Il 12 ottobre del ’63 si spegneva lo scrittore Giuseppe Marotta

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Si spegneva il 12 ottobre del ’63 Giuseppe Marotta. A lui è dedicata la seconda edizione (la
prima è del 2013) del libro di Mephite “La memoria ricorrente”, a cura di Paolo Speranza, impreziosita da documenti sul rapporto tra l’autore di “L’oro di Napoli e la terra d’origine: dal legame con Montevergine, Mercogliano e Summonte” agli esordi letterari sulla rivista “L’Alba” di Montella, con immagini rare.

Un legame forte, quello con l’Irpinia, di dove era originaria la sua famiglia e dove trascorse la sua infanzia. A 31 anni era già direttore di “Cinema Illustrazione”, la rivista di settore più elegante e diffusa negli anni Trenta, poi redattore del settimanale “Film” (firmando la rubrica di posta con i lettori, «Strettamente confidenziale», con lo pseudonimo «l’Innominato»), vicedirettore di “Bis” nell’immediato dopoguerra, coronando la sua carriera di critico cinematografico con la rubrica su “L’Europeo”. I suoi articoli sul cinema sono raccolta in tre volumi di grande successo: Questo buffo cinema (1956), Marotta ciak (Premio Viareggio 1958) e Facce dispari (1963).

Contemporaneamente si affermò come autore di soggetti e sceneggiature. Fra i primi il suo film d’esordio, Soltanto un bacio  (1942), di Giorgio Simonelli, e Un ladro in paradiso (1951), di Domenico Paolella, trasposizione cinematografica della commedia di Eduardo De Filippo De Pretore Vincenzo. Con Eduardo regista collaborò nel ’55, insieme a Mario Soldati, alla sceneggiatura di Questi fantasmi. In precedenza aveva lavorato per altri grandi registi: in Carosello napoletano (1953) di Ettore Giannini e l’anno successivo in Tempi nostri di Alessandro Blasetti.

Partecipò inoltre alla sceneggiatura di Quarta pagina  (1943), di Nicola Manzari, Amor non ho! Però… però...(1951), di Giorgio Bianchi, Cento anni d’amore (1954), di Lionello De Felice, fino a  Mondo Nudo  (1964) di Francesco De Feo. La sublimazione creativa delle sue passioni, la letteratura e il cinema, si materializzò nel 1954 sceneggiando insieme al regista Vittorio De Sica e a Cesare Zavattini, suo amico di lunga data, la versione cinematografica del suo best seller L’Oro di Napoli.