In questa Italia fatta a pezzi

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Sono giorni terribili. La pandemia avanza, cresce la paura. Tutti parlano, ma è un balbettio quasi sempre inconcludente. Esplode la rabbia. La Napoli sporcata da facinorosi incalliti, da criminali infiltrati è il volto brutto di una strategia da cui occorre prendere le distanze. No, la violenza, la forza bruta va condannata senza se e senza ma. Si è sempre detto che laddove c’è disagio i poteri criminali e le forze antagoniste lo utilizzano per lo sconvolgimento sociale. Si faccia chiarezza su questa Napoli sporcata, assicurando i responsabili alle patrie galere e si chiuda questa pagina vergognosa per il Mezzogiorno. Ma bisogna andare oltre. Lo richiede la saggezza del momento storico che viviamo. Ai responsabili diciamo che le persone hanno bisogno di serenità. Il monito del rispetto delle regole va ripetuto in modo incessante. Non occorre fare del terrorismo invocando immagini terribili della prima fase della pandemia quando le bare a centinaia viaggiavano sui camion dell’Esercito italiano o scene simili che hanno determinato l’effetto contrario di quello che si voleva raggiungere. Questa pandemia sta creando fenomeni sommersi che nella grande mole di notizie diffuse vengono oscurati. Si pensi ai malati cronici che da mesi non possono ricevere cure adeguate, al numero dei suicidi che aumenta, alle depressioni causate dalla solitudine di chi risulta essere positivo e non può essere accolto in ospedale. Sei mesi fa quando cominciò questa brutta avventura il virus colpì tutti di sorpresa. Il tempo trascorso è stato sprecato. Oggi, mentre non pochi ospedali sono vuoti per mancanza di ristrutturazione, i posti letto in terapia intensiva sono quasi esauriti. Scene di pazienti per giorni in attesa nei pronti soccorsi o nelle ambulanze sono scene quotidiane di una Grande Vergogna. Per un tampone occorrono giorni e giorni prima che si abbia una risposta e chi risulta positivo deve vedersela da solo. Sei mesi di grande irresponsabilità in un’Italia che si è rotta con le Regioni che decidono ciascuna a modo proprio, con i sindaci che autonomamente s’inventano ordinanze, come è accaduto per le scuole. Con grande ritardo e non poca irresponsabilità si è compreso alla fine che la pandemia viaggiava sui trasporti con le persone che si accalcavano l’una sull’altra, creando l’humus per il contagio. A maggio si pronosticava che il virus sarebbe riapparso in modo più consistente in autunno. Quindi si sapeva, c’era tutto il tempo per intervenire. Non si è fatto, distratti dalle campagne elettorali per le regionali, dalle vacanze estive vissute tra movide e manifestazioni varie, chiudendo gli occhi e agendo con manica larga. Quello che accade oggi altro non è che l’illusione di chi ha pensato, amministratori e cittadini, che il peggio fosse passato. Invece no. L’aumentare dei contagi in modo rapido, le vittime che scandiscono l’ora della morte sono sotto gli occhi di tutti. E allora facciamo presto per recuperare i ritardi e onorare quel senso di responsabilità collettiva, quella stagione dei doveri che troppo presto è stata messa da parte.

di Gianni Festa