ottant’anni anagrafici, nei suoi occhi ci sono coraggio e amarezza per una società in cui non si riconosce. Per ribadire che “l’antifascismo è un sentimento. Ma non servono celebrazioni, commemorazioni di morti. Serve far vivere l’insegnamento. Questa non è LA STORIA. Questa è una storia. Dove prendo quello che mi hanno raccontato, ci attacco quello che non mi hanno raccontato e lo condisco con quello che ho scoperto e imparato leggendo libri e parlando con altri – parenti, amici, studiosi. Non è la mia storia. È la storia di un uomo che non c’è più. Ma è anche la storia dei suoi fratelli e di tanti altri che hanno pagato con la vita la loro scelta di libertà”. Una riflessione su giustizia e libertà che ha infiammato gli studenti. A prendere parte al confronto, insieme ai docenti, anche il presidente provinciale Anpi Giovanni Capobianco un forte appello in difesa della Costituzione e la giornalista Floriana Mastandrea

Adelmo aveva appena compiuto quattro mesi quando perse il padre. Suo nonno Alcide, pubblico’ nel 1955 “I miei sette figli”, a cura di Renato Nicolai, un classico della Resistenza stampato in centinaia di migliaia di copie e tradotto in moltissime lingue.

Prima di essere trucidati, Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, contadini di Campegine, in provincia d Reggio Emilia, avevano rifiutato sdegnosamente l’offerta di salvarsi purché indossassero la divisa dei repubblichini fascisti.

Di estrazione cattolica e fortemente antifascisti formarono, insieme al padre Alcide la cosiddetta “Banda Cervi”, che compì azioni di guerriglia contro i fascisti e contro i tedeschi.

Catturati, dopo che il loro casale fu circondato da un gran numero di squadracce fasciste, furono imprigionati a Reggio Emilia e, il mattino del 28 dicembre 1943 tutti fucilati al poligono di tiro della città dai fascisti, insieme ad un compagno di prigionia.

Il libro e’ la narrazione di una storia familiare e della ricerca più intima dell’identità di un padre che non ha mai conosciuto e tuttavia sente sempre presente.

Ma è anche l’affresco di una civiltà contadina ormai scomparsa costellata di ingiustizie e di miseria, di solidarietà e di voglia di riscatto e in esso sono descritte le lotte politiche, gli ideali trasmessi di padre in figlio e il desiderio di giustizia sociale.

Gli incontri sono stati promossi in collaborazione con Anpi, il Vizio di leggere, Auser e la Via Maestra