“Il processo” di Saggese, dall’indignazione alla speranza del cambiamento

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E’ da qualche settimana in libreria, edito dalla Casa editrice Magenes, il nuovo libro di Paolo Saggese: “IL PROCESSO, racconto fantastico sulla corruzione”, il secondo volume di una trilogia, che segue, a distanza di poco più di un anno, “LETTERA AD UN GIUDICE” e del quale è la continuazione. Vi sono narrate le avventure di un cittadino di una ipotetica Repubblica dei Pomodori (nella quale è chiaro- fin da subito- che si tratta dell’Italia) che si chiama, non a caso, Candido ed è ispirato all’omonimo eroe del Voltaire e di Sciascia. Candido, nel quale chiaramente si cela l’autore, è un ottimista di natura che è costretto a fare i conti con la realtà che lo circonda e a scoprire l’esistenza del male e a stigmatizzare la pretesa di voler “vivere nel migliore dei mondi possibili”. Come l’autore non perde mai la speranza che le cose possano e debbano andar meglio e guarda il mondo dall’alto della sua saggezza ed umanità di intellettuale, rifugiandosi nella lettura dei suoi amati libri, nei suoi studi e nell’insegnamento ai tanti ragazzi delle classi liceali che, insieme a pochi amici, lo stimano e gli sono riconoscenti.
Anche la lettura di questo secondo volumetto è piacevole e coinvolgente per lo stile sobrio e accattivante e per i continui, ma mai saccenti o pedanti, riferimenti a filosofi, sociologi, scrittori (da Voltaire, Sciascia, Diderot, Kafka, Boezio, Cicerone, classici ai moderni o contemporanei Bobbio, Calvino, Saviano) dei quali molte frasi costellano ogni capitolo e fanno da traino al racconto.
In ogni rigo traspare la delusione, l’amarezza e la rabbia per le tante ingiustizie che il cittadino normale, che vuole farsi strada nella società con le sue forze e competenze senza scendere a compromessi o entrare in un circuito perverso di favori da fare e da ricevere, è costretto a subire. Il tutto, però, è ingentilito e spersonalizzato dai tanti riferimenti classici e reso sobrio da una profonda umanità e da un senso diffuso dell’umorismo e, talvolta, di auto ironia. L’esperimento di coniugare avvenimenti e citazioni classiche offre un modo di lettura originale e piacevole.
Non a caso il libro è dedicato ai suoi figli, ai suoi studenti e a tutti i giovani, molti dei quali sono costretti ad abbandonare i loro paesi per trovare quella fortuna che in una patria matrigna non hanno: “Nos fugimus patriam” sembrano dire con le parole di Melibeo della Prima Egloga di Virgilio. Il libro è dedicato anche a Voltaire, Victor Hugo, John Steinbeck, Sciascia “che con i loro capolavori hanno reso migliore il mondo”. La collocazione della storia in una fantastica RDP (Repubblica dei Pomodori) e le molte citazioni aiutano ad astrarti da una realtà che altrimenti risulterebbe più amara ed indigeribile. l’Italia si intravede in ogni rigo: un paese corrotto, in cui “meriti e giustizia sembrano valori marginali”; dove abbondano i furbetti ed i lestofanti; nel quale un giovane professore di valore, che ha scritto innumerevoli saggi e libri, non riesce a superare un concorso da dirigente scolastico perché  al suo compito, che la Commissione esaminatrice neanche ha letto, viene frettolosamente dato un “cinsette”- cinquantasette- scritto neanche correttamente, su un minimo di sessanta e che, invece, illustri professori, che lo hanno letto, qualificano meritevole del massimo punteggio. Finisce sbranato da squali che assumono sembianze umane, ma non differiscono molto dai mostri, per avere rifiutato una raccomandazione che pure gli era stata offerta. Candido pomodorese non ci sta. Scrive una lettera ad un giudice denunciando il misfatto, che non viene neanche letta. La storia si tinge di suspense, tra inchieste giornalistiche, intercettazioni, indagini giudiziarie, la cui trama è lasciata al lettore.
Non tutto il mondo è paragonabile all’Italia. In tutti i Paesi esiste la corruzione anche se in quantità più sopportabile. Negli USA, per esempio, i concorsi nella Scuola sono una cosa seria come scrive Ermanno Bencivenga nel suo saggio:” Le due Americhe” Mondadori editore, 2005: “La quantità di servilismo, di attitudine al compromesso, di accettazione dell’iniquità, in America, è di gran lunga minore che in Italia; e questo finisce per fare una differenza sostanziale nella qualità della propria vita e del proprio lavoro … quando si rende disponibile un posto, il concorso viene bandito in tutta l’America ed è oggi facilmente rintracciabile (via internet) anche all’estero; le domande ed i relativi incartamenti vengono letti con cura e la persona assunta viene invariabilmente da fuori (nessuno si sognerebbe di assumere un proprio studente) ed è spesso (prima di candidarsi) totalmente ignoto ai suoi futuri colleghi. Esattamente il contrario, insomma, del trionfo tutto italiano dei candidati locali.” (pag.51).
In Italia è tutta un’altra musica: siamo uno dei paesi più corrotti del mondo e ciò frena lo sviluppo e la qualità della vita. Il Procuratore antimafia Roberti dice: “… la corruzione è il vero collante tra la criminalità mafiosa e quella dei colletti bianchi” (La Repubblica, 4. 06. ’17). E Candido pomodorese, alias Paolo Saggese, scrive a pag. 60: “La nostra RDP (leggi Italia) non cambierà sino a quando non saremo noi in grado di superare questa minorità … dovremo scrollarci di dosso il fatalismo … Se superiamo la minorità, potremo ribellarci, rifiutare questo mondo malato, edificarne uno nuovo. Allora sarà possibile “il migliore dei mondi possibili”. Nella RdP (pardon! in Italia) la politica ha fallito- scrive Paolo Saggese- “Le aree industriali non hanno ridotto la disoccupazione, così come l’abbandono dell’agricoltura e dell’artigianato che è seguito alla promessa del posto fisso è stato particolarmente dannoso. Dobbiamo dire allora che la politica ha fallito, che il sistema clientelare organizzato da un certo modo di fare politica ha permesso ad alcuni di organizzare un proprio sistema di potere ormai traballante, ma non ha permesso ( …) quel progresso e quello sviluppo promesso e celebrato”. (pag. 79).
Il “Processo, non è solo un racconto fantastico e surreale ma un pamphlet denuncia e, sotto certi aspetti un vero e proprio saggio. Al lettore il piacere della lettura.