Se la politica la fa il Tribunale 

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Sia chiaro: nel Pd non ha vinto nessuno, ha perso il partito democratico. C’è qualcosa di tribale, infatti, nella vicenda che si è conclusa con una sentenza del magistrato che ha esaminato i ricorsi e con autonomia ha deciso di azzerare i vertici della segreteria provinciale del Pd. Perchè tribale? Perchè solo, e forse neanche più, questi metodi da resa dei conti sopravvivono in quelle realtà. Di certo non sono della civiltà politica. Io penso che essa debba essere ben altro: dialogo, confronto, capacità di sintesi delle ragioni contrapposte, soprattutto mediazione. Questa capacità dell’intelligenza umana deve, comunque, avere come obiettivo il bene comune. Da quando soggetti estranei alla nostra realtà hanno immesso anche in Irpinia una logica tribale, si è perso il valore della comunità unita nella difesa del proprio territorio e delle idee che sorreggono ogni prospettiva di speranza. Ciò che è accaduto, e che irresponsabilmente fa cantare vittoria all’uno o all’altro schieramento, è solo, a mio avviso, il punto più basso che la politica abbia mai raggiunto in Irpinia. E fa riflettere. Perchè dentro questa vicenda ci sono aspetti di immoralità che inquietano. Parlo dei pacchetti di tessere acquistati nel volgere di poche ore da soggetti i cui finanziatori non sono affatto occulti, ma semmai con palese conflitto di interesse, per comprare un partito così come si farebbe per acquisire un giocattolo. Penso ancora alla smentita di ben tre segretari nazionali del Pd, Renzi, Martina e Zingaretti che hanno legittimato il segretario affidandogli anche la gestione del simbolo. E mi chiedo: perchè solo ora giunge questa decisione e non prima, come giusto sarebbe stato, del turno elettorale? C’è forse una strategia? Prima occupare la città e poi mettere le mani sul partito? Spetta al nuovo sindaco fugare ogni dubbio, visto che potrebbe diventare prigioniero di un cerchio magico che ne condizionerebbe volontà e passione. Per quanto mi riguarda resto profondamente deluso dal clima tribale che segno l’alba vecchia della politica irpina.

di Gianni Festa