Sud, come è dura la salita

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Le anticipazioni sul rapporto Svimez 2016 sono state l’occasione per riparlare di questione meridionale. Era ora. Diverse sono state le interpretazioni. Di chi, con enfasi, ha sottolineato una inversione di tendenza e di chi, invece, con molta più prudenza, ha legato i dati del rapporto a fenomeni solo provvisori. Dall’esame del documento si evince che nel Mezzogiorno si è registrato, nel 2015, un incremento del Pil dell’1%. Ciò è dovuto, dicono i ricercatori, ad un’annata agraria particolarmente favorevole, alla crescita del turismo che per ragioni geopolitico ho dirottato parte del flusso turistoco verso il Mezzogiorno e, infine, alla chiusura della programmazione dei Fondi strutturali europei 2007-2013, che ha portato ad una accelerazione della spesa pubblica legata al loro utilizzo per evitare la restituzione. E’ evidente che queste tre condizioni sono limitate solo a particolari circostanze. In realtà per il Sud la salita è ancora dura. Lo stesso rapporto subito dopo, entrando nello specifico, rileva che il recupero è molto lento se confrontato con l’area dell’Euro (qui la crescita è stata doppia) o con l’intera Unione europea, dove l’incremento si attesta sul 2%. Dal che si deduce che la forbice con l‘Europa si è continuata ad aprire. Non solo. E’ lo stesso Rapporto Svimez ad ammonire che mantenere nei prossimi anni il ritmo di crescita registrato nel 2015 non sarà facile “ per la eccezionalita’ di alcuni fattori che si sono registrati nel 2015” e dei quali si è fatto cenno. Ma il dato che preoccupa di più è quello relativo alla crescita sociale che fa registrare un oggettivo arretramento. I dati dicono che la povertà assoluta e relativa nel Mezzogiorno e centro nord costituisce “una determinante strutturale della diseguaglianza italiana complessiva”. In cifre significa che nel 2015 dieci meridionali su cento risultano in condizione di povertà assoluta contro poco più di sei nel centro Nord. Di più. In Campania si supera il 39% della popolazione. Se questo è, allora è bene non cedere a facili entusiasmi, a commenti trionfalistici. Soprattutto perché un dubbio s’avanza: non è forse propagandistico l’effetto esaltazione del Mezzogiorno che cresce alla vigilia di un referendum che si annuncia conflittuale? Anche questo potrebbe entrare nel conto.

edito dal Quotidiano del Sud

di Gianni Festa