Il frastuono sulle unioni civili

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Il frastuono dei lavori parlamentari sulle unioni civili, culminato nella entusiastica proclamazione di Renzi (vince l’amore) aumenta le non poche perplessità sul testo approvato. Anzitutto va sottolineata la non poca confusione tra affetti e diritti e non è sperabile che le zone d’ombra verranno risolte dai previsti decreti attuativi. Una prima riflessione va fatta in direzione del concetto di "stabile convivenza" dei due destinatari del provvedimento di cui ne indica l’accertamento nella residenza anagrafica, senza considerare la permanenza del legame affettivo. Cosicché anche se quest’ultimo subisce trasformazioni – come nel caso di due studenti che si limitano a condividere l’appartamento, poi si mettono insieme e successivamente, si separano dal tutto – conseguenzialmente al dato amministrativo scaturisce un impegno personale dei due. L’approssimata stesura dell’emendamento approvato dimostra limiti e confusione nelle implicanze giuridiche quando si ha la presunzione di regolamentare la sfera dei diritti soggettivi della persona, affidandone la stesura testuale a politici con una insufficiente preparazione giuridica. L’indiscriminata irruenza dello Stato all’interno della stessa sfera dei diritti, può solo generare equivoci che, nella realtà delle situazioni concrete, dovrà risolvere il magistrato che deciderà, secondo il suo sereno giudizio, quando la norma da applicare non è chiara e puntualmente definita. Non è casuale la preoccupazione del presidente dei magistrati minorili, Luciano Spina, quando lancia l’allarme che quando la politica non decide con chiarezza, i magistrati sono costretti ad agire per via interpretativa. Anche la nuova versione legislativa approvata ha lasciato intatte le due righe del comma 20 che recita:" Resta fermo quando previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti ". In concreto i "casi speciali" previsti dalla legge 184 del 1983, saranno ancora regolati dalle considerazioni, a questo punto legittime, dei giudici che potranno decidere diversamente sulla stessa casistica processuale. Paradossalmente dopo tante scaramucce nelle aule parlamentari, dopo grosse e piccole mobilitazioni della società civile, dopo pronunce anche autorevoli come quelle di Papa Francesco e populistici ribadimenti dell’autonomia legislativa del Parlamento, la scelta di non legiferare in coerenza con la certezza del diritto e in consonanza con le situazioni concrete, è ancora sovrana. È auspicabile, frattanto, che verrà presto elaborata la riforma della legge sulle adozioni, senza aspettare che la parola definitiva sulla materia spetterà ancora ai giudici che, per primi, riconoscono la sovranità legislativa il Parlamento. L’amarezza di sempre è generata, purtroppo, dall’ulteriore convincimento che la sovranità da sola, se non è qualificata e responsabile, resta solo un connotato costituzionale prezioso, ma impoverito dallo scarso livello culturale e giuridico dei rappresentanti del popolo di questo momento post-democratico.
edito dal Quotidiano del Sud