Nicola Melisci, il fante eroe della Grande Guerra

La ricostruzione storica della drammatica ed epica vicenda del soldato nato a Pietradefusi il 7 ottobre 1894

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di Carmine Clericuzio

Per rafforzare i reparti del Regio esercito italiano nel corso della Grande Guerra, giovani ragazzi vennero sradicati dai propri paesi d’origine, per poi ritrovarsi in una tragica realtà che avrebbe orrendamente segnato la storia del Novecento. La Prima guerra mondiale fu per loro un terribile supplizio, guidati in quella inspiegabile carneficina da inadeguati vertici militari, come la storia ha poi inequivocabilmente accertato. L’inferno della prima linea poteva però accrescere il senso di fratellanza e di solidarietà, fino a mettere a repentaglio la propria esistenza per difendere i compagni. E si tinse di questi risvolti la drammatica ed epica vicenda del fante Nicola Melisci, nato a Pietradefusi il 7 ottobre 1894. Di professione muratore, così come riportato sul foglio matricolare, viene chiamato alle armi il 10 dicembre 1914 e quattro giorni dopo è inviato al 32° Reggimento Fanteria, che unitamente al 31° formava la Brigata Siena.
L’Italia entra in guerra il 24 maggio 1915 e viene aggregato il giorno 31 al reparto “zappatori”, un contingente addetto a scavi e costruzioni. Il primo giugno 1915 la Brigata Siena parte da Napoli per raggiungere il fronte in Friuli e il reggimento di Melisci si posiziona il giorno 5 a Castelnuovo, nel Comune di Sagrado in provincia di Gorizia. L’esercito austriaco aveva già predisposto una linea difensiva tra l’Isonzo e la dorsale carsica e le truppe italiane avviano una serie di tentativi per forzare quel settore. Si susseguono sanguinosissimi scontri, in molti casi pianificati con incomprensibile superficialità, sotto il profilo tattico e logistico, dal comando supremo “dominato” dal generale Luigi Cadorna. Quei tentativi furono accompagnati da un sacrificio umano dalle proporzioni devastanti: si dissanguarono le brigate Siena, Bologna, Sassari, Brescia e reparti di bersaglieri. Anche Melisci perde la vita in battaglia, come riportato sul documento matricolare: «Morto il ventisette giugno 1915 a Castelnuovo in seguito a ferite d’arma da fuoco. […] Verificato, lì 31-3-1916».
Sulla data della morte non vi è, però, un’assoluta univocità. Se si considera il 27 giugno, essa è avvenuta durante la prima battaglia dell’Isonzo, quando i due eserciti si fronteggiarono dal 23 giugno al 7 luglio. La Brigata Siena si posizionò presso San Pietro dell’Isonzo – rotabile di Ronchi e riuscì ad espugnare importanti e strategici trinceramenti, ma il tributo di sangue fu altissimo: oltre millecinquecento morti, dei quali sessantuno ufficiali. Lo stesso giorno è riportato nell’estratto di morte del Ministero della Guerra, poi trascritto e inviato dal Municipio di Pietradefusi il 7 giugno 1918 al Comitato Nazionale per la Storia del Risorgimento. Questo documento è conservato presso il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano di Roma. Di seguito uno stralcio dell’estratto: «[…] Nel Registro degli atti di morte, in tempo di guerra del 32° Reggimento Fanteria a pagina 48 ed al numero 46 d’ordine trovasi inscritto quanto segue: L’anno millenovecentoquindici ed al ventisette del mese di Giugno nella località Castelnuovo mancava ai vivi alle ore tredici in età d’anni ventuno il soldato Melisci Nicola della quarta Compagnia al N° 5380 di matricola, nativo di Pietradefusi, Provincia d’Avellino, figlio di Faustino e di Cillo Giuseppa, celibe, morto in seguito a ferite d’arma da fuoco, sepolto a Castelnuovo […]».
Però in altri atti compare il mese di luglio, a partire dalla concessione “motu proprio” del re della medaglia d’argento al valor militare alla memoria, per aver sacrificato eroicamente la propria vita onde evitare che la deflagrazione di una granata colpisse un suo diretto ufficiale, provvidenzialmente protetto dalla sua imponente mole, di «metri 1,89 ½» come risulta dal foglio matricolare. L’onorificenza gli fu conferita il 16 dicembre 1915 con la seguente motivazione: «Sentendo il sibilo di una granata nemica, faceva scudo del proprio corpo al suo ufficiale, e, colpito al petto ed alla testa dalle schegge della granata scoppiata pochi metri lontano, restava ucciso, salvando la vita del suo superiore. Castelnuovo, 18 luglio 1915».
Quest’ultima data segnò l’inizio della seconda battaglia dell’Isonzo, chiamata anche battaglia di San Michele, che si concluse il successivo 3 agosto. Il comando supremo aveva spregiudicatamente deciso di sferrare continui attacchi frontali senza il necessario supporto dell’artiglieria, che finirono per infrangersi contro le posizioni ben nascoste degli austroungarici, i quali falciarono con il fuoco delle mitragliatrici la fanteria italiana, che divenne anche bersaglio di una pioggia inarrestabile di granate. Solo la Brigata Siena perse sul campo oltre ottocento uomini, di cui trentadue ufficiali.
La circostanza che Melisci fosse morto nel corso della seconda battaglia dell’Isonzo trova una parziale conferma in un breve articolo apparso su “Il Mattino” di Napoli, nell’edizione del 26-27 aprile 1916. Il giornale pubblicò una foto del fante irpino e la motivazione dell’onorificenza, ma nel testo venne riportato solo il mese di luglio, mentre non è segnato il giorno preciso: «Vittime ed eroi. Melisci Nicola da Pietradefusi (Avellino) soldato di Fanteria. Bello d’aspetto, esuberante di forza e di giovinezza il… Luglio u.s. […]
S. M. il Re concesse motu proprio a questo eroe la medaglia d’argento al valor militare».
Ma la data “ufficiale” sembra essere quella del 27 luglio, come si legge a pagina 424 del Volume VI – Campania II dell’Albo d’Oro dei Caduti della Prima guerra mondiale: «Nicola Melisci Soldato 32° reggimento fanteria, nato il 7 ottobre 1894 a Pietradefusi, distretto militare di Avellino, morto il 27 luglio 1915 sul Monte San Michele per ferite riportate in combattimento.»
Un luogo di inumazione, ossia Castelnuovo, viene menzionato solo nell’atto di morte. Difatti, consultando database e motori di ricerca predisposti dal Ministero della Difesa, non risulta alcuna indicazione specifica. È probabile che dopo una sepoltura improvvisata nei pressi della zona dove aveva avuto luogo il combattimento, le spoglie siano state traslate in uno dei sacrari militari edificati negli anni successivi e poi contrassegnate con la straziante denominazione di “Ignoto”, un penoso destino che coinvolse oltre centomila soldati italiani. Pietradefusi gli ha dedicato l’intitolazione di una piazza nel borgo antico e l’aula magna dello storico Liceo Classico “Dionisio Pascucci”, fondato nel 1911 e sito nella frazione di Dentecane, dove nel 1922 fu edificato un monumento commemorativo in ricordo dei soldati del paese caduti nel corso del conflitto.