Povertà: oltre duemila persone in provincia hanno chiesto aiuto nel 2022. Il vescovo Aiello: dramma casa, unica soluzione è un progetto di housing

Antignani e Mele, appello alle istituzioni: è necessario prendersi cura della comunità. Oggi i cittadini sono lasciati soli. Cresce il numero degli italiani tra chi vive una condizione di disagio

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Sono oltre duemila le persone in condizioni di povertà, che hanno chiesto aiuto nel 2022, in provincia di Avellino. 31,909 i pasti erogati dalla Mensa dei poveri per una media di 88 al giorno E’ il dato che arriva dalla presentazione del Rapporto Caritas relativo al  2022, tenutasi questa mattina al Polo Giovani. E’ il sociologo Mario Antignani a sottolineare come “Ciascuno è chiamato a fare la propria parte per fronteggiare il fenomeno povertà, perchè nessuno sia lasciato solo. Bisogna avere cura delle nostre comunità, altrimenti non sconfiggeremo questa emergenza. Osservando l’andamento del fenomeno possiamo notare che i picchi sono quelli corrispondenti al 2019-2020 che coincide con il Covid e al 2022 in coincidenza con la guerra in Ucraina. E’ chiaro che gli eventi internazionali hanno una forte ripecussioni anche sulle condizioni socio-economiche della popolazione”. Ad emergere l’aumento del fenomeno: 638 gli uomini che si sono rivolti ai centri di ascolto nel 2022 per una percentuale pari al 66,11, 327 le donne pari al 33,89%, per un totale di 965 che arrivano a quota 2156 tenendo conto delle famiglie con cui vivono. “Sono dunque oltre duemila – spiega Antignani . le persone che ruotano intorno ai centri di ascolto. Di questi 355 sono italiani adulti, 203  stranieri adulti, 78 sono i giovani italiani, 180 i giovani stranieri, 198 gli anziani italiani, 42 gli anziani stranieri. Se a questi dati aggiungiamo gli aiuti che arrivano dalle parrocche possiamo ammettere che sono molti di più. Penso anche ai minori in condizioni di povertà, lo scorso anno erano 300, sono diventati 600 quest’anno, in considerazione delle famiglie ucraine ospitate. Quello dei minori è un problema serio che coinvolge tutta la comunità perchè quando si parla di minori si fa riferimento anche a scuola, servizi sociali e lavoro. Se non facciamo crescere amore, accoglienza e solidarietà non sconfiggeremo mai la povertà”.

Non ha dubbi Antignani “C’è una parte della nostra comunità che da molto tempo vive in condizioni di povertà, è una condizione che si va consolidando e che genera una cultura della rassegnazione”.  Chiarisce come “il terzo settore non vuole sostituirsi alle istituzioni ma sollecitarle perchè si faccia di più, a partire dalla sussidarietà orizzontale. I dati del Rapporto Caritas sono strettamente legati al lavoro, sfruttato o sottopagato. I nostri costituenti ritenevano che ciascuno fosse chiamato a partecipare al bene comune e che il lavoro fosse strumento di realizzazione e garanzia di dignità. Oggi c’è un salvi chi si può, ciascuno è lasciato solo a cercarsi un futuro. Non c’è una rete di solidarietà che ci viene in soccorso. Lo stesso lavoro è cambiato, è uno strumento che si utilizza quando serve dimenticando che ci sono persone dietro quel lavoro”

