Premio Prata, l’omaggio di Sebastiano Somma al cardinale Simoni

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di Antonietta Gnerre

Premio Prata. Sebastiano Somma recitera’ il monologo sulla figura di un grande testimone del nostro tempo: il cardinale “martire” albanese, Ernest Simoni.

Il 21 settembre 2014 papa Francesco visita Tirana, la capitale dell’Albania. Al termine della giornata, incontrando in Cattedrale i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ascolta la
testimonianza di un semplice, anziano prete. E si commuove fino alle lacrime. Quel prete è don Ernest Simoni, che per essere rimasto fedele a Cristo e alla Chiesa ha dovuto scontare sotto il regime comunista 28 anni di lavori forzati: sei a spaccar pietre in una cava, 12 in miniera a 500 metri di profondità, e 10 nel lavoro umiliante della ripulitura delle fogne di Scutari.

Il Papa resta così colpito dalla testimonianza dell’umile ministro di Dio, che dopo averlo incontrato altre volte a Roma e ad Assisi – dove lo ha voluto al suo fianco a tavola, durante un incontro organizzato da Sant’Egidio – lo nomina cardinale nel concistoro che conclude il
Giubileo straordinario della misericordia, nel novembre del 2016.

La storia di don Ernest, martire vivente, è stata raccontata in un libro scritto dal giornalista vaticanista di Avvenire, Mimmo Muolo. L’autore ne ripercorre la vita, fin dalla nascita e dall’infanzia, quando ad esempio a quattro anni il piccolo Ernest si inginocchiava davanti a una cassapanca e “giocava” a dir Messa. Una delle pagine più toccanti del volume (che si intitola “Don Ernest Simoni, dai lavori forzati all’incontro con Francesco” ed è edito dalle
Edizioni Paoline”) è il racconto dell’arresto del sacerdote, avvenuto al termine della Messa della notte di Natale, il 24 dicembre 1963.

Il monologo che Sebastiano Somma leggerà durante la serata di premiazione del Premio Prata (e che è stato scritto dallo stesso Muolo) ci farà rivivere quella notte, attraverso gli occhi di un compagno di cella di don Ernest, suo conoscente, che in realtà era stato costretto dal regime a lamentarsi ad alta voce per strappare anche al sacerdote ingiurie contro i comunisti. Il fine era ovviamente quello di costruire contro di lui solidi capi di imputazione e poterlo così condannare a morte. Ma la risposta del sacerdote sarà stupefacente. Anziché una professione di odio verso il regime, dalle sue labbra sgorga la
preghiera per il Presidente Hoxha, affinché faccia davvero il bene del popolo. Le stesse parole di amore e di perdono che ha sempre pronunciato nei confronti dei propri persecutori, fino ai nostri giorni.

Riporto qui la parte centrale del monologo. “La sera che lo andarono a prendere era il 24 dicembre del 1963. Il nostro villaggio di Barbullush era praticamente tutto lì. In chiesa.
Fuori era freddo, ma dentro si stava proprio bene, tra la luce della candele e i canti delle donne e i fiati degli uomini che si stringevano come in una festa di famiglia. Se fosse arrivato qualcuno da un altro mondo, avrebbe persino potuto credere che l’Albania fosse un posto felice, dove gli uomini vivevano in libertà. Ma forse quel pensiero sarebbe durato poco nella sua testa. Così come pochissimo durò la nostra stessa illusione di festeggiare il Natale come ci avevano insegnato i nostri padri. Tutto andò a infrangersi contro il grigio
cappotto di quei quattro uomini che entrarono in chiesa e si misero davanti alla porta. Come se stessero sigillando una tomba. Don Ernest non poteva vederli, era girato di spalle al popolo, come voleva la liturgia di allora. Ma noi sì. E un brivido corse di schiena in
schiena. “Sono arrivati”, disse una vecchia davanti a me. Una di quelle che girava sempre con il Rosario nelle ampie vesti e lo insegnava di nascosto ai nipotini. E cominciò a piangere. Perché tutti sapevamo che erano lì per lui”.

La cerimonia di premiazione si terrà sabato 14 Settembre, alle ore 19.30 alla presenza delle massime autorità locali e provinciali. Cornice e cuore pulsante dell’evento è la Basilica Paleocristiana della SS. Annunziata, uno dei luoghi di culto più antichi del Meridione e
sede di attività religiose anche in epoca pagana; il Premio Prata, infatti, nasce innanzitutto per valorizzare questa meravigliosa testimonianza del passato, capace di emozionare ancora oggi con la sua bellezza.