Rivoluzione degli uffici, Sarno (Cisal): il sindaco Festa si fermi

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Università ad Avellino

«Il Comune di Avellino cede, a titolo gratuito, all’Università di Salerno, il proprio Palazzo di Città, attuale sede di tutti gli uffici e servizi comunali, ed affitta per 160.000 euro un locale di 460 mq. dove poter depositare, per i prossimi tre anni, i materiali, i documenti, le attrezzature e gli arredi che non troveranno capienza nelle nuove strutture dove l’Amministrazione pensa di voler trasferire i propri uffici e servizi».

Notizia paradossale, pensa Paolo Sarno, della Cisal Avellino,  «incredibile se non fosse vera, l’apprendiamo oggi scorrendo l’Albo Pretorio del Comune e restiamo perplessi, sbigottiti e sgomenti davanti alla contraddittorietà di quest’atto che ad un tempo ci sorprende e smaschera l’Amministrazione rispetto al piano logistico che vorrebbe attuare.

Finalmente è chiaro – continua Sarno- stante la necessità insorta di dover reperire altri spazi da utilizzare come deposito, che le strutture individuate dall’Amministrazione per ospitare in futuro gli uffici comunali, sfrattati dall’attuale sede del Palazzo di Città, situate in diversi punti della città e distanti tra loro, oltre ad essere inadeguate per il normale svolgimento delle ordinarie attività lavorative ed essere inadatte per la tipologia dei servizi resi, sono oltremodo carenti degli spazi necessari ad ospitare tutto il personale previsto dall’attuale Dotazione Organica, per accogliere l’utenza che quotidianamente affluisce presso gli uffici, nonché per allocare gli archivi correnti senza i quali è impossibile erogare i servizi.

Per quanto ci riguarda basterebbe già questo, insieme alle enormi criticità che abbiamo riscontrato nel primo sopralluogo effettuato presso l’ex Convento San Generoso, per dire al Sindaco, cosa che in verità già abbiamo fatto, di fermarsi e di non andare più avanti col voler perseguire, costi quel che costi, uno smembramento degli uffici che rischia di bloccare i servizi e che crea serie difficoltà, sia ai lavoratori che ai cittadini, data l’impossibilità di raggiungere gli uffici o perchè situati in zone interdette al traffico o per le barriere architettoniche presenti negli edifici ed a nostro avviso quasi tutte ineliminabili.

Fermarsi ora e per tempo oltre ad evitare un anacronistico sparpagliamento delle sedi che ci riporterebbe indietro di almeno trent’anni, eviterebbe anche un inutile spreco di risorse per traslochi, affitti e costi di gestione che andrebbero inevitabilmente ad aumentare ed a gravare sulle tasche della collettività».