Istituzioni tra farsa e dramma

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La perentoria richiesta di elezioni e di pieni poteri da parte del Capitano Salvini– mai avanzata prima da alcun leader italiano – ha scosso dalle fondamenta il mondo politico. E ha rimesso in forte movimento una situazione stagnante. La durezza dello scontro è stata dimostrata ampiamente dalla guerra perfino circa le date di svolgimento del dibattito parlamentare sulla crisi. Però già l’itinerario appare più accidentato e meno scontato di quello che il leader leghista ha immaginato. Tanti, comunque, i danni già fatti alle nostre istituzioni, umiliate, mortificate e derise. Con il governo paralizzato perché diviso in due. E il Parlamento sbeffeggiato e privato di ogni informazione. Ridotto, per capirci qualcosa, ad attendere i comizi del disinvolto leader leghista. Mai un ministro era sfuggito in modo così clamoroso e ostinato al suo dovere di chiarire in Parlamento ’oscuro affaire moscovitaques tioni spinose per la stessa sicurezza del Paese. Mai – come è invece accaduto al Senato – si era visto uno dei partner di maggioranza votare contro le mozioni presentate dall’altro. E mai due sottosegretari esprimere pareri opposti a nome del governo su di un provvedimento. Ora una delle competizioni politiche più aspre e scomposte che si siano mai viste è finita. Duramente stigmatizzata dai mass media internazionali.

La parlamentarizzazione della crisi è stata una mossa di correttezza istituzionale da parte di Conte. Essa ha reso molto più complicata la fulminea strategia pro-elezioni di Salvini, costretto a giocarsi tutto su tempi forse impossibili. Il dibattito esporrà i partner di maggioranza uscente ad una sfilza di reciproche accuse. E chiarirà l’equivoco del “papello” di governo. Formalmente insieme di obiettivi da realizzare. Ma, in effetti, sistema di ricatto politico reciproco. Esploso con un Salvini che, in contraddizione con sé stesso sulla dichiarata durata quinquennale dell’esecutivo, non ha esitato a rompere appena ha intravisto la possibilità di diventare premier. Con tanti saluti alla stabilità politica. Alla ripresa possibile. Ai provvedimenti già in cantiere. A una manovra economica equilibrata. E allo spread, ora ovviamente in salita. Con tutti i rischi connessi alle paure internazionali per la linea anti-europeista della Lega, che spaventa i suoi sostenitori e gli imprenditori del Nord!

La brusca virata di Salvini ha già prodotto la riapertura di canali di comunicazione sbarrati da tempo. E ha indotto gli altri partiti a modificare tattiche e obiettivi. FdI, che potrebbe paradossalmente diventare l’ago della bilancia in caso di confermato successo leghista, si è già schierata per una alleanza sovranista. FI, terrorizzata dalle elezioni, cerca l’assicurazione sulla vita di una alleanza di centrodestra stipulata prima. Il Pd è apparso la prima vittima del confronto all’ultimo voto perché diviso in due. Con fantasmagoriche piroette reciproche, Zingaretti e Renzi si sono trovati nei giorni scorsi a sostenere tesi opposte rispetto a quelle avanzate per mesi. Il segretario si era posto come deciso sostenitore delle elezioni, per regolare i conti con il gruppone di Renzi. Il senatore di Rignano, da sempre contrario ad ogni forma di dialogo con i pentastellati, aveva aperto la strada ad una alleanza temporanea con il Movimento per rinsaldarsi. Ora, dopo ore febbrili, le due posizioni sembrano avvicinarsi, nella consapevolezza che occorre fare di tutto per fermare il pericolo Salvini. Un governo di responsabilità potrebbe mettere subito in sicurezza i conti pubblici e, subito dopo, rinsaldare le istituzioni con una nuova legge elettorale che impedisca a chi abbia solo il 40% di impossessarsi della maggioranza nelle due Camere. Ed eleggersi in prospettiva anche il Presidente della Repubblica. Avranno delle forze politiche democratiche – in cui però gli stati maggiori hanno difficoltà sempre più forti nell’imporre le proprie decisioni a parlamentari riottosi – la forza di attuare un tale disegno o prevarranno piccoli cabotaggi e convenienze personali? Presto si diraderà la nebbia delle grandi manovre attuali. E vedremo l’esito di questo passaggio delicatissimo della vita nazionale, ben presente nelle scelte finali di Mattarella!

di Erio Matteo