Pd campano senz’anima

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Alla direzione pd lo sceriffo- governatore ha dato una ulteriore dimostrazione della sua vocazione teatrale di cattivo gusto deridendo la sindaca di Roma. Eppure, di motivi per riflessioni ben più serie – per sè e per il suo partito – ne avrebbe avuto a iosa. Il pd napoletano è uscito dalle urne impoverito nei voti. E il partito campano é apparso senza un’anima. Senza un gruppo dirigente coeso, autorevole e rappresentativo. Insomma, un partito che sopravvive soprattutto grazie al suo essere una federazione di piccoli potentati locali. Spesso in lotta fratricida tra di loro. Questo stato di profondo malessere viene da lontano. E i vari commissariamenti del pd napoletano si sono rivelati insufficienti a garantire una coesistenza pacifica tra correnti sempre più scarse di voti e perciò sempre più litigiose. E’ mancata soprattutto una vera ripresa di iniziativa politica sui giganteschi problemi di Napoli e della Campania. E non è cresciuto alcun gruppo dirigente capace di impegnarsi seriamente al servizio della città e della regione. Il fatto che Bassolino abbia tentato di tornare a galla, a distanza di tanti anni dal suo crollo politico e di immagine per gli scandali della "monnezza" e delle sovrattasse e go-go, la dice lunga sul nulla politico creato dal Pd nella nostra regione. Di questo vuoto pneumatico é stata dimostrazione la candidatura, tutta interna alle logiche correntizie, della scialba e poco rappresentativa orfinianana Valente. Nè fa eccezione la controversa figura dello sceriffo – governatore De Luca, un misto di chiacchiere, di prepotenza e di disinvoltura amministrativa fattosi potere politico regionale! Nel pd campano c’è ormai una geografia frastagliatissima, con riferimenti nazionali solo nominali. Cacicchi, vassalli, bande di galoppini, gruppuscoli organizzati sono pronti a scannarsi fra di loro per lembi di territorio, talvolta di uno stesso Comune, pur di soddisfare le loro brame politiche o economiche.
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Impietosamente Aldo Trione ha sottolineato che quella subìta a Napoli dal Pd " é una sconfitta della legalità prima ancora che politica, culturale e strategica dell’intero Partito democratico" . Troppi i segni del progressivo decadimento morale e polltico del tessuto del partito. Le fila di ignari cinesi ingaggiati per le primarie di qualche anno fa. Il mini- rimborso ai votanti delle ultime. Le liste (e i voti!) degli ex cosentiniani accettati da De Luca alle regionali. Poi le pesantissime inchieste giudiziarie (per aiuto alla camorra e per corruzione di un giudice) che hanno coinvolto importanti dirigenti regionali Pd. Quindi l’alleanza con Verdini (pluri-rinviato a giudizio) e con Ala, nelle cui liste c’era perfino il figlio di un boss! Infine, qualche giorno fa, il fermo del vice-segretario Pd di Marcianise accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. La progressiva rinuncia ad ogni frontiera morale prima che politica richiederà una lunga e vasta opera di ricostruzione. Troppi gli errori della classe dirigente locale e regionale, ma anche tante le sottovalutazioni e le scelte sbagliate della leadership renziana. Gli appelli provenienti dall’interno del partito e dalla società civile sono stati ignorati. Essi segnalavano l’allontanamento del pd dalla realtà dei cittadini e la sua crescente disinvoltura morale, fino all’alleanza con elementi discutibili o compromessi. Il premier non ha ascoltato nessuno!
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E ora, con l’approssimarsi di scadenze tipo il referendum, il berluschino non ha voglia di turbare il guazzare dei cacicchi nella marmellata! Altro che quel "lanciafiamme" da lui invocato bullescamente contro alcuni dei dirigenti Pd! Peraltro già risoltosi, come direbbero a Napoli, in una "fetecchia". Infatti, sarà commissariato solo il Comune, non la federazione provinciale. Meglio non disturbare i giochi dei mamma(poco)santissimi…
edito dal Quotidiano del Sud