Il vescovo Aiello celebra il patrono San Modestino: la lezione dei martiri ci aiuti ad essere cristiani autentici. E bacchetta il sindaco assente

"La dimensione del martirio acquista un senso solo nella logica dell'amore che chiede di assomigliare all'amato"

0
607

Bacchetta il sindaco e i rappresentanti delle istituzioni assenti il vescovo di Avellino Arturo Aiello in occasione della celebrazione in cattedrale del patrono San Modestino e dei martiri Fiorentino e Flaviano, anticipata a causa della concomitanza con il mercoledì delle ceneri. A rappresentare l’amministrazione comunale il solo assessore  Geppino Giacobbe, in prima fila insieme agli esponenti delle forze dell’ordine, Aiello lo sottolinea con un po’ di amarezza “Ringrazio le autorità presenti o meglio i loro delegati”. Quindi ribadisce con forza la lezione dei martiri Modestino, il vescovo arrivato da Antiochia, di Fiorentino e Flaviano, uccisi dal potere imperiale che hanno posto le fondamenta della chiesa di Avellino “La loro morte potrebbe farci pensare che hanno fallito nella loro missione ma non è così. Hanno preferito la fede alla vita e ci hanno mostrato che c’è un’unica scelta possibile, la radicalità. Il martirio è comprensibile solo nella dimensione dell’amore che chiede di assomigliare al Cristo. La lezione di Modestino, Fiorentino e Flaviano, ancora trascurata da tanti fedeli, è un insegnamento per tanti  che vogliono essere cristiani all’acqua di rose o adulterati. Chiediamo l’intercessione dei martiri per avere il coraggio di lasciarci toccare da questa grazia, da questa follia che si realizza nelle opere di Gesù e dei martiri che soli guariscono le ferite, come accade al lebbroso. Ma perché le ferite guariscano dobbiamo volerlo noi in una società troppo attenta solo ai bisogni del corpo”. Quindi l’appello perchè “la chiesa di Avellino, spesso nascosta nelle catacombe, per paura dei potenti esca nel Sole a proclamare la parola di Dio”. E sottolinea la difficoltà con cui devono fare i conti tutte le chiese, dalla necessità di riaggregarsi dopo il Covid all’importanza di salvaguardare tradizione e capacità di guardare al nostro tempo “Siamo confortati da un passato glorioso ma attendiamo tempi nuovi. C’è un futuro per il cristianesimo”

La storia del santo

La passio medievale relativa ai tre martiri racconta che Modestino nacque nel 245 circa ad Antiochia, divenendone vescovo nel 302. Fu arrestato, poiché infuriavano le persecuzioni contro i cristiani decretate da Diocleziano. Liberato dal carcere per intervento divino, giunse insieme ai due compagni: il presbitero Fiorentino e il diacono Flaviano, a Locri in Calabria, dove fu di nuovo incarcerato dal governatore. Dopo essere stato liberato “miracolosamente”, e aver guarito da una malattia la figlia del governatore di Locri, provocando la conversione del governatore stesso, sbarcò a Pozzuoli e, guidato dall’arcangelo Michele, Modestino arrivò con i suoi compagni nel territorio di Avellino dove esercitò il suo ministero di evangelizzatore e di vescovo, e dove operò numerosi miracoli.

Era ancora in atto la persecuzione contro i cristiani, i tre compagni furono arrestati, processati e martirizzati con vesti arroventate nella località Pretorio di Mercogliano. La morte del vescovo Modestino avvenne il 14 febbraio del 311, mentre il presbitero Fiorentino con il diacono Flaviano morirono il giorno dopo. Tutti e tre vengono festeggiati il 14 febbraio.

Attorno al 1167 Guglielmo vescovo di Avellino, nella ricerca di materiale da riutilizzare per la costruzione della cattedrale, rinvenne le spoglie di Modestino e dei compagni martiri presso un’antica colonna. La cronaca riporta che il vescovo il 10 giugno di quell’anno, accompagnato dall’arcidiacono Bernardo, dall’arciprete Guglielmo, dal primicerio Alferio, maggiori dignità del Capitolo dei canonici, e da alcuni boni homines, rinveniva nel loco Urbinianum, nei pressi del pretorio di Mercogliano, le reliquie di Modestino, Flaviano e Fiorentino e le collocava nella cripta della Cattedrale.