Carlo Mele della Caritas parla di “dai legati alla Provincia di Avellino in sintonia con quelli nazionali. Assistiamo ad un aumento vertiginoso. A chiuedere aiuto sono sempre più italiani, con famiglie monogenitoriali, sempre più donne, con il rischio che il territorio si vada desertificando. Troppo spesso i servizi non sono finalizzati ai bisogni dei cittadini ma solo alla necessità di spendere solti. Penso alla sfida del Pnrr. Quello che noi chiediamo, invece, è partire dalla necessità, dal bisogno e sviluppare politiche di integrazione”. Sottolinea l’esigua presenza delle istituzioni in sala “Le tante assenza sono il segno che dà fastidio parlare dei poveri. L’appello che lanciamo alle istituzioni è quello di essere attenti ai bisogni dei cittadini che hanno tutti la stessa dignità. Noi facciamo la nostra parte ma è compito dello Stato preoccuparsi di chi vive una condizione di bisogno. Altrimenti rischiamo di diventare come la Caritas che opera in Germania a cui lo Stato chiede di verdersela da sola. Non vogliamo arrivare a questo, c’è una dimensione pedagogica che non può essere dimenticata ma lo Stato deve adempiere alle proprie responsabilità. E’ chiaro che vorremmo poter chiudere la mensa e speriamo di poterlo fare nel momento in cui ci saranno politiche attive che riescono a sostenere chi è in difficoltà. L’unica strada oggi è lavorare insieme”

A chiamare le istituzioni è anche il vescovo Arturo Aiello “Siamo impegnati ogni giorno in un vero miracolo, in una moltiplicazione dei pani, poichè spendiamo più di quanto abbiamo. Le risorse sono poche e la realtà è più drammatica di quanto non dicano i dati. C’è una povertà che è sociale e affettiva e si affianca a quella materiale. Ed il dramma che comincia a farsi sentire con forza è quello della casa. Le istituzioni sono chiamate a mettersi insieme per creare luoghi, per chi vive una condizione di disagio, che non siano più ghetti. L’unica strada possibile è quella di realizzare esperienze di housing strutturate in maniera efficiente, senza essere campo di concentramento o case di risposo. E’ un modo per mantenere la propria privacy ed al tempo stesso essere insieme. Ancora oggi ci sono confini che non possono essere superati nella nostra città, penso alle case popolari di Valle. Di qui l’invito a chi ha un terreno, dagli imprenditori, agli enti, a metterlo a disposizione per realizzare esperienze di housing, case che abbiano servizi comuni e luoghi di socializzazione.  Il problema è che al Sud c’è una mentalità individualista, si fa fatica a realizzare cooperative. Ma su questo gli enti sono chiamati a giocarsi la faccia”. E sottolinea con amarezza come “Le istituzioni hanno il compito del bene comune ma a volte prende il sopravvento un bene particolare”

Un disagio, quello della povertà, strettamente collegato alla famiglia e alle relazioni.  Cresce il numero di chi vive da solo. Lo testimoniano i dati con il numero dei non coniugati che supera quello dei coniugati, a sottolineare il legame tra solitudine e povertà, sono il 37% tra gli uomini e il 24% tra le donne: 364 le persone coniugate che chiedono aiuto  e 242 non coniugate, 100 i separati, 80 i divorziati, 81 i vedovi. Decisivo anche il fattore istruzione con il 47% di persone di chi chiede aiuto in possesso della terza media. Sul fronte lavoro l’83% è rappresentato da disoccupati e il 14% da occupati, ad emergere come il dato sia più alto tra gli italiani, poichè gli stranieri si adattano più facilmente ai lavori più diversi. Significativi anche i numeru relativi al dramma casa con l’8.19% che vive una condizione di estremo disagio, il 3,45% un forte disagio, il 30,82 un disagio moderato. 634 i minori in condizioni di povertà, 2544 le richieste di aiuto complessive nel 2022, 2906 gli interventi tra ascolto, alloggio, distribuzione di sussidi, orientamento con una percentuale di 3,06 interventi a persona

E’ quindi Gerardo Cipolletta dell’Inps a illustrare il progetto frutto di un accordo con la Caritas di Avellino per garantire ai cittadini una corretta informazione su strumenti previdenziali e assistenziali, dal reddito di emergenza durante il Covid alle invalidità civili “Abbiamo formato gli operatori Caritas e raddoppiato i punti di ascolto in città, attivandone un secondo presso la Mensa dei poveri, abbiamo stabilito un accordo con due centri antiviolenza, cooperativa Demetra e La Goccia per garantire la formazione delle operatrici sul fronte dell’assistenza previdenziale. E lavoriamo anche al progetto di un punto di ascolto nelle carceri. C’ è bisogno di un dialogo costante col territorio”