L’Irpinia, il cinema e la cultura che non c’è

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L’analisi di Tordiglione

 

Tutto comincia con un messaggio di  facebook indirizzato a Pino Tordiglione.
“Buonasera Pino, come stai? Ti ricordi di me? Sono Rebecca. Ti disturbo per chiederti un favore. Sto scrivendo la tesi magistrale sulla situazione economica, e non solo, del cinema in Irpinia. Mi farebbe piacere se mi dessi una tua opinione proprio su questo argomento, in base alla tua esperienza da regista e alle tue collaborazioni, sicuramente volte anche alla rivalutazione del territorio oltre che alla passione per questo settore. Mi farebbe piacere inserire questa tua testimonianza nella tesi. Grazie ancora. Rebecca”.
 
Beh, davvero una gran bella domanda la tua, Rebecca, e sicuramente non di semplice risposta perché racchiude diversi aspetti concatenati. Mi chiedi sulla situazione economica del Cinema e non solo, in Irpinia.
Intanto glisso di proposito sul “non solo” e mi limito al Cinema che è la mia passione come lo è la mia terra.
Vedi, tu imposti la domanda come se dessi già per scontato che in Irpinia ci sia Cinema. Ma di fatto ti dico che non si fa Cinema, e non solo Cinema, in Irpinia. Nel modo più assoluto. Parlo di quello vero, naturalmente. E questo è un vero peccato perché le potenzialità e i presupposti ci sarebbero tutti.
E ti spiego, secondo il mio punto di vista, il perché non si fa. Vedi, Rebecca, per fare Cinema si presuppone si faccia Innanzitutto Cultura, e Cultura del Cinema. Ma basta guardarci intorno; ci basterebbe spolverare un po’ di quella coltre di provincialismo bigotto a tutti i costi, per vedere che di fatto in Irpinia (e non me ne vogliano i ben pensanti irpini tout court) di fatto non c’è Cultura, la vera Cultura intendo, perché si è perso il legame con la Storia di questa provincia. E con quelli che l’hanno resa grande. Parlo di letterati, scrittori, politici. E di cineasti, di grandi cineasti. Oggi c’è una pseudocultura, intimamente legata e dipendente dalla sfera politica. Basta guardare alla città di Avellino com’è oggi: senza più identità, anche urbanisticamente. Senza più i suoi monumenti, senza più la sua storia. E in questa situazione di decadenza non si può certo parlare di Cultura. Tantomeno cinematografica. Esiste però uno strano fenomeno: quello che io chiamo “Cinema di corporazione” con ”registi di corporazione”, per “iniziative di corporazione”. Mentre fa fatica, grande fatica il Cinema indipendente.
Si scrive tantissimo in Irpinia, ma di fatto si fa solo opinione di corrente. Tranne pochissimi casi, nessuna proposta concreta. Nessuna critica; nessuna idea innovativa. Nessuna proposta, nessuna storia originale.
Parole, ma non fatti concreti. Eppure sarebbe così semplice! Certo ci sono sparuti tentativi di cambiare le cose: movimenti, associazioni, iniziative. Ma se non armati di buone intenzioni restano soli e isolati, e quindi destinati a scomparire a meno che non divengano macchine attira-fondi e dunque si leghino al carrozzone di turno. E’ amara e pessimistica la mia visione, lo so. Ma credimi, t’assicuro che è così.
Tutto sta a voler guardare sotto il tappeto di facciata. Oggi l’Irpinia è fatta di presuntuoso vuoto Culturale; di invidia. È fatta di pressapochismo e di inerzia. Il contrario della Cultura, che invece è vitalità assoluta; spazio, laboratorio. Ti faccio un solo esempio: se ci fosse davvero sete di Cultura e ripeto di vera Cultura, non spunterebbero come i funghi, e mi limito al Cinema, i piccoli festival d’ogni tipo come la sagretta o la fiera di paese, piccoli e fra l’altro infondati, perché senza un vero retroterra motivazionale e in competizione fra loro. Invece di pensare, come secondo me si dovrebbe, a un unico grande evento cinematografico provinciale! Basta guardare a quello che poteva essere ma non è: il Laceno d’Oro.
