La ricreazione è finita e l’ipocrita mantra “noi non temiamo le elezioni anticipate” è ormai relegato nel soffitto delle stupidaggini dei mediocri. Il conferimento dell’incarico a Mario Draghi per formare un nuovo governo ha sortito l’effetto immediato di spazzare via il sudiciume insopportabile delle chiacchere vuote di significato, dei veti incrociati dei politicanti di mestiere che usavamo l’agone politico per scontri ed accuse personali, lontani dagli sforzi necessari per uscire dal tunnel della policrisi attuale. Le valutazioni e le prospettive collegate a questo saggio incarico del presidente Mattarella , sereno, ma fermo ed attento lettore del complesso e contradditorio “sistema” Italia sono quasi unanimemente apprezzate. Peraltro l’indiscussa autorevolezza di Draghi , già documentata ai vertici, italiani ed europei, del sistema economico e finanziario con risultati straordinariamente positivi . A fronte dei nuovi orizzonti che si delineano, una domanda , credo, dobbiamo porci :serve ancora la politica, in particolare quella che ci è stata proposta da oltre trent’anni ?°.A riguardo, un diffuso quotidiano ha recentemente riportato il pensiero di un attento politologo americano, Tom Nichols, che nel 2018 sosteneva di essere” fiducioso nella rivolta degli esperti che non consiste nel deridere gli incompetenti, ma nel recuperare l’onestà intellettuale menomata dalla politica-spettacolo e da un sistema educativo sempre più commerciale” Fotografia esatta della situazione italiana e sulle ragioni che l’hanno generata- questione sulla quale, con la modestia delle tante riflessioni riportate anche dal nostro quotidiano – che nei giorni scorsi è riapparsa in tutta la sua gravità nel quadro di una situazione non adeguatamente percepita. Bene, l’incarico a Draghi ha automaticamente dimostrato che il teorema italiano di Nichols è stato ampiamente dimostrato. Perché Draghi, come il presidente Mattarella, è un capace ed attento osservatore delle annose e non risolte questioni italiane e con il dovuto rispetto delle forze parlamentari, lungi da ogni pur meritato tentativo di derisione, sarà inevitabilmente il promotore di una rigenerazione della politica attraverso un paziente ed autorevole percorso di pedagogia sociale e politica basata sul fecondo silenzio del fare per costruire, veramente e non demagogicamente, il bene comune tanto atteso e urgente nella particolarità del momento attuale . La sua risposta positiva all’alto invito di Mattarella sarà anche una disponibilità concreta verso una sollecitazione diffusa nell’animo della stragrande maggioranza degli italiani – nel cui novero oso iscrivere anche chi scrive e non da oggi-verso i “ capaci” che, da troppo tempo in Italia, difronte al rampantismo mediatico dei mestieranti della politica, si erano rinchiusi nella “turris eburnea” del proprio privato, peccando di omessa generosità verso il prossimo sofferente di vecchie e nuove esigenze. Draghi, da gesuita laico, ha risposto a questa esigenza rispondendo positivamente “al grido di dolore” di un altro grande laico cattolico ai vertici dello Stato. Ma, credo, che quella di Draghi è una risposta implicita, ma comunque connessa, alla sollecitazione di Papa Francesco, nell’aprile 2017, durante l’incontro con l’Azione Cattolica, a Piazza San Pietro, invitando: “Mettetevi in politica, ma per favore, nella grande politica, quella con la maiuscola”. Questa modesta e consapevole speranza-pare diffusamente avvertita nel Paese- può essere , allora, la risposta credibile alla mia domanda iniziale, se serve ancora la politica, Serve, eccome serve, ma quella incarnata da persone capaci e responsabili, consapevoli di costruire quotidianamente il tanto atteso bene comune.
di Gerardo Salvatore