Il viaggio della vita

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L’uomo non può scoprire nuovi oceani se non ha il coraggio di perdere di vista la riva André Gide

Siamo dentro una fase difficile della nostra storia, aggravata dall’assenza di certezze. A tutto questo rispondiamo con comportamenti spesso schizofrenici e con l’illusione che tutto passerà e la normalità tornerà a breve. Scappiamo dalla realtà senza guardare indietro, affidandoci a quella locuzione latina di Orazio del “carpe diem” che non lascia segni e tracce. In questo teatro surreale tutto sembra ridimensionarsi: la povertà che aumenta, la politica che non esiste più, la corruzione che, nonostante Tangentopoli e i moniti di Enrico Berlinguer, continua il suo percorso appena appena disturbato da rivelazioni di impegno giudiziario e tanti altri aspetti negativi della vita a cui, purtroppo, ci si abitua senza sconvolgersi più di tanto. La benzina aumenta, mentre il traffico non diminuisce; il cibo sta raggiungendo cifre mai viste, ma i ristoranti sono pieni zeppi; andare a mare sembrerebbe proibitivo per i costi raggiunti per sedie a sdraio e ombrelloni e tuttavia sulle spiagge non c’è un solo centimetro libero per potersi rilassare. E la crisi di cui si parla? E’ solo un’invenzione degli economisti preoccupati che essa esploderà subito dopo l’estate? O dei filosofi e dei sociologi che giustificano, confondendo gli aspetti, con il desiderio di evadere dai missili che cadono in Ucraina facendo vittime innocenti e dalla pandemia Covid che risale pur non facendo vittime come era accaduto all’inizio? Dovendo tentare una risposta si potrebbe dire che dramma e desiderio di evadere sono le facce di una stessa medaglia. Ciò che manca è l’insegnamento che ci viene dalle formiche: costruire il futuro con il sacrificio del presente. Non sarà possibile fare questo fino a quando le agenzie sociali (chiesa, famiglie, scuola, politica e sindacati) non capiranno che il fine della vita è solo il bene comune.

di Gianni Festa