C’è bisogno al contrario di un Evento che davvero sia motore di crescita e di sviluppo economico per l’intera provincia. E che raccolga e unisca tutte le forze più vive e ferventi del territorio perché possa davvero presentarsi in elegante livrea agli occhi del mondo.
Si è visto ad esempio il risultato all’Expo, col Padiglione Irpinia: checché si dica, non certo un successo. E quando un’economista, la professoressa Milano docente all’ateneo genovese, ha tentato di spiegare criticamente i motivi, le hanno dato addosso colpiti nell’orgoglio di irpini: questo atteggiamento non giova certo all’Irpinia né agli irpini. Io che come tanti ci sono nato e cresciuto, e ho deciso di viverci in questa terra perché fa parte di me, conosco bene l’Irpinia e per il mio lavoro la giro tantissimo. Ma conoscerla non intendo girarla in lungo e in largo con gli amici, non solo questo, ma entrarci empaticamente in sintonia come si fa con le persone.
Per conoscerla bisogna capirla in ogni suo piccolo aspetto. Soltanto così si scopre che questa terra è ricchissima: di luoghi, di paesaggi, di Cultura e di Tradizioni millenarie sempre vivide. E di una Enogastronomia che potremmo definire antropologia, tanto è strettamente ad esse legata.
Il grande pensatore francese Serge Latouche, che tanto ha pure amato la Campania e l’Irpinia, parlava di “Felicità dell’Economia” e di quanto auspicasse poter misurare la Felicità così come si misura l’Economia. Oggi l’Irpinia è economicamente triste, anche dal punto di vista delle Arti e della Creatività: anche dal punto di vista del Cinema, pur avendo tutte le carte in regola per diventare volano di una Nuova era economicamente felice proprio legata al Cinema. Perché il Cinema offre una doppia, anzi una tripla opportunità: produce Entertainment. Funge da booster culturale e sociale per argomenti più vari, come l’ambiente, il sociale, la denuncia, o semplicemente una bella storia. Innesca meccanismi economici, che possono essere segnali importanti, creando indotti, figure professionali e via dicendo. Ma potenzialmente è in grado di operare come Attrattore turistico. E l’Irpinia è un’ottima candidata in tale senso, se soltanto ci si svestisse del provincialismo di facciata post-industriale, figlio degli anni ’80, e si cominciasse a guardare con umiltà indietro: alle radici di questa terra e alle sue vocazioni primarie. Si scoprirebbe che abbiamo un giacimento a cielo aperto di immensa ricchezza, e non lo vediamo…L’Acqua ad esempio. L’Irpinia non ha bisogno di strane entità…ha necessità di sognare, di pensare in grande, al limite dell’utopia. Per far questo gli uomini, quelle strane entità si svestano dai sudici abiti di “prenditori” e indossino quelli puliti di “imprenditori”.  E’ la Cultura deve, imperativo, assumere  un ruolo chiave in questa Provincia. Chi sostiene che con la Cultura non si mangia è il più grande orifizio del Pianeta.
Per una seria Economia e una reale crescita, in Irpinia esiste una potenziale, concreta trinità: Cultura, Cinema,  Turismo. Vedi Rebecca, in linea generale nell’Industria cinematografica italiana non si registra, dati alla mano, un picco in discesa di domanda quanto, piuttosto…la domanda di attivare forme nuove. Stimola dunque una ricerca continua. Una continua esplorazione in cui l’Irpinia ci va naturale di suo. E ti spiego il perché: se guardiamo bene, il Cinema italiano ancora attualmente, e aggiungo per fortuna, si distingue da quello americano, più orientato all’industrializzazione e al Business; mentre il Cinema italiano resta un “Cinema di bottega”, legato all’Arte all’artigianato, in un certo senso, attento alla composizione delle immagini, per esempio; ai dialoghi, a creare soluzioni. In una sola parola a restare Arte. E per questo alla Creatività che lo rende un unicum. E l’Arte è l’unica Espressione attraverso cui leggere la Bellezza. Non per niente siamo il Paese più bello al Mondo e col maggior numero di esempi di una Cultura universale e variegata, che abbraccia ogni forma del pensiero umano. Per queste importanti ragioni il Cinema italiano ed europeo resta una molla fondamentale di “Economia Culturale”. Anche per l’Irpinia. In Irpinia Turismo e Cinema vanno naturalmente a braccetto, dicevo: si pensi ad esempio, alle opportunità che può offrire il Cineturismo, o quella originale idea appena nata che unisce il Cinema a un aspetto in questa terra essenziale come la Enogastronomia, a sua volta inscindibile dalla Tradizione e al Folklore.
