Scelte nell’interesse di tutti 

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Spesso si dice che il nostro paese sia provinciale, che in Italia accadono delle cose che fuori dai nostri confini non potrebbero accadere. Ed invece i fatti di questi ultimi mesi ci fanno apparire la nostra quotidianità meno slegata da un contesto più ampio. La scrittrice premio Nobel per la letteratura Svetlana Aleksievic ha detto che la paura fa scegliere ai popoli governanti primitivi.
In Italia non è stata solo la paura a condizionare il voto dello scorso 4 marzo. La crisi economica e la delusione degli elettori nei confronti dei partiti che avevano governato negli anni precedenti ha portato al cambiamento e al governo che faticosamente è stato messo in piedi. Cinque Stelle e Lega restano forze diverse con programmi non proprio simili, anzi. I fatti di questi ultimi giorni con al centro le polemiche sul decreto fiscale hanno messo in risalto le distanze più che i pochi punti di convergenza. Nessuno però dei due azionisti di governo vuole rompere e così l’esecutivo va avanti e l’agenda è dettata da Salvini più che da Di Maio. Il leader leghista ha una sintonia molto forte con alcuni leader europei e non solo. I cambiamenti sono iniziati con l’elezione di Trump e si sono moltiplicati in questi anni. L’ultimo in ordine di tempo è il Brasile dove domenica prossima si vota per il ballottaggio e il grande favorito è il leader di destra Jair Bolsonaro. Un ex militare che ha molti tratti in comune con Trump. Non si definisce populista, ma si descrive come una minaccia per le oligarchie, i corrotti e per chi vuole distruggere i valori della famiglia. Un ritratto che a molti potrà sembrare simile ad Orban, a Marine Le Pen e a Salvini. Dunque ritorna il timore paventato dalla Aleksievic e cioè che molti paesi stiano scegliendo figure autoritarie per governare le rispettive nazioni e la spiegazione della scrittrice bielorussa è che “le persone hanno paura perché pensano che il mondo stia diventando incomprensibile e imprevedibile. La destra ha successo, perché il populismo promette un futuro che oggi non è prevedibile. Ci saranno sempre più profughi delle guerre a cui si aggiungeranno i profughi dovuti al cambiamento climatico. Per questo è necessario per tutti noi abituarci a vivere con l’Altro, con gli altri. E i qualunquisti hanno paura degli altri, perché non sono pronti ad affrontare l’imprevedibile. Sotto nuove maschere si aprono abissi ai quali nessuno è pronto, perché non è noto quali prove ci attendono in futuro”. In questo quadro parole d’ordine semplici e chiare fanno immediatamente presa e l’elettorato si affida al demiurgo di turno. E in questo contesto Salvini è in grado di dare risposte certe per esempio sui migranti o sulla sicurezza mentre Di Maio si è assunto la responsabilità del Lavoro e dello Sviluppo Economico scontrandosi con la dura realtà. E’ facile infatti urlare dall’opposizione altro è governare senza scontentare inevitabilmente un pezzo di società. La capacità di chi guida è quella di fare scelte nell’interesse generale anteponendole anche agli interessi della propria parte politica. Al momento non sembra andare così, anzi. Pensiamo a quello che è accaduto nello scorso week end. Due appuntamenti politici. Al Circo Massimo di Roma i Cinque Stelle. A Firenze la Leopolda di Renzi. Al Presidente del Consiglio non è stata affidata la chiusura dell’evento che è toccata al fondatore del Movimento, il comico Beppe Grillo.  Renzi invece ha fatto più che il politico il presentatore arrivando ad intervistare uno show-man vero come Paolo Bonolis. Insomma come in una celebre frase del filosofo romano Seneca la politica come “la vita è una commedia, non importa quanto è lunga, ma come è recitata”.

di Andrea Covotta edito dal Quotidiano del Sud