Tra buona e cattiva politica

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La rete, il web hanno migliorato e ampliato le nostre conoscenze. Internet è diventato una risorsa indispensabile. I social network sono giustamente considerati una delle più grandi evoluzioni tecnologiche dell’ultimo secolo. Al pari di elettricità ed automobile stanno rivoluzionando il modo di fare ed il comportamento di miliardi di persone. Ma l’anonimato che nasconde il web porta anche ad una pericolosa violenza. Il comico Maurizio Crozza ci ha fatto ridere inventando il personaggio di “Napalm51 ”. Che, seduto davanti al suo computer attacca minuto per minuto personaggi famosi ed è un seminatore d’odio che disprezza tutti. Una figura dai toni esasperati ma purtroppo non lontana dalla realtà. In questi ultimi giorni ci sono stati esempi di personalità politiche duramente attaccate, sui Social, alle quali è stato augurato persino la morte. Gli episodi. Il primo. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha un malore al rientro da Parigi dove ha visto Hollande, viene ricoverato al policlinico Gemelli e sottoposto ad un intervento di angioplastica. Operazione riuscita ma sul web i messaggi sono agghiaccianti. Tra gli esempi si va dal demagogico “menomale ogni tanto anche i ricchi piangono”, ad un “le macumbe fanno effetto”. E poi ci sono i commenti ancora più pesanti: “Peccato, non ha stirato”, “Crepa”, “Daje”, “Prosecchino?”,“Fatemi sapere se muore che ho una bottiglia di champagne che custodisco gelosamente per le grandi occasioni”, “ Morissero tutti sti zozzoni”. C’è persino chi tira in ballo la religione: “Grazie Gesù, ogni tanto una gioia”. Altro esempio il dibattito in TV qualche giorno fa tra il segretario di Rivoluzione Cristiana,Gianfranco Rotondied il deputato del Movimento Cinque Stelle Alfonso Bonafede. Tante le reazioni sui social e purtroppo non tutte innocue. In particolare il popolo del web ha contestato violentemente Rotondi. Si è arrivati a delle vere e proprie minacce di morte tanto che è stata allertata a vigilare la polizia postale. Insulti e minacce di morte denunciate anche da Manuel Poletti figlio del ministro del Lavoro Giuliano che ai carabinieri ha detto di aver ricevuto pesanti offese ed alcune minacce di morte giunte tramite social network e via mail. Offese e minacce relative alla polemica su contributi all’editoria (circa 500mila euro in tre anni) ricevuti dal settimanale che lo stesso Manuel Poletti dirige. Tre episodi molto diversi tra di loro. Una malattia, una questione di natura prettamente politica affrontata in un talk show televisivo e una vicenda di lavoro. Questioni diverse ma identico atteggiamento da parte della Rete. Ma il 2017 è comunque iniziato con un segnale nuovo. La prima sezione penale della Cassazione ha infatti specificato in una sentenza che la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l’uso di una bacheca Facebook integra un’ipotesi di diffamazione aggravata e quindi di esclusiva competenza del tribunale penale. Ora come spiega, un giornalista che ha una competenza del settore come Gianluca Nicoletti, non dovrebbero essere la paura delle sanzioni, ma una maggiore cultura digitale a far riflettere i “leoni da tastiera” ma è sempre bene che anche chi interpreta il diritto si stia rendendo conto che ciò che avviene in Rete non riguarda più una parte esclusiva della società ma comporta effetti reali nella vita di qualsiasi cittadino. Come ha scritto Maria Teresa Meli “l’incitamento all’odio che furoreggia sui social non è una novità dell’età contemporanea, una parte del popolo ha applaudito alla gogna e ha inneggiato alla ghigliottina”. Nessuna novità dunque ma un peggioramento. E’ opportuno che chi fa politica, chi ha responsabilità istituzionali non cavalchi l’onda. Occorre tenere atteggiamenti e comportamenti che non alimentino polveroni mediatici. Il confine tra una buona e una cattiva politica passa soprattutto da queste scelte.
edito dal Quotidiano del Sud