Un governo senza anima

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E’ un governo senz’anima titola a tutta pagina “Repubblica”. Non solo senz’anima, ma anche senza corpo. I partiti che lo compongono non fanno nulla per stare insieme. Sono “l’un contro l’altro armati”. Di Maio, Renzi ed anche Zingaretti dovrebbero riflettere sul famoso apologo di Menenio Agrippa il “Governo” è come il corpo umano; se ciascuna parte collabora con le altre, sopravvive, se, invece, se ne discosta, perisce. I protagonisti, all’opposto, nella loro irresponsabilità, non percepiscono la gravità della situazione e sembra ballino sul ponte del Titanic.

De Maio, che è in rotta precipitosa, sconfessato anche dalla base, che nella recente consultazione nella piattaforma Rousseau, non vuole abbandonare la nave che si sta inabissando e vuole affogare con essa. Come uomo di governo è stato un fallimento, incapace ed estemporaneo; ha solo cercato, senza riuscirci di imitare il Salvini del governo giallo verde: fare opposizione e propaganda. Come capo politico ha portato il movimento ad un terzo dei voti delle politiche. E’ intervenuto Grillo per non fargli commettere l’ultima demenzialità di andare da soli alle regionali dell’Emilia Romagna (dove conta sul 4%%) per far vincere Salvini e far cadere il governo cui fa parte.

Renzi fa campagna acquisti, senza pudore col solo scopo di togliere quanti più voti possibili al PD. Ma nello stesso tempo, si atteggia a premier in pectore, dettando l’agenda di governo come se non avesse già fallito su tutta la linea. Anche Zingaretti e Franceschini, che dichiarando di perseguire un’alleanza evitando guerre intestine, non imparano nulla dal popolo delle sardine e si ostinano a voler conservare una indifendibile prescrizione invece di riformare il processo penale e quello civile in modo da abbreviarne drasticamente i tempi.

I problemi che affliggono l’Italia fanno tremare le vene e i polsi: dall’ILVA di Taranto, in fase di spegnimento degli altiforni, che secondo la candida ex ministra Lezzi dovrebbe trasformarsi in un allevamento di cozze e secondo l’altrettanto candido sottosegretario Buffagni (5stelle) non si dovrebbe ripristinare lo scudo penale che il loro precedente governo inserì nell’accordo con Mittal. Con questi incompetenti non si va da nessuna parte. Stesso discorso per l’Alitalia: improvvisazione ed estemporaneità, come sulle autostrade. Sulla legge di bilancio, poi, sono stati presentati dagli stessi partiti che l’hanno scritta, 1700 emendamenti, come se non l’avessero scritta loro: solamente indecente. Ora è scoppiato anche la questione del MES (fondo europeo salva stati) dopo che se ne sita discutendo da due mesi, pretendendo dall’Europa carta bianca e nessun limite al debito pubblico, che è il più alto d’Europa dopo quello greco: 2439 miliardi di euro (93.000 euro a famiglia), il 134% del PIL. Peggio di noi sta solo la Grecia; 60/70 miliardi di interessi annui: il costo di due finanziarie. Ci si era impegnati aa diminuirlo del 20% all’anno già dal 2011 dopo la lettera di richiamo di Trichet e Draghi raggiungendo il pareggio di bilancio nel 2013, addirittura inserito in Costituzione. Campa cavallo! Insieme con la bassa produttività (un punto percentuale in meno della media europea) e le mancate riforme strutturali, costituiscono la vera palla al piede dello sviluppo.

I nostri governanti fanno finta di niente se continuano a voler fare i furbi e a scavarsi la fossa, chiudendo gli occhi sui sondaggi che accreditare la peggiore destra europea a più del 50% dei consensi. Secondo la legge elettorale fatta approvare dal pataccaro Renzi – che già allora voleva fare il furbo- prenderebbe i due terzi dei parlamentari. Ciò permetterebbe a Salvini di eleggersi il Presidente della Repubblica, fare tutte le nomine, controllare tutti gli Organi di garanzia e modificare, a suo tornaconto e senza referendum, la Costituzione.

Si dice che Salvini non sia fascista e che la democrazia non abbia nulla da temere. Noi ci permettiamo di dubitarne fortemente.

di Nino Lanzetta