Il caso Salis: Meloni, Orban e l’Europa

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Di Nino Lanzetta

Le scene di Ilaria Salis, portata in tribunale, a Budapest, in catene e a guinzaglio come una bestia, hanno fatto il giro del mondo, e suscitato riprovazione e vergogna per la crudeltà, inutile e ributtante e contro ogni elementare diritto in un Paese che, indegnamente fa parte dell’Europa anche se sotto osservazioni per metodi antidemocratici e illiberali. Anzi si fa fatica a credere che sia stato potuto accogliere e non ancora espulso.

L’ambasciata italiana a Budapest ha fatto il possibile per alleviare una detenzione inumana, degradante e umiliante per ogni assenza per il più elementare diritto di una persona. Non così si può dire del Governo presieduto dalla Meloni. La Salis è accusata, insieme ad altre persone, di aver picchiato due ultrà di destra durante una manifestazione, causando loro ferite guaribili in 4 giorni. Per questo reato è considerata una terrorista e passibile di una pena di venti anni. In Italia, paese ancora civile -malgrado tutto- questo reato è punibile solo a querela di parte (che nel caso della Salis non c’è stato) e con una pene di qualche mese senza fare un solo giorno di carcere preventivo. La Salis, invece, è detenuta – in attesa di giudizio- già da un anno ed impedita, per i primi sette mesi, di vedere i familiari e senza che le dessero un asciugamano, la carta igienica e gli assorbenti.

Il Governo della Meloni non ha fatto nulla per dieci mesi e solo dopo che la riprovazione ha destato la critica severa di tutto il mondo, ha cercato di metterci una pezza. Ha chiamato e poi incontrato Orban, l’autocrate capo dell’Ungheria che, da vecchia data, è suo amico e alleato per la politica europea, senza risultati apparenti perché –a sua detta- la magistratura ungherese è autonoma e il Premier può far poco. Lei personalmente non ha battuto ciglio. I ministri Taiani (esteri) e Nordio (giustizia) hanno ricevuto il padre della Salis e un suo avvocato, dicendosi rammaricati di non poter interferire nella giustizia di un paese straniero e non hanno voluto rilasciare un documento di garanzia del governo per gli arresti domiciliari in Italia o nell’ambasciata italiana a Budapest, previsti anche da accordi europei anche se la giurisprudenza non è concorde. Siamo stati lasciati soli l’amaro commento del padre di Ilaria! Gli altri   hanno fatto orecchi da mercante smarcandosi completamente. Il caso Salis è approdato anche a Strasburgo e la Commissione europea si è dichiarata disponibile a discuterne. Dalla Meloni nessun commento e nessun giudizio verso modi barbari e ributtanti usati contro una nostra connazionale.  Ha preferito Orban. e le vie diplomatiche di routine. Il ministro Lollobrigida, il cognato d’Italia, si è rifiutato di commentare le scene con le catene, scusandosi di non averle viste. Credo che si stato l’unico in Italia a non aver visto! Salvini non ha smesso di fare il Salvini, alternando giudizi trancianti a bugie come quella che la Salis avrebbe assaltato un gazebo della Lega episodio, per il quale è stata assolta. Altri della Lega non sono stati da meno.

Di fronte ad un’opinione mondiale e ad una condanna unanime la Meloni non potrà sottrarsi al giudizio, pesantemente negativo sulla dittatura illiberale di Orban e dovrà trovare una soluzione che, senza urtare la suscettibilità del suo alleato/amico, offra un accettabile compromesso con un processo veloce e i domiciliari in Italia. In conclusione una cosa è certa: anche la Salis, come del resto l’Italia, è sacrificata agli interessi di un partito e della sua sete di potere.