Il dramma del Pd

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Stanno per iniziare le consultazioni del Capo dello Stato. E il Pd è attraversato da divisioni più profonde di quelle visibili in superficie. Le parole caute nascondono male l’insoddisfazione e l’irritazione crescenti di esponenti di peso della ex maggioranza (Franceschini) e della minoranza (Orlando, Emiliano), e la delusione dei padri nobili (Veltroni) per la linea dell’opposizione tout-court imposta da Renzi. Aggravate dalla incertezza della situazione del partito. Precipitato nei consensi. Impoverito negli ideali. Incerto sulla futura leadership

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Con la reggenza Martina, il Pd sembra essersi più o meno forzatamente incamminato lungo un percorso almeno in parte diverso rispetto al recente passato renziano, che ha prodotto una serie impressionante di sconftte. Dalle cause mai analizzate nè digerite. Sintetizzate, però, nel durissimo intervento del Presidente emerito Napolitano dinanzi al Senato, che ha condannato “l’auto-esaltazione dei risultati ottenuti” e sottolineato “disuguaglianze, ingiustizie, impoverimenti e arretramenti nella condizione di vasti ceti” fortemente trascurati. Renzi, dopo il naufragio dell’incauto tentativo  di resistenza con le dimissioni post-datate, appare volersi avvalere dei capigruppo eletti – il renziano doc Marcucci al Senato e l’alleato Del Rio alla Camera – per consolidare la scelta dell’opposizione. Essa rischia, però, di logorare il tessuto del partito, anzichè consolidarlo. Tanto più se, come si sussurra, dietro la linea dell’opposizione dura, vi fosse  il disegno renziano favorevole – dopo un eventuale fallimento dell’asse Salvini Di Maio – a un governo di centro-destra fondato su un progamma più filoeuropeista e avente come suo dominus stavolta l’ex Cavaliere, per rdurre l’influenza di Salvini.

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Martina appare consapevole del fatto che si muove su un terreno minato. Ha necessità, dopo l’ennesima batosta elettorale, di caratterizzare la sua reggenza in modo diverso rispetto al passato. Però senza rotture traumatiche. Tuttavia, i renziani si mostrano già allarmati e sospettosi circa i suoi propositi di assicurare una gestione più collegiale del partito. Una bestemmia fino a prima del 4 marzo. Attesa comunque dalle diverse minoranze interne, ma non ancora concretizzata nelle forme organizzative. La conclusione della vicenda delle Presidenze delle Camere ha evidenziato il vero pericolo che l’attuale Pd corre. L’irrilevanza. Le divisioni interne portano a essere troppo timorosi. E rischiano di condurre alla sostanziale paralisi politica in un momento in cui c’è bisogno di ricostruire le basi di un partito la cui crisi viene da lontano.  Basteranno la prudenza da ragionieri e la rassicurante, flebile fiammella di qualche caminetto correntizio a far ritrovare identità e slancio a un partito smarrito, diviso e senza leader riconosciuti, alle prese con uno snodo cruciale per la sua stessa esistenza, che richiederebbe invece coraggio e visione ?

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Anche in Campania, la sonora batosta subita non sembra neppure lontanamente essere stata compresa appieno. De Luca ha evocato addirittura l’esistenza di complotti, di “forze oscure che si sono messe in movimento”. E ha dimenticato molte cose. Tra cui la candidatura del figlio, che ha dato l’immagine di un partito dinastico! La provincia di Avellino, poi, é rimasta senza alcuna rappresentanza del Pd irpino. Risultato frutto di tanti errori. Assenze. Disattenzioni. E divisioni. E’ questo lungo pregresso ad aver provocato la dèbacle piddina, più che la cessione di candidature ad altri partiti. Sempre avvenute nelle trattative politiche, con scambi di reciproche utilità. Nonostante ciò, è apparso comunque  ingiustificabile il liquidatorio giudizio sulla classe dirigente del Pd irpino pronunciato dal suo commissario, Ermini. Proprio l’uomo che avrebbe dovuto difenderne la forza e valorizzarne il ruolo! Agli esponenti delle varie osservanze interne (peraltro ora quasi tutte renziane) tocca, ora, individuare il difficile percorso di ricostruzione. E operare concretamente per superare, con una soluzione alta, la gestione commissariale. Sarebbe un modo di riscattare la propria dignità politica!

di Erio Matteo edito dal Quotidiano del Sud