Salvini, sempre col vento in poppa?

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Salvini, per ora, sembra ancora avere il vento in poppa. Una spinta, tuttavia, che si fa un po’ meno favorevole. E a ritmi più lenti. Insieme ai suoi numeri, crescono infatti anche problemi e questioni irrisolte. Non va sottovalutato il mancato sfondamento alle regionali in Sardegna. Aggiungiamoci le inquietudini, sempre più rumorose, degli imprenditori del nord per le tecniche dilatorie sulle opere pubbliche spesso frenate dal M5S. E le richieste sempre più perentorie di Lombardia, Veneto (ed Emilia-Romagna) per l’autonomia rafforzata. Senza contare i nervosismi del profondo nord vetero-leghista per la svolta “nazionale” salviniana. E, infine, le forti difficoltà del M5S che potrebbero avere, anche a breve, ripercussioni sugli equilibri di governo. Insomma, il futuro anche per il “mago delle felpe” potrebbe diventare meno roseo rispetto al previsto.

I lacrimevoli incoraggiamenti del leader leghista a Di Maio dopo la débacle M5S in Sardegna (“Se fossi in lui non ne farei un dramma”) non devono trarre in inganno. Lungi dall’essere manifestazioni di generosa solidarietà tra alleati, essi sono come le lacrime del coccodrillo. E nascondono malamente la soddisfazione di chi, portando avanti una campagna elettorale permanente, sta incassando lauti dividendi sullo sfinimento del Paese. Essi sono frutto dei forti timori del leader leghista per la tenuta dell’alleato (pardon, dell’altro sottoscrittore del “contratto di governo”), come se la debolezza di quest’ultimo non fosse la diretta conseguenza della lotta senza quartiere scatenata contro di esso. Quei non disinteressati timori, in una normale coalizione, avrebbero dovuto consigliare una tregua nella guerriglia permanente tra partner. Invece hanno partorito solo la concessione da parte di Salvini di una moratoria sulla Tav. Per permettere a Di Maio di salvare la faccia. E di non far cascare, almeno per ora, il governo.

Il leader leghista deve tamponare i fervori barricaderi degli imprenditori nordisti, allarmati per gli stop alle opere pubbliche. Essi hanno minacciato addirittura di scendere in strada se il governo dovesse causare lo stop alla concessione della tranche di contributi europei per la Tav (300 milioni) a fine marzo. Concessione ora quasi certamente disinnescata con il possibile avvio delle procedure di gara. Ma con pesanti incognite sul futuro dell’opera. Insomma. La telenovela non finisce qui. Ci saranno altre puntate, oltre le europee. Esse sono ancora da girare, forse con protagonisti diversi e nuove location. L’altro fronte scivolosissimo per Salvini è quello dell’autonomia rafforzata. Avviata incautamente dai governi Pd. E ora diventata la madre di tutte le battaglie per buona parte dell’establishment leghista, che stringe d’assedio il suo leader. In proposito, considerate le perplessità (per dir così) del M5S, ancora una volta la soluzione sarà di compromesso. Un papello cartaceo. Una sorta di “dichiarazione di intenti” con itinerario, da approvare prima delle europee. E dopo, chi vivrà vedrà… Ci sono, poi, le inquietudini dei leghisti duri e puri, che vedono come il fumo negli occhi il contratto con il M5S. Una forza con cui dicono di non aver nulla in comune. Di questi nervosismi sempre più evidenti si sono fatti portavoce autorevoli esponenti come Maroni, giunto fino ad ipotizzare una forza ispirata ai valori originari. E alleata con la Lega salviniana. Ci sono, infine, i sotterranei malumori dell’ala più moderata del leghismo governativo, che fa capo a Giorgetti, sempre meno convinto della politica economica dell’asse Salvini-Di Maio. Insomma, ce n’è abbastanza perché anche le future notti del vice-premier non siano del tutto tranquille. Peraltro turbate dal pensiero che, se provocasse una crisi, nulla gli garantirebbe da parte di Mattarella quello scioglimento anticipato delle Camere utile per portare a casa molti deputati in più. E allora, rinvii e moratorie a iosa! Però non sarà facile riempire il tanto (troppo) tempo che rimane fino alle europee.

Senza contare, infine, le incognite e gli imprevisti derivanti dalla difficile situazione economica. Nel futuro anche prossimo, le sue conseguenze potranno pesare molto sulla tenuta della maggioranza e del governo !

di Erio Matteo