M5stelle senza identità

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Il voto settembrino alle regionali ha segnato un fortissimo e diffuso ridimensionamento dei consensi del M5S. E ha trasformato una pentola già in ebollizione in una miscela esplosiva. La miccia è stata poi innescata dalla riscossa proclamata da Di Battista e dalla clamorosa presa di distanza di Casaleggio jr. La stessa riduzione dei parlamentari si risolverà un catastrofico boomerang, visto l’alto numero di uscenti che non saranno rieletti! Un frutto avvelenato della assenza di una strategia politica e della illusione di poter sopravvivere di rendita. Era facile prevedere che non poteva più bastare l’aperto disprezzo verso le istituzioni parlamentari quando in esse siedono ultra-comodamente ormai da anni tanti esponenti del Movimento. Questo dato sembra essere stato costantemente dimenticato dalla sua dirigenza. Nell’eccitare il furore popolare ad “aprire il Parlamento come una scatola di tonno”, è difficile poi far distinguere i presunti buoni dai cattivi! Il dramma che stanno vivendo la oscillante leadership M5S e i quasi trecento parlamentari non è la conseguenza di un destino cinico e baro. Bensì della incredibile serie di errori, di ritardi politici, di indecisioni e di contraddizioni di cui sono stati capaci di dimostrarsi artefici e protagonisti!

Il M5S è alla ribalta politica del Paese ormai da un decennio. E, come spesso accade in politica, quelli che nel periodo della trionfale ascesa del Movimento erano apparsi dei punti di forza, sono diventati delle pesantissime palle al piede. La mancanza di una identità politica precisa. L’avversione contro le grandi opere. Il tradito “uno vale uno”. La battaglia contro il clientelismo, smentita delle abbuffate di amici e compari negli apparati pubblici e negli staff ministeriali.

Diversi i fattori che hanno maggiormente inciso a distanza sulle (s)fortune pentastellate. La disordinata leadership collettiva, poi messa in crisi dalla scomparsa di Casaleggio sr. Il ruolo imprecisato ma incisivo dell’ ‘Elevato’ Grillo. Un capo politico nominato, privo di una vera legittimazione  democratica. E perciò esposto a un micidiale fuoco amico in caso di insuccessi. La mancanza di sedi collegiali di assorbimento dei conflitti. Gravi appaiono poi le responsabilità dell’ex capo politico Di Maio, preso dall’albagia del potere personale sull’intero Movimento ma nello stesso tempo troppo incline a favorire soluzioni di compromessi al ribasso. Essi hanno pregiudicato la possibilità di sciogliere i nodi politici più intricati. A sua attenuante la giovane età. A sua aggravante le tante dichiarazioni avventate (“abbiamo eliminato la povertà, l’impeachment a Mattarella) o le scelte contraddittorie fatte digerire ai recalcitranti parlamentari, scarsamente coinvolti nelle decisioni finali.  Atteggiamenti inammissibili in chi avrebbe dovuto imparare molto dalla sua precedente esperienza istituzionale di Vice-Presidente della Camera! Per un certo periodo, è sembrato anzi che Di Maio accettasse perfino un M5S ridimensionato purché a lui fedelissimo. Un sospetto avvalorato anche dal suo appoggio tiepido a Crimi, ora condito dalla improvvisa proposta di scegliere i prossimi candidati attraverso le segreterie regionali! Gli Stati Generali frettolosamente convocati per il 7-9 novembre saranno una conta e non una occasione di elaborazione di pensiero politico. Probabilmente sarà varata una sorta di segreteria collettiva. Difficilmente basterà a domare una base parlamentare ormai ridotta ad una palude di sabbie mobili! Anzicché incanalare la rabbia popolare di cui erano espressione verso proposte di governo coerenti, i grillini l’hanno anzi furbescamente alimentata, nella speranza che bastasse questo, a distanza, per tenerli saldamente in sella. Pia illusione! E ora si aggirano sperduti, quando ormai è trascorsa la ventiquattresima ora, l’uno contro l’altro armati, invocando gli Stati generali come l’atto risolutore della serie interminabile di errori commessi! Sarà molto difficile per l’attuale M5S contenere la formidabile onda d’urto di decine e decine di parlamentari destinati alla rottamazione. Inevitabile perciò il prezzo di ulteriori, consistenti abbandoni o addirittura di scissioni!

di Erio Matteo