Se la politica lascia spazio al teatro

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Il sociologo Giuseppe De Rita sostiene che il Paese sta attraversando una lunga notte cominciata il 4 marzo dell’anno scorso quando gli italiani hanno votato per dispetto, rancore e rabbia. Parole che fotografano la situazione attuale dove al di là del famoso contratto siglato, Lega e Cinque Stelle sono divisi su ogni singolo punto del programma. Al Senato ieri è andato in scena una sorta di dramma politico con il governo che ha dato indicazioni diverse e opposte sulla realizzazione della Torino-Lione. La tensione nell’esecutivo è ormai alle stelle e il rapporto tra Salvini e Di Maio è sempre più slabbrato. Eppure solo lunedì la maggioranza aveva tenuto sull’approvazione finale del decreto legge sulla sicurezza. Una tenuta però più figlia della paura dei Cinque Stelle di evitare il voto anticipato che per una reale condivisione. Si governa non per un progetto da risolvere ma solo attraverso nuovi tweet che inaugurano altre discussioni ed elementi di dibattito da far digerire agli elettori e al circuito mediatico. Non c’è politica ma solo un continuo teatro. Lega e Cinque Stelle hanno posizioni molto radicali che potrebbero aprire lo spazio a movimenti europeisti e di buon senso creando una diversa articolazione della vita politica: non più destra-sinistra ma sovranisti ed europeisti. Al momento però non si scorgono segnali che vanno in questa direzione. Ci ha provato Berlusconi ma il suo appare un tentativo di salvare l’ultima stagione di Forza Italia più che una prospettiva per il futuro. Un esperimento centrista dovrebbe nascere da personalità nuove mentre questo esperimento è solo una giravolta avulsa dall’esperienza berlusconiana che non è stata mai moderata. Berlusconi ha raccolto la gran parte dei voti dell’elettorato democristiano e ha sdoganato la destra di Fini e quella secessionista di Bossi. Oggi è a pieno titolo nel Partito Popolare europeo ma un nuovo centro politico avrebbe bisogno di risorse e protagonisti diversi. Personalità che si mettono insieme per creare un progetto completamente opposto a quello messo in campo dal governo giallo-verde. Il fronte dell’opposizione però è troppo frammentato. Se in Forza Italia Toti è ormai un ex pronto a costruire un movimento alleato della Lega, il PD che è la forza numericamente più forte è ancora alla ricerca di un’identità. Nella società italiana c’è voglia di riscossa e di una vera opposizione a Salvini mentre il partito democratico appare ancora troppo debole e confuso per dare voce e corpo a queste istanze. Questa opposizione fragile e divisa è dunque costretta a fare i conti con chi governa da una spiaggia romagnola. L’obiettivo nemmeno troppo nascosto di Salvini in questi giorni d’estate è accentuare ancora di più il suo distacco dalle elite alimentando un mito di estraneità dall’establishment nazionale ed europeo, perché in fondo alla gran parte degli italiani va bene così. Meglio distaccarsi dalle beghe del governo nazionale e dall’Europa dei banchieri e delle regole assurde. Il rischio è l’isolamento dal cuore apicale dove le decisioni vengono prese. Ma a Salvini questo interessa poco. Sa che nell’Unione attuale il nostro Paese è debole e non considerato e al governo nazionale aspetta di andarci da solo senza la compagnia dei Cinque Stelle. In questa transizione infinita che tornano le parole di De Rita convinto che oggi manca una cultura di base e la consapevolezza della propria storia e soprattutto “agli italiani manca una chimica vitale, quel fuoco che in passato ha fatto rinascere il Paese dalle macerie della guerra e poi ha innescato il boom economico. Oggi manca questa spinta dal basso a camminare e crescere, manca la fiamma imprenditoriale e quella dell’innovazione tecnologica. E la fotografia di tutto questo è l’assenza di una spinta vitale”.

di Andrea Covotta