Il Pd, Ermini e il congresso 

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1997

Lo scrivo in breve. Per il Pd irpino la nomina voluta da Renzi di un commissario per il congresso provinciale è una sciagura. E’ chiara la delegittimazione di parte notevole del gruppo dirigente che aveva sin qui guidato il partito. Il dato di maggiore evidenza che si ricava è che Davide Ermini sembra sia intenzionato a rinviare le assise sine die. Per favorire chi? Per quale gioco? In funzione di quale accordo? Certo, il Pd irpino ha notevoli responsabilità. Dopo aver liquidato la segreteria De Blasio, sostituendola con il cosiddetto direttorio, il partito non è riuscito, nonostante i ripetuti appelli di De Luca, a trovare l’unità. Esso si è trasformato in gruppuscoli facenti capo a riferimenti in cerca di visibilità, anche in vista del prossimo appuntamento elettorale. I circoli, gli iscritti, sono dei fantasmi senza voce.

Lo stesso tesseramento ha determinato forti dubbi, per i metodi di acquisizione delle iscrizioni a volte paragonabili ad un mercato più che ad una adesione responsabile. A tutto questo avrebbe dovuto porre rimedio il commissario Ermini che, in tutte altre faccende affaccendato, ha delegato due simpatici giovanotti a rappresentarlo non si sa bene con quale autorevolezza e con quale mandato. Sappiamo, per l’ascolto che abbiamo fatto, che queste nomine hanno incontrato non poco dissenso. Ci risulta anche che una nutrita delegazione di iscritti, mortificata dall’assenza di democrazia interna, sarebbe pronta a marciare verso la sede del partito nazionale per chiedere garanzie per lo svolgimento del congresso che potrebbe avvenire, se si volesse, nella prima metà del prossimo dicembre. Per evitare conseguenze che potrebbero dare un colpo mortale al Pd irpino, impegnato a breve nel rinnovo di molti consigli comunali e la elezione dei sindaci, compresa la città di Avellino nella quale la situazione amministrativa si è rivelata, a dir poco, inefficiente.

Un congresso a breve, sulla base di un tesseramento trasparente, potrebbe ridare fiato ad un partito oggi in agonia. Ma anche consentire ad un partito che potrebbe ritrovarsi unito intorno ad una nuova segreteria di affrontare le sfide del futuro in provincia. Invece qualcosa non quadra. Si vuole forse prendere tempo giungendo fino alle elezioni politiche e solo dopo aver benedetto le prossime candidature? Insomma si sente puzza di bruciato. A dare spessore a questa che a noi sembra solo una impressione è la insistente volontà del commissario Ermini di far slittare il confronto congressuale. Spetta a lui dimostrare il contrario. Cancellare quelle dicerie che lo indicano come il “killer” del partito in Irpinia che pure ha avuto, nel passato, momenti di grande tensione per la soluzione di alcuni spinosi problemi. Dimostri Ermini che il congresso si può fare in grande trasparenza, senza schierarsi. Agisca con quella neutralità che è propria dei momenti difficili. Ci metta la faccia. A meno che egli non intenda negare la democrazia interna del Pd irpino per fini diversi. Sappia, però, che non dare voce agli iscritti ed evitando le assise provinciali s’incammina per una strada sbagliata. Solo da un confronto congressuale si può fare chiarezza sul presente e progettare il futuro. Dal congresso può nascere, sia pure in modo dialettico e con posizioni di maggioranza e minoranza, una necessaria ripartenza del partito chiamato ad affrontare le sfide del futuro. Il centrodestra e il Movimento Cinquestelle non stanno a guardare, come ha dimostrato il voto siciliano.

di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud