Rinaldi ospite di Incontri in Biblioteca: da Blanca a la Signora, le mie storie nascono dai personaggi

"Un romanzo sull'identità e lo sberleffo. I giovani? Si salvano attraverso la conoscenza di sè"

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“I miei romanzi nascono sempre dai personaggi col loro mondo e il loro linguaggio. Poi viene la storia”. Spiega così Patrizia Rinaldi, autrice del romanzo da cui è nata la serie Blanca, ospite questo pomeriggio alla sala Penta della rassegna “Incontri in Biblioteca”. Punto di partenza del confronto, condotto dalla studiosa Maria Chiara Pizza e dalla scrittrice Maria Consiglia Alvino, l’ultimo romanzo di Rinaldi “Guaio di notte”. Protagonista la Signora che, alla guida di un suv dai vetri oscurati, raccoglie Andrea dalla strada, malmenata e rotta .Due sconosciute che si annusano, e si riconoscono: entrambe devono ricomincia-re da capo. La Signora, segnata da mille cicatrici, è napoletana, porta con eleganza i suoi sessantotto anni e, ora che il marito è morto, sta scoprendo i suoi neri segreti. Insieme dovranno fare i conti anche con un misterioso delitto

“Ho scelto di partire – spiega Rinaldi – da due personaggi molto politicamente scorretti, la Signora, una 68enne napoletana che salverà colei che diventerà la sua autista, Andrea, questa donna bellissima dal corpo androgino. E’ un romanzo sull’identità multipla, sull’allegria, sullo sberleffo, sul somigliarsi un po'”. Confessa di prediligere come personaggi quelle donne “di mezza età che non hanno più nulla da perdere, chiamano le cose con il loro nome e fanno tutto ciò che passa loro per la testa. Quando mi hanno chiesto una nuova serie ho subito pensato alla Signora, era un personaggio che mi ronzava in testa da anni”.

Una storia che porta con sè anche un messaggio forte per i giovani, “Scrivo sempre dei giovani. Per loro abbiamo la responsabilità della speranza. Così è anche in Blanca che, a differenza della serie, ha una figlia adottiva. In questo romanzo entra con forza la solitudine delle nuove generazioni che si esprime attraverso fenomeni molto diffusi come quello dell’autolesionismo. I social ci insegnano a mostrare solo il profilo migliore, c’è una castrazione della solitudine, di qui il ruolo centrale della scuola per vincere questa solitudine”. Non ha dubbi Rinaldi “Ci si salva attraverso la conoscenza di sè stessi e degli altri, un piccolo aiuto e la voglia di vivere”. Si sofferma anche sulla centralità del linguaggio “Tutto è già stato scritto, l’unica originalità è rappresentata dal suono che deve avere un sapore diverso. Lo stile di un autore deve essere sempre riconoscibile. Se facciamo prevalere l’omologazione che ci vuole uguali, privati della ricchezza del linguaggio è la fine”