Ma in tutto questo bisogna crederci, volerlo fortemente e soprattutto farlo per Amore, solo per Amore, per dirla col grande Pasquale Festa Campanile e accostarsi col passo dell’Umiltà, non per ambizione di palcoscenico. Per ora, purtroppo, tutto questo non c’è ancora, e l’Irpinia resta ai margini anche per una Cultura cinematografica. Auspico che qualcosa possa cambiare con la nuova legge regionale che recentemente è stata approvata, grazie anche ai miei suggerimenti, e con i primi fondi che la Regione ha stanziato, augurandomi  al contempo che non ci sia chi voglia fare la parte del “macina tutto” ma che siano approvate le idee valide a prescindere. Ma temo già che accada il contrario. Se ti leggi il bando del cinema, l’ultimo, della Regione Campania, ti accorgerai che pongono una serie di paletti finanziari alle società di cineasti indipendenti (dimostrare che hai soldi in banca per coprire le spese, esibizione di polizze fideiussorie finanziarie e tanti ostacoli burocratici) Ma se un giovane imprenditore avesse disponibilità liquide non chiederebbe certo un sostegno alla Regione. O si e pazzi o furbi. Delle due l’una. Chi ha scritto il bando non ha pensato minimamente alle società di produzione campane. Tutt’altro.  Si percepisce che non conosce il Cinema. A proposito vorrei citare un simpatico aneddoto che viene  recitato  sui set cinematografici dai produttori: “Forza ragazzi, il tempo è denaro. Noi non abbiamo né l’uno, né l’altro!”
Allora cara Rebecca, per un Cinema che resti Arte e non divenga merce, e guardi al Turismo con occhio attento verso territorio, Esso  non dovrà essere considerato consumer ma un bene da fruire; in modo da diventare un incentivo economico del territorio e creare, così, le fondamenta per quelle infrastrutture che accrescono di fatto la produttività del luogo senza inquinarlo, ma abbassando i costi e creando viceversa promozione e prospettive.
Fra Irpinia e Cinema potrebbe crearsi uno stupendo connubio: col territorio che si offre con i suoi Topos (come accaduto per le locations, ad esempio, per la Sicilia e la Puglia nell’ultimo film di Garrone “La storia delle storie” per intenderci; o per Matera Per Passion). Dobbiamo metterci in testa, in Irpinia, che lo sviluppo locale è sicuramente influenzato dagli investimenti produttivi, ma per fare investimenti non valgono iniziative isolate e anonime, fini a sé stesse o nate in fondo con ben altri fini. Serve, invece, il sentirsi appartenere a un’unica Anima.
Soltanto così il Cinema può essere per questo territorio uno strumento prezioso per una sostanziale crescita. Ma ora, ahimé, in Irpinia non c’è né Cinema né Crescita legata al Cinema. Ma solo un doveroso condizionale di speranza.
Tutto si conclude con lo stesso messaggio di Rebecca, 23 anni:
“Pino, hai scritto delle parole bellissime. Magari in altra sede avremo modo di parlarne. Sono pienamente d’accordo con la tua opinione, purtroppo viviamo in una realtà che non sa valorizzare nessun tipo di bene culturale o artistico. Manca la buona volontà, soprattutto da parte dei giovani e chi di competenza. Questa cosa fa tanta tristezza. Grazie di cuore per avermi dedicato il tuo tempo. Ne sono felice. Rebecca.”