La crescita rallenta, l’inflazione sale

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La spinta propulsiva prodotta dal Governo Draghi con la ritrovata fiducia dei mercati e degli investitori per la garanzia del suo nome, la competenza e la notorietà in Europa e nel mondo, è andata man mano scemando e, in quest’ultima fase, si è ulteriormente affievolita. Le cause sono ben note e durano da decenni, a cominciare dalla malaugurata ascesa al potere di Berlusconi che ha commercializzato la politica, ha introdotto un gigantesco conflitto di interesse e ha, intrapreso con leggi ad personam, prescrizioni. E metodi dilatori una lotta senza precedenti con il potere giudiziario che ha funestato e continua a funestare l’Italia.

Con Draghi, uscito a sorpresa dal cilindro del Presidente, ci si era illusi di aver cambiato rotta, senza fare i conti con i partiti che hanno toccato il minimo storico della fiducia dei cittadini, ed un Parlamento squalificato e delegittimato come non mai. Senza esagerare l’attuale Parlamento è il peggiore di tutti quelli che si sono succeduti in tutta la Repubblica. Un parlamento di uomini e donne senz’arte né parte, attenti solo alla pagnotta, a cambiare casacca come tira il vento e a sopravvivere alla legislatura al solo scopo di portare a casa il vitalizio. Gente che per lo più non ha mai lavorato e non ha un mestiere né ha mai studiato la scienza politica.

A queste deficienze strutturali si sono aggiunte, tanto per complicare un quadro già abbastanza complesso, la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi. Risultato è che la ripresa, che nel corso del 2021 era stata poderosa, in media se non superiore a quella europea, si è fermata. Il Governo rivede le previsioni di crescita dell’anno in corso abbassandola dal 4,7% al 2,9%, il deficit al 5,5% del PIL, il debito pubblico al 147% e l’inflazione al 5,8%..La Confindustria è molto più pessimista e prevede una crescita al 1,9% e una perdita per le imprese, per l’aumento delle materie prime e del costo dell’energia, di 68 miliardi di euro. Secondo la Banca d’Italia il costo della vita aumenterà nell’anno in corso del 2,8%.

Sarebbe stata necessaria una politica più coraggiosa e vere riforme strutturali che giacciono in parlamento anche se minimizzate  per i veti opposti dei partiti e per la limitatezza degli uomini che guidano i partiti, la difesa degli interessi personali o di gruppo, l’insipienza politica pari solo alla loro arroganza, il nessun senso dello stato l’ignoranza completa dell’arte del compromesso, che è nobile solo quando va nella direzione del bene collettivo sacrificando ognuno parte delle proprie idee. Non come lo hanno interpretato la Lega e i 5 Stelle del primo Governo Conte nel quale ognuno ha fatto la propria politica in danno del bene collettivo). Tutti motivi che ci hanno ridotti in una condizione di degrado generale che il cittadino italiano non merita.

Come non ricordare, leggendo il bel volume di Ruffini “Uguali per Costituzione” , l’ammonimento del Presidente dell’assemblea costituente Terracini, che rivolse a tutti i costituenti al termine della votazione finale, ricordando loro che il proprio dovere “ (…) non è solo quello di elaborare testi legislativi e costituzionali, ma anche di essere in tutti i propri membri esempio al Paese di intransigenza morale, di modestia di costumi, di onestà intellettuale, di civica severità; ed ancora di reciproco rispetto, di responsabile ponderatezza negli atti e nelle espressioni, di autocontrollo spirituale ed anche fisico, di sdegnosa rinuncia ad ogni ricerca di facile popolarità pagate a prezzo del decoro e della dignità dell’Assemblea” Qualificava  l’esercizio dell’attività politica come “attività di servizio del bene pubblico”.

Povero Terracini! Mai avrebbe potuto immaginare la deriva nella quale saremmo precipitati e che fine avrebbero fatto i valori della Resistenza e della Repubblica!

di Nino Lanzetta