Legambiente Campania: tanti dubbi e molte domande sul Dl Campi Flegrei

Oggi in audizione in commissione Ambiente alla Camera. Anna Savarese, direttivo Legambiente Campania- il nostro auspicio affinché si superi ad horas l'anomalo trattamento riservato ai tre complessi vulcanici presenti in Campania

0
480

Legambiente Campania nel pomeriggio è stata ascoltata in audizione in commissione Ambiente alla Camera in merito al  disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140, recante misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei.

In premessa Legambiente Campania ha evidenziato la necessità che l’attuale emergenza deve essere affrontata in maniera differente dalle precedenti (1970-1972, 1983-1984) che hanno comportato varie criticità. In primis le delocalizzazioni prima a Toiano e poi a Monteruscello hanno avviato l’espansione senza soluzione di continuità di Napoli verso la zona flegrea: in questi 50 anni ⅕ dell’incremento demografico della Provincia di Napoli (ca. 280.000 abitanti) si è concentrato nell’area tra Pozzuoli e Quarto e aumenta  se includiamo gli altri comuni della zona rossa e gialla, grazie soprattutto all’esponenziale crescita di Giugliano; nei Campi Flegrei le scelte operate in questi 50 anni hanno di fatto favorito anche un altro grave fenomeno, l’abusivismo edilizio e delle lottizzazioni che, oltre alle evidenti implicazioni di carattere etico connesse all’illegalità, ha aumentato fortemente il carico insediativo dell’area e quindi aggravato il rischio. D’altra parte, l’edilizia abusiva risulta più vulnerabile (materiali di scarsa qualità, tecniche e modalità costruttive inidonee, ecc.), mentre le lottizzazioni abusive comportano seri problemi per le evacuazioni perché raramente rispettano parametri urbanistici atti a garantire l’adeguatezza delle reti infrastrutturali. Ciò è avvenuto in assenza di una pianificazione di area vasta (il PTCP della provincia di Napoli, oggi PTM) in mancanza di una pianificazione locale organica e coordinata, con grandi ed estesi episodi di abusivismo sia nell’edilizia che nelle lottizzazioni.

“Abbiamo evidenziato- commenta Anna Savarese, direttivo Legambiente Campania– il nostro auspicio affinché si superi ad horas l’anomalo trattamento riservato ai tre complessi vulcanici presenti in Campania, che sebbene classificati pariteticamente come “quiescenti”: Vesuvio, Campi Flegrei e Isola d’Ischia non hanno ricevuto le stesse attenzioni rispetto alla perimetrazione, al piano di emergenza e alla riduzione (legge) dell’incremento del carico insediativo. Come riteniamo fondante nella gestione del rischio vulcanico/sismico (ma in generale di tutti i rischi ambientali) si approcci in chiave integrata e sinergica nell’individuazione di una combinazione di interventi/attività di carattere strutturale/materiale e non strutturale/immateriale.”

Nel dettaglio Legambiente ha evidenziato che le aree oggetto del Decreto 140 sono primariamente aree classificate come zona rossa in termini di rischio vulcanico, considerando che la fenomenologia bradisismica è una delle manifestazioni (secondaria) della fenomenologia vulcanica (primaria), occorre tenere in conto che l’approccio preventivo fondato sul recupero e sulla riqualificazione del patrimonio edilizio è invece nel novero delle strategie appropriate per fronteggiare il rischio sismico. Invece si deve necessariamente fare riferimento ad una strategia di prevenzione propria del rischio vulcanico. Questa, va ragionevolmente riferita ad una gestione ordinaria (medio-lungo termine) nell’ambito della quale assume carattere preminente la pianificazione della delocalizzazione in zone non vulnerabili. Diversamente laddove viene appurata la vulnerabilità sismica di un edificio, quale unica ragionevole efficace risposta nel breve termine risulta l’allontanamento/evacuazione, nelle more anche di un eventuale intervento di mitigazione sismica. Inoltre, nella verifica di vulnerabilità degli edifici privati occorre registrare se essi sono stati costruiti abusivamente o se per essi sia stata presentata domanda di sanatoria, soprattutto in funzione delle scelte di intervento successive che devono necessariamente contemperare la preventiva disamina della richiesta di sanatoria. Inoltre, in merito alla necessità di un piano di comunicazione per l’emergenza bradisismica si evidenzia una carenza della pianificazione della gestione del rischio vulcanico di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 giugno 2016.

E’ prioritario- prosegue Anna Savarese di Legambiente Campania- in merito alla necessità di effettuare una verifica della funzionalità delle infrastrutture di trasporto e degli altri servizi essenziali per le evidenti carenze, deve indurre a cessare la oramai quarantennale attività commissariale ex Art. 11, comma 18, della legge 887/84, che avrebbe dovuto già da tempo assicurarla. Un commissariamento che  dura da 40 anni e che sin dalla prima nomina del  Presidente della Regione, Antonio Fantini è stata ereditata da tutti i successivi presidenti della Regione. Un commissariamento che pone tante domande e molti dubbi: a fronte dei 130 miliardi di lire (ca. 67 Meuro) assegnati per la realizzazione del Piano Intermodale nel 1985 al 31.12.2015 risultano essere stati spesi ca. 1,1 Miliardi di Euro di cui solo circa il 12% destinato alle opere “viarie” realmente utilizzabili come vie di fuga. Ciò ad oggi senza aver risolto le criticità connesse alle vie di fuga dai comparti urbani, dovute a strettoie, gimcane, pochi sottopassi di attraversamento delle linee su ferro, inidonei per larghezza ed altezza. Tuttora risultano avviate opere e altre programmate, altre non ancora realizzate, tutte svolte in un regime di straordinarietà e quindi con procedure semplificate e spesso con deroghe ai vincoli sovraordinati e senza recepire le novità sopraggiunte nella normativa sugli appalti. “Riteniamo necessario- conclude Anna Savarese, direttivo Legambiente Campania– chiudere definitivamente questa vicenda, ma non con una pietra tombale, bensì con una valutazione circostanziata dell’efficienza ed efficacia dell’attività svolta e delle responsabilità amministrative e gestionali. Ciò al fine di evitare che si possa ancora in futuro distogliere l’uso di risorse economiche destinate alla sicurezza dei cittadini per finalità secondarie, al confronto opinabili. Auspichiamo che nella gestione di questa nuova emergenza, è necessario un processo trasparente e  partecipativo della cittadinanza attiva e c si focalizzi l’attenzione sulla sicurezza degli abitanti, integrando nella pianificazione territoriale la gestione dei rischi, attraverso la riduzione del carico insediativo, azzerando il consumo di suolo e contrastando le spinte speculative che troppo spesso tendono a trarre profitto dagli eventi calamitosi.