La transizione ecologica e digitale è la grande occasione per il lavoro nel Mezzogiorno

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Investire sulle persone non è e non deve essere considerato un semplice slogan. Il capitale umano con le proprie competenze, motivazioni e capacità di cooperare sarà fondamentale per il mondo che ci aspetta quando questa pandemia sarà finalmente finita o quanto meno ‘normalizzata’. Le risorse umane, in verità, sono sempre state fondamentali o, piuttosto, avrebbero sempre dovuto esserlo. È, però, arrivato il momento in cui è davvero necessario che la maggioranza di coloro che dirigono aziende private o pubbliche si convinca finalmente a gestire il capitale umano in modo moderno e quindi anche più ‘fruttifero’ per l’economia generale. Come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel varare il nuovo percorso di un governo di salvezza nazionale, il fronte economico-sociale è quello più in crisi come conseguenza della crisi sanitaria. Secondo le previsioni della Banca Mondiale, in media il mondo impiegherà un paio d’anni per recuperare dalle conseguenze economiche della pandemia. Le principali tendenze di lungo periodo nell’insieme torneranno presto ad essere quelle che già si intravedevano prima del COVID. Alcune di queste tendenze però, non erano positive per il mezzogiorno d’Italia: un’area ancora ricca e sviluppata, se confrontata a gran parte del resto del mondo, ma in lento e costante declino economico.

A Napoli, ad esempio, la nuova edizione del Master in formazione e gestione delle risorse umane dell’Università Suor Orsola Benincasa, diretto dal prof. Fabrizio Manuel Sirignano, sin dalla fase della sua progettazione, insieme con le aziende, ha iniziato a ragionare su come saràil mondo del lavoro nell’era post-COVID. Una riflessione che da tempo l’Ateneo napoletano ha avviato anche con particolare attenzione alla transizione ecologica varando già nel 2016 il primo corso di laurea italiano specificamente dedicato alla Green Economy, al quale nel 2019 si è aggiunto un corso di laurea magistrale in Economia, Management e Sostenibilità affiancato sin dalla sua nascita da oltre trenta aziende del settore. Dai primi studi sul futuro del mondo del lavoro dopo la pandemia è emerso che è altamente probabile che il COVID abbia: a) accelerato la digitalizzazione delle aziende e, quindi, in parte mutato le competenze necessarie ai lavoratori; b) acuito le diseguaglianze, colpendo soprattutto i lavoratori che già ricoprivano posizioni con contratti a termine e mal retribuiti; c) incrementato il ruolo dello Stato nell’economia, e quindi la rilevanza di aziende che non hanno il profitto come fine ultimo ma non per questo vanno gestite in modo approssimativo; d) dato forza a chi da tempo promuove un sistema capitalistico che, oltre alla sostenibilità economica, consideri anche la sostenibilità sociale ed ambientale di ogni scelta aziendale.

Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha mostrato che la gestione delle risorse umane ha un impatto misurabile sulla capacità delle aziende di raggiungere i propri obiettivi. Nel sud Italia, gran parte delle imprese sono di dimensioni medio-piccole, gestite da imprenditori spesso molto preparati dal punto di vista tecnico nel loro specifico campo, ma poco sulle pratiche manageriali. Anche per questo non riescono a crescere e sono sempre più vulnerabili nel mondo globalizzato. Anche nel settore pubblico, di cui fanno parte le aziende di maggiori dimensioni sul nostro territorio, una gestione del personale che valorizzi le persone, le loro competenze e il loro lavoro è purtroppo poco diffusa. Le dinamiche riguardanti la transizione digitale e la transizione ecologica della nostra economia fanno prevedere l’esigenza di riqualificare un grande numero lavoratori. Queste persone vanno formate ora e nelle aziende per cui lavorano in modo che possano aiutare queste aziende a trasformare i processi produttivi che conoscono ed hanno svolto tradizionalmente con successo. La digitalizzazione, il telelavoro, e la maggiore professionalizzazione del personale richiedono strumenti di gestione della prestazione legati ad i risultati raggiunti, non al tempo lavorato o a comportamenti prestabiliti. Le nostre aziende devono imparare a gestire e valutare le prestazioni lasciando una maggiore autonomia ai loro lavoratori. In generale, diverse evidenze emerse prima e durante il COVID suggeriscono che relazioni cooperative aziende-sindacati portano flessibilità, creatività e cooperazione e sono positive per le aziende, i lavoratori e l’economia. Mentalità ed assetti istituzionali obsoleti diffusi tra imprenditori, manager pubblici e rappresentanti sindacali sono un enorme ostacolo al cambiamento. Lavorare insieme, invece, è possibile ed investire sulle persone è l’unico modo per invertire la rotta e rimarginare al più presto le ferite al nostro tessuto economico e sociale che questa pandemia sta causando.

Domenico Salvatore, presidente del Corso di Laurea magistrale in Economia, Management e Sostenibilità dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli