L’attualità di Don Milani

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Di Andrea Covotta

Oggi il Presidente della Repubblica Mattarella sarà a Barbiana per ricordare Don Lorenzo Milani nato cento anni fa e scomparso nel 1967. L’Italia di allora è, naturalmente, molto diversa da quella di adesso, al governo c’era la Democrazia Cristiana e il Paese sta vivendo la vigilia del Sessantotto. La Dc è il partito che incarna il potere ma allo stesso tempo coglie quel sentimento che anima la gioventù cattolica dopo il Concilio. Esemplificativo di quello che sta accadendo nella società è il cambiamento in atto nella scuola italiana. Il caso più eclatante viene sollevato proprio da Don Lorenzo Milani, nato in una colta famiglia borghese di Firenze e nominato nel 1954 priore di Barbiana una piccola parrocchia di montagna nel cuore del Mugello. Quando vi arriva non ci sono strade, mancano acqua e luce e non c’è nemmeno la scuola. Don Milani trasforma radicalmente quell’ambiente e la “sua” scuola di Barbiana, frequentata dai figli dei contadini, diventa un luogo collettivo dove la regola principale è quella di condividere: chi sa di più deve sostenere chi sa di meno. Sostiene che “il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”. Adotta il motto “I care”, letteralmente mi importa, mi interessa, ho a cuore, contrapposto al “Me ne frego” dei fascisti. La frase riassume tutte le finalità educative di una scuola orientata ad una presa di coscienza civile e sociale. Nel 1967 esce il libro “Lettera a una professoressa scritto da Don Milani insieme ai suoi ragazzi. Il testo è un atto di accusa contro la scuola di allora giudicata classista e con atteggiamenti vessatori verso i poveri. Secondo il priore di Barbiana, la scuola pubblica va completamente ridisegnata, ad ogni ragazzo deve essere garantito il sapere di cui ha bisogno e poco importa del voto anzi non bisogna bocciare, quello che conta è garantire un livello di apprendimento uguale per tutti. Don Milani muore a 44 anni il 26 giugno del 1967 a causa di una grave malattia e come aveva chiesto, viene seppellito nel piccolo cimitero di Barbiana con i paramenti sacri e gli scarponi da montagna. Ci resta la sua lezione basata sull’importanza dello studio che non serve solo per un lavoro migliore, ma soprattutto per capire, ogni ragazzo deve farsi largo nella vita e deve partire avendo le stesse opportunità e ci resta l’attualità del suo pensiero. La professoressa Milena Santerini sostiene che oggi: “dobbiamo chiederci chi sono i bambini, adolescenti e giovani della scuola di Barbiana. Ieri venivano dalle montagne del Mugello mentre adesso sono i figli di famiglie immigrate, che non sono ancora italiani, nonostante siano nati o cresciuti qui e stiano frequentando le nostre scuole. Una legge che dia la cittadinanza a chi è nato in Italia e a quelli che hanno frequentato la scuola, di cui ancora aspettiamo l’approvazione, sarebbe un grande omaggio a don Milani che oggi direbbe: l’Italia ha un problema, gli italiani che perde”.