Milik salva il Napoli all’ultimo respiro, 0 – 1 a Cagliari

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CAGLIARI – NAPOLI 0 – 1

CAGLIARI: Cragno 6, Pisacane 7 (86’ Cigarini s.v.), Padoin 6,5, Romagna 7 (80’ Andreolli 5), Klavan 6,5, Ionita 6, Bradaric 6, Farago’ 5, Barella 7, Farias 5 (69’ Sau 5), Joao Pedro6 .
In panchina: Aresti, Rafael, Andreolli, Cerri, Cigarini, Dessena, Pajac, Sau
All. R. MARAN 6,5

NAPOLI: Ospina 6, Malcuit 6,5 (80’ Callejon s.v.), Ghoulam 6, Maksimovic 5,5 , Koulibaly 6,5 , Ounas 6 (71’ Insigne 5), Allan 5,5, Diawara 5 (62’ Mertens 7), Zielinski 5,5 , Ruiz 6, Milik 6,5.
In panchina: Karnezis, Meret, Albiol, Callejon, Hamsik, Hysaj, Insigne, Luperto, Mertens, Rog, Younes
All. C. ANCELOTTI

Arbitro: Doveri di Roma 5,5
Assistenti: Lo Cicero e Ranghetti.
Quarto uomo: Serra
VAR: Mariani – AVAR: Marrazzo
Marcatori: 91’ Milik

Note: terreno in ottime condizioni in una giornata tipicamente invernale. Spettatori presenti circa 15mila con rappresentanza ospite intorno alle duecento unità. Ammoniti: Padoin (C) e Sua (C) per gioco falloso, Maksimovic, per condotta antisportiva ed Insigne per proteste. Calci d’angolo 10 a 2 per il Napoli. Recuperi: 2’ e 7’.

CAGLIARI. Santo Arkadius è ancora una volta il Messia per il Napoli, ed è una consuetudine che sui tanti palloni che raggiungono la sua testa ed i suoi piedi, solo gli ultimi risultano decisivi per il risultato: è accaduto a Bergamo ( risultato positivo), all’Anfield (maledetto Allison) e ieri alla Sardegna Arena ( vittoria sudatissima) con una punizione dal limite che ha ricordato i famosi colpi ad effetto di Mertens ed Insigne. Una partita che non ha entusiasmato, vuoi per le scorie soprattutto psicologiche del dopo Liverpool, vuoi, forse, per l’eccessiva fiducia nei propri mezzi anche alla luce della difesa rabberciata degli isolani che dovevano fare a meno dei titolari Ceppitelli e Srna, e di un attacco del Cagliari senza dei punti di riferimenti, registrando le defezioni di Pavoletti e Cerri, tandem offensivo caro a Maran. E la continua delusione di un centrocampo che è sembrato avere poche idee, Diawara lento e timoroso, Allan che accusa la stanchezza dovuta ad un dispendio di energie nella prima parte della stagione, Zielinski che non trova una posizione adeguata per lui, nonostante abbia potuto godere, sul lato sinistro, della spinta di Ghoulam . L’aver sistemato Ruiz alle spalle dell’attaccante polacco ha dato scarsi frutti, perché l’eccessiva insistenza nel dribbling, accoppiata ad un movimento poco veloce nel momento in cui decide di concludere, non è sembrata una scelta azzeccata da parte dell’allenatore partenopeo. Una serata che aveva già dato il segnale di difficoltà dopo il primo tempo: poche conclusioni, Cragno impegnato solo in una occasione, mentre il Cagliari, ragionando e trovando a centrocampo degli elementi capaci di pressare gli uomini di Ancelott, ha azzardato alcune sortite che potevano anche far capitolare l’undici azzurro, rimasto imbattuto soprattutto grazie all’onnipresente Koulibaly, ormai acclarato leader della squadra ( anche nel finale di gara quando il nervosismo per le continue perdite di tempo dei rossoblu si faceva sentire, ha dispensato calma e invitato i compagni a ragionare). Ounas , insieme a Malcuit hanno potuto godere di libertà lungo il settore destro dell’attacco del Napoli ed a hanno cercato di far partire da quella fascia i cross per raggiungere Milik in area , ma i risultati sono stati scarsi, infatti al 9’ conclude dalla distanza con poca difficoltà per Cragno, poi all’11’ su un suo errore parte il contropiede e Farias conclude trovando la ribattuta di Maksimovic , si avventa sulla sfera Faragò che evita Koulibaly ma trova la respinta, sul tiro da distanza ravvicinata, di Ospina. Buone le iniziative di Ounas ma poca collaborazione dei compagni, e i primi 45 minuti terminano con un’azione pericolosa del Cagliari, partita da Bradaric e completata da Joao Pedro con un assist per Faragò, che a colpo sicuro da pochi passi trova sulla strada del gol il corpo di Ospina che blocca ( la posizione è di netto fuorigioco e se avesse realizzato il VAR avrebbe fatto appieno il suo dovere ). Nessun cambio e ripresa che inizia con gli stessi ventidue, ed i primi dieci minuti vedono un Napoli arrembante, con calci d’angolo a ripetizione, anche con Ghoulam che tenta la sortita dalla bandierina, ma Cragno riesce a respingere, mentre poco prima Malcuit, bella ed efficace la sua prestazione, sia in difesa che in fase offensiva, che con un coast to coast si porta il pallone da un’area all’altra, per poi servire la sfera a Ruiz che di piatto manda a lato da posizione favorevole. Ed il Cagliari comincia ad accusare la stanchezza, situazione che si è verificata quasi sempre in tutti i secondi tempi delle partite disputate dal Napoli, con gli avversari che non riescono a tenere il ritmo degli azzurri e calano alla distanza: al 50’ Milik in area avversaria tira fuori, al 63’ da una respinta di Koulibaly parte il contrattacco con il polacco che fugge sulla sinistra , entra in area e sulla potente conclusione in diagonale trova la respinta del portiere avversario. Sembra imminente la marcatura per gli atleti di Ancelotti, ma Cragno si oppone nuovamente a Milik, al 63’ , mentre al 68’ è la traversa a salvare gli isolani sempre su inzuccata del centravanti. Sull’unico errore da parte dei difensori napoletani, nasce l’unico pericolo per la porta difesa da Ospina, con Farias che colpisce di testa sul cross di Pisacane, napoletano di origine, ma non è precisa la mira del cagliaritano. Il finale si preannuncia caldo, da un lato per le continue interruzioni, vuoi per i crampi avvertiti dai calciatori, quelli di casa, vuoi per le notevoli energie consumate, mentre per gli azzurri si avvertivano i problemi legati ai dieci punti di distanza dalla Juventus in classifica, che si profilavano all’ombra del pareggio. I falli e le ammonizioni si susseguivano, ma il buon Doveri garantiva sul pieno recupero del tempo perso e nei sette minuti che il quarto uomo decretava prima del fischio finale rinfocolavano le ultime speranze di agguantate la vittorie ed era il solito Mertens che si caricava, anche perché fresco dal punto di vista atletico, la squadra sulle spalle, prendeva una palla a metà campo e si involava verso l’area avversaria, lo affrontavano in tre, Barella colpiva il pallone, ma Andreolli lo scalciava, determinando un calcio piazzato che Milik con una parabola di rara bravura, superava barriera e portiere. Il sogno di recuperare continua, ma c’è necessità di far giocare un undici più concreto e più tecnico: ogni passo falso può significare un addio ad un sogno cui nessuno vuole rinunciare.

Adriano Mongiello