La fine del Banco di Napoli e l’ascesa di Intesa San Paolo

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Di Carmine Cioppa

Sul destino del Banco, pesa, infatti, un’altra coincidenza. Il Ministro del Tesoro e del Bilancio del Governo Prodi (17/5/96 – 21/1/98) è Carlo Azeglio Ciampi, che diventerà Capo dello Stato, e che era stato, prima Direttore Generale (16/7/78- 7/10/79) e, poi, fino al ’93, Governatore della Banca d’Italia. E’ “giusto” che si faccia carico anche del periodo difficile di un altro Istituto di Credito “pubblico”, la Banca Nazionale del Lavoro, che, tra l’atro, in quel periodo è coinvolta nello scandalo della Filiale di Atlanta, in Georgia, per i finanziamenti illeciti a Saddham Hussein per l’acquisto di armi da utilizzare nella guerra con l’Irak. In un articolo su il quotidiano “Il Danaro” del 12/6/2019, Paolo Pantani, scrive, tra l’altro: “La prima cosa della vicenda del Banco di Napoli, la più sconcertante, fu l’acquisto per una manciata di fave, è il caso di dirlo, dello storico Banco di Napoli da parte della Banca Nazionale del Lavoro, all’epoca alle prese con lo scandalo della filiale del BNL di Atlanta, governata da Claudio Ciampi, figlio dell’ex presidente della Repubblica, l’unico della filiale di New York della BNL che non fu licenziato. Una vicenda oscura su cui mai si è realmente voluto far luce: un buco gigantesco e il forte odore di traffici d’armi, per quella BNL allora guidata da Nerio Nesi. BNL riuscì ad evitare il crac proprio grazie alla super operazione Banco di Napoli: un vero acquisto a prezzi di saldo, 60 miliardi circa di vecchie lire, neanche il costo di Maradona.

Ma eccoci al secondo tempo, quando BNL, dopo appena un anno, rivende il ‘pacco’ Banco Napoli, ben infiocchettato, al gruppo Imi-San Paolo. Ma con due zeri in più, quasi 6 mila miliardi di lire. Un miracolo degno del San Gennaro più in forma, per chi crede ai santi e ai miracoli. Un vero genio della finanza può organizzare tutto questo, manco il mercato della droga riesce a realizzare questi lucrosi profitti. Il sospetto che l’operazione serviva a coprire il buco nero della filiale BNL di Atlanta è più che fondato, la plus-valenza è proprio il valore finanziario del buco da coprire, una ragion di stato insomma, la BNL era totalmente pubblica. Di fronte a tutto questo disastro evidente per il Meridione, la opinione pubblica, la classe politica napoletana, i sindacati tacquero, tutti supini, statici e passivi. Solo l’ex senatore Augusto Graziani, insigne economista, protestò vivacemente e ritirò il suo conto corrente al Banco di Napoli”