Ma siamo davvero sprofondati nel qualunquismo? Certo, questa maledetta pandemia con la sua trasmissione di paura ci porta a cercare rifugi emotivi capaci di distrarci dalla realtà. Ma credo che a volte si esageri davvero. Mi riferisco alla favola-parabola di Diego Armando Maradona e alle conseguenze che la sua scomparsa ha determinato nella pubblica opinione. Sia chiaro: come tutti anche io ho provato un dispiacere enorme per l’addio prematuro di un vero genio del calcio mondiale. La sua storia raccontata in fiumi di paginate di giornali è di quelle che raggiungono la mente e il cuore non solo dei tifosi. Si intrecciano motivazioni sociali, come quella del riscatto del ragazzo di periferia, vissuto tra stenti e sacrifici, passando poi per una bontà infinita e una generosità da libro Cuore, per finire poi con la contaminazione con soggetti criminali dediti alla droga e alla ostentazione del potere malavitoso. C’è di tutto nel vissuto di questo eroe del popolo che ha scomodato in questi giorni sociologi, psicologi, intellettuali vari e soprattutto amanti del calcio. L’eco mondiale testimonia la grandezza dell’uomo, la sua genialità, l’imparagonabile valore del giovane ritenuto immortale. Credo che a Diego Maradona non sarebbe affatto piaciuto questo riconoscimento postumo lontano dalla sua solitudine e dall’ammissione dei suoi errori. Ne sono convinto. E’ per questo che, pur non intendendo fare il bastian contrario, ritengo eccessivo che la sua personalità diventi oggetto di feticismo. Lo dico pensando ai tanti morti in queste ore aggrediti dal Covid, medici, infermieri, anziani giovani, gente comune che attraversano i cancelli dei cimiteri in una straziante solitudine. Penso ai tanti volontari che si prodigano contro un invisibile mostro che non ha pietà per nessuno. Anche loro hanno una genialità oscura, ma solidale. Per tutti questi non ci sarà mai una strada che ricordi il loro sacrificio. Nessuno chiederà per loro la santità. E credo che Maradona, che in vita è stato criticato, sfruttato ed estromesso proprio da chi oggi lo osanna, sarebbe d’accordo.
di Gianni Festa