La tragicomica seconda Repubblica

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La cosiddetta seconda Repubblica ha visto tante imprevedibili stranezze, tra cui un comico (Grillo) trasformarsi in un importante uomo politico. E un pianista sulle navi (Berlusconi) e un concorrente del Rischiatutto (Renzi) diventare addirittura Presidenti del Consiglio. E allora, agli albori della terza Repubblica – quella dell’uomosolo al comando – vale forse la pena di ripercorrere alcune delle performance rimaste nella memoria collettiva. Esse fanno capire meglio di qualunque analisi il livello di buona parte dell’attuale classe politica. E soprattutto la trasformazione della politica stessa in puro spettacolo. Spesso (involontariamente) comico. Talvolta tragico. Quasi sempre di cattivo gusto. Comunque dannoso per i cittadini e per la credibilità delle nostre istituzioni. Il ventennio alle nostre spalle è stato un periodo di dissipazione morale ed economica determinata dall’incapacità e dalle ruberie della classe politica e dei loro accoliti. Favorito, però, dalla partigianeria di un popolo "leggero e impressionabile", secondo la definizione di Giovanni Ansaldo. Pronto a perdonare ai propri beniamini anche l’imperdonabile! Esempi? La nomina, da parte del Cavaliere, di un ministro (Brancher) per sottrarlo al processo. O l’assurda spiegazione del ministro dell’economia (Tremonti) che, beccato in flagrante, asseriva di aver pagato in contanti il fitto di una casa del suo collaboratore (Milanese). Quel periodo è trascorso tra l’edonismo berlusconiano e la lunga stagnazione dalemian- veltroniana. Tra bunga-bunga, igieniste dentali e olgettine. Mutande verdi (Cota). Disinvolte corse in ambulanza per arrivare presso in studi tv (Selva). Acquisti di case a prezzi stracciati ma a insaputa del propretario (Scajola). Provocatorie magliette e giudizi omofobi o razzisti (Calderoli). Vacanze extralusso e altri benefit milionari per appalti in campo sanitario (Formigoni). Spese familiari folli, ma a carico dei contribuenti (Bossi). Appartamenti del partito finiti al cognato e immersioni subacquee in aree vietate (Fini). Questi ultimi due, autori della ignobile legge che ha tentato di annullare secoli di civlltà del mare, trasformando i benemeriti soccorritori di profughi in autori di reati! Di particolare importanza la gastronomia. A cominciare dal risotto di D’Alema. Immortalato da "Porta a Porta" in maniche di camicia e grembiule bianco, l’allora ‘lider maximo’ dichiarò solennemente – con i toni decisi di un comizio elettorale – che "la cipolla invece di sfriggerla, la lascio a bollire così perde il suo afrore". Siamo stati costretti a sorbirci, insieme ai politici, anche i loro familiari. Come la Mussolini e sua madre, autrici di un indimenticabile sugo televisivo. Unica occasione in cui, peraltro, la nipotina del duce non dette nelle consuete escandescenze, come con l’ex ministro Katia Belillo, con Luxuria ("meglio fascista che fr…..!"), Sgarbi, Scanzi (definito "testa di ….."). O con la Carfagna, da cui fu bollata come ‘vajassa’! Oltre a risotti e sughi, anche i dolci hanno dato vita a dimenticabilissime performance. Come le torte in faccia prese, al Bagaglino, da Di Pietro e dall’allora capogruppo Fi Schifani, che sarebbe poi diventato Presidente del Senato! Un rito dissacratorio cui non seppero resistere nè La Russa nè l’ex segretario Cisl D’Antoni. Nelle prestazioni canore, imbattibile è stato l’ex-Cavaliere, animatore – con o senza il fido Apicella – di trasmissioni radio o tv. Con grazia autocompiaciuta sfoderava il suo antico repertorio di canzoni d’amore francesi! "Mortadella" Prodi non si sentì di competere. E da Fiorello declamò solo – come fossero tratti dalla Divina Commedia! – alcuni versi di Roma Capoccia di Venditti. Potevano mancare delle "vere" poesie? Certo che no! Ci pensò il solerte Bondi, che inondò tv e redazioni con i suoi componimenti leggiadramente lecchini. Preziosi documenti d’epoca, composti con olimpica calma, forse mentre in Parlamento volavano sputi (Tommaso Barbato a Cusumano) o venivano esibite mortadelle (Strano), spigole e manette (Buonanno) e cappi (Lega Nord)! Fuori, altrettante gentilezze, come quelle del Senatùr Bossi a una signora: "Il tricolore lo metta nel cesso!" Infine, i riti leghisti, dai giuramenti a Pontida alle ampolle con le acque del Po. Quest’ultimo poi accantonato e sostituito da una più casereccia polentata! La razza padana, farlocca come la relativa nazione, fu archiviata dopo che le analisi avevano dimostrato che il dna padano era un guazzabuglio di incroci di popoli e razze! Con tutto questo Circo Barnum, ci si può meravigliare se abbiamo rischiato di precipitare nell’abisso?