Operai della Lioni – Grottaminarda: “Quasi da tre mesi senza stipendio”

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Due mesi senza stipendio, e sta maturando il terzo, assenza di mezzi e cantieri non riaperti, di questo hanno discusso ieri mattina gli operai impegnati nella realizzazione del tratto Lioni – Grottaminarda della via dei due mari.
Ieri mattina si sono riuniti in assemblea per chiedere, appunto, «perché non partono i cantieri?». Lavoratori e sindacati si sono ritrovati presso uno dei cantieri  della Strada Lioni – Grotta, e più specificatamente in località la Quarta di Frigento.  Ed hanno sollevato  alcuni dubbi. A cominciare dal chiedere perché  nonostante l’inaugurazione della ripresa dei lavori che si è svolta a metà dicembre, i cantieri  sono praticamente fermi. E soprattutto i mesi arretrati che devono ancora ricevere. Oltre al fatto che, come denunciano, allo stato nei cantieri non c’è materiale e nessun confronto con le imprese. Ricordiamo che il 16 dicembre, la Regione che ha preso in carico l’opera, aveva inaugurato con la presidente del Consiglio regionale, Rosa D’Amelio, la ripresa dei cantieri, ma da quel momento ad oggi, poco si è mosso.
Allo stato, denunciano i lavoratori, c’è solo un cantiere in cui ci sarebbe vita, ma riguarderebbe solo un movimento terra. Gli operai, molti provengono da fuori provincia e quindi devono affrontare  diverse spese, c’è chi viaggia, chi invece è in fitto nei Comuni irpini, e tutto a proprie spese. E senza ricevere stipendio diventa tutto più difficile. La domanda posta dai lavoratori è: «prima sembra che il problema fosse il governo, ora è subentrata la Regione ma i lavori non sono ancorapartiti, e allora che succede?». A questo punto si immagina di chiedere  l’istituzione di un tavolo presso la Regione per dirimere la questione. Ma bisogna  mettere al corrente di tutto ciò appunto la Regione. e sembra che in chiusura dei lavori i sindacati abbiano contattato i vetrici regionali per organizzare appunto un confronto. Si rende necessario perché gli operai lamentano condizioni fisiche allo stremo. Dicono di essere vicino allo stress, fisico ed economico. Temono di correre il rischio dell’altra volta, quando cioè sono rimasti sei mesi senza stipendi a causa del blocco dei lavori. E intanto senza risposte adeguate si valutano anche altre forme di protesta, magari anche più eclatanti.