La sacroielite, ovvero l’infiammazione dell’osso sacro

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Di Mario e Alessandro Ciarimboli

La sacroileite è l’infiammazione della articolazione tra l’osso sacro e le ossa iliache (le “anche”), articolazione che ha la funzione di collegare il tronco con gli arti inferiori. È una articolazione con scarso movimento (non più di 2°) che funge da trasmettitore del peso del tronco verso il bacino e verso gli arti inferiori. Ciò la espone a sollecitazioni meccaniche intense e legate a tutte le attività cinetiche del corpo, dal controllo della postura statica alla deambulazione. Per questo motivo facilmente è sede di patologie infiammatorie che possono limitare e compromettere le attività motorie della persona. La prima causa di sofferenza sacroiliaca è l’artrosi, secondaria proprio ad eccessive sollecitazioni meccaniche come capita per attività lavorative usuranti o sportive intense. Alle patologie degenerative come l’artrosi vanno affiancate patologie reumatiche che possono alterare l’integrità della articolazione. Meno frequenti sono le patologie tumorali e gli eventi traumatici. In ogni caso la sintomatologia è rappresentata da deficit funzionale con limitazione del movimento del rachide e degli arti inferiori con dolore in sede lombare irradiato ad uno o entrambi gli arti inferiori. Spesso questa situazione viene interpretata come sciatica, cioè infiammazione del nervo ischiatico causata da discopatia lombare. La sacroileite è molto frequente anche se spesso non diagnosticata: statisticamente rappresenta circa il 30% dei cosiddetti “mal di schiena” delle persone di età tra i 40 e i 70 anni. La diagnosi può essere formulata sulla scorta di una accurata indagine anamnestica ed un attento esame obiettivo con specifici test funzionali. Alla indagine medica vanno associati esami di laboratorio ed indagini radiologiche. Oltre le cause meccaniche che possono causare la sacroileite vanno considerate le patologie reumatiche che sovente si manifestano con questa localizzazione. In particolare, rammentiamo la frequente associazione con Artrite Reumatoide, Lupus e, soprattutto, Spondilite anchilosante. Meno frequenti, ma da non trascurare sono le malattie neoplastiche localizzate al tessuto osteocartilagineo della regione sacroiliaca. La patologia può essere classificata in acuta, breve e ad alta intensità, o cronica, presente per periodi lunghi e con dolore meno intenso. Il dolore può essere a localizzazione monolaterale (più frequentemente) o bilaterale, a livello della regione lombare (livelli L4/L5 ed L5/S1). È presente spesso anche a riposo ma è soprattutto esacerbato dal movimento, in particolare dalla rotazione con traslazione della pelvi rispetto alla colonna vertebrale come talora si verifica anche nelle ore notturne con il sonno che ne viene fortemente disturbato. La possibile irradiazione all’arto inferiore, come detto, può creare difficoltà al medico con possibili errori diagnostici. È possibile la concomitanza di rigidità della articolazione con movimenti lenti soprattutto al risveglio mattutino. La corretta diagnosi viene un percorso valutativo fatto da anamnesi con ricostruzione della storia clinica identificando eventuali malattie reumatologiche o patologie della colonna (ernie del disco) o traumi pregressi. La visita medica deve essere integrata da numerosi tests specifici come, in particolare, la serie di 5 movimenti (Test di Laslett) di compressione e di stretching a carico della articolazione sacroiliaca provocando, in caso di sacroileite, il tipico dolore almeno in 3 movimenti. Da un punto di vista strumentale possono essere utili la radiografia del bacino e del rachide a riposo e sotto carico (posizione eretta) ma è sicuramente dirimente la Risonanza Magnetica. A diagnosi acquisita ed escluse altre patologie concomitanti che condividono gli stessi sintomi, i trattamenti utili a ridurre o eliminare il dolore con recupero della funzionalità articolare possono essere somministrati secondo vari livelli: Il primo approccio prevede l’uso dei classici farmaci antidolorifici e/o antiinfiammatori (tachipirina, FANS e cortisonici) Infiltrazioni con anestetici e cortisone Terapia manuale e ginnastica con tecniche di rilassamento e di “allungamento” della muscolatura locale contratta, evitando attività di “reclutamento” muscolare. Riposo funzionale! Nelle fasi acute vanno raccomandati alcuni accorgimenti come evitare di salire le scale, stare molto tempo in piedi, correre e fare attività sportiva, stare molto tempo seduti su sedile rigido, sollevare pesi eccessivi. Questi sono consigli semplici ma indispensabili e di grande aiuto nel ridurre o evitare il sintomo principale della malattia, il fastidiosissimo dolore. Con questa successione di interventi e con il riposo funzionale generalmente si ottiene la remissione della patologia compatibilmente con l’eventuale presenza di una patologia reumatica di fondo che, se presente, va adeguatamente trattata per i giusti tempi e con la giusta terapia. In caso di insuccesso terapeutico con questi primi livelli di trattamento può essere presa in considerazione l’ipotesi di trattamento chirurgico con artrodesi, cioè il blocco definitivo della articolazione che evita i movimenti che provocano dolore. Naturalmente questa è una “estrema ratio” e, fortunatamente, limitata a pochissimi casi ribelli ad altre terapie.