“L’abbraccio tra San Francesco e S. Domenico”

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Nel volume  recentenente pubblicato R. Sica I dipinti nella Chiesa di S. Maria delle Grazie di Avellino( Ed. Mephite, giugno 2016), a pagg. 93-97 abbiamo citato e descritto il dipinto dell’Abbraccio tra S. Francesco e S. Domenico che Michele Ricciardi eseguì, non oltre il 1730,  ai Cappuccini di Avellino. Ora siamo in gradodi apporre a questo dipinto,  in un possibile confronto,  un altro dipinto, dallo stesso soggetto, una replica con varianti,  l’Abbraccio tra S. Francesco e S. Domenico che Domenico Guarino eseguì nella Chiesa Madre di Laurenzana,  firmandolo e datandolo 1752 ( e non 1782, come erroneamente vorrebbe la Grelle, perché  il Guarino, nato nel 1683,  non avrebbe potuto realizzare l’opera nel 1782 , cioè all’età di  quasi cent’anni….). A nostro giudizio Domenico Guarino eseguì questa tela dopo che ebbe visto, nel 1752 (quando ad Avellino eseguiva , o restaurava soltanto,La Madonna di Costantinopoli e anime purganti per l’altare maggioredella Chiesa di S. Anna  e le due tele, Lo Sposaliizo mistico di S. Caterina d’Alessandria e Il Sogno di S. Giuseppe,nellaChiesa di Costantinopoli di Avellino) l’analogo Abbraccio dipinto precedentemente (come s’è detto,  non oltre il 1730) da Michele Ricciardi nella Chiesa di S. Maria delle Grazie ai Cappuccini  ad Avellino. Trattasi sicuramente di una replica del dipinto del Ricciardi. Escludiamo subito, infatti, che lo stesso Guarino possa essere l’autore sia di entrambi gli Abbracci (tra S. Francesco e S. Domenicoe tra S. Filippo Neri e S. Domenico) che sono nella Chiesa di S. Maria delle Grazie di Avellino e sia dell’Abbraccio fra S. Francesco e S. Domenico che è nella Chiesa Madre di Laurenzana. Sono evidenti, infatti,  le  discordanze cronologiche,  iconografiche e stilistiche che intercorrono tra le opere citate dei due autori in questione.I volti dei santi negli abbracci avellinesi sono quelli tipici,tante volte rappresentati da Michele Ricciardi in altri suoi dipinti (Cfr. R. Sica,I dipinti nella Chiesa di S. Maria delle Grazie di Avellino, pagg. 93-97); ed essi  sono diversi da quelli che compaiono nell’ Abbraccio tra  S. Domenico e S. Francescodipinto dal Guarino a Laurenzana. La composizione iconografica, poi, nei due dipinti avellinesi del Ricciardi si arricchisce della presenza del terzo fondatore degli Ordini francescani, S. Ignazio di Loyola  e di uno sfondo paesaggistico, elementi  che non ci sono  nel dipinto del Guarino e che sono invece motivi pittorici contraddistintivi del linguaggio pittorico del Ricciardi. Anche la tendenza al leggero allungamento  verticalistico delle figure, infine, che si osserva  nei due “abbracci “ di Avellino denota la maniera inconfondibile del Ricciardi. A nostro giudizio  il Guarino avrebbe ripreso dall’Abbraccio tra S. Francesco e S. Domenico del Ricciardi soprattutto la tipologia delle pieghe degli abiti monacali, pesanti e fortemente chiaroscurati. La nota che più accomuna l’ abbraccio fra santi  del Ricciardi ad Avellino all’abbraccio fra santi del Guarino a Laurenzana è quella diffusa luce dorata che fu propria di Paolo De Matteis e Luca Giordano, attinta direttamente alla fonte da  entrambi gli allievi, Ricciardi e Guarino. Comunque i dipinti ai Cappuccini di Avellino si accostano incontrovertibilmente all’ancor più tenero Abbraccio tra S. Domenico e S. Francesco  che lo stesso  Michele Ricciardi dipinse, non oltre il 1731, in quell’ Apoteosi di Santi ( altrimenti detta Incoronazione della Vergine) nella Chiesa Madre di Mirabella Eclano che, a nostro giudizio, costituisce il capolavoro  di tutta l’intera e ricca produzione pittorica dell’artista.

Riconfermiamo, pertanto,  la nostra tesi che nei suoi due Abbracci nel soffitto della navata centrale della Chiesa di S. Maria delle Grazie di Avellino il Ricciardi  abbia ribadito il suo squisito gusto di felice “narratore” (dagli accenti tendenzialmente popolari  e di immediata presa sull’animo) che fu  caratteristica sua propria,  innegabile,  distintiva  di un pittore di  provincia in competizione –  con autonomia di cifra stilistica- con il grande centro (Napoli)dell’avanguardia artistica nel Mezzogiorno.Nell’Abbraccio fra S. Francesco e S. Domenico di Domenico Guarino, invece, come quasi sempre in tutte le sue opere, prevale l’osservanza piena all’ortodossia della pittura ufficiale del tempo, di Paolo De Matteis e di Luca Giordano principalmente, non ignara dell’insegnamento di Francesco Solimena..

Riccardo Sica