“Una Napoli capace di restituire dignità agli ultimi”, nei “Bambini del Maestrale” di Ossorio il coraggio di Giulia Civita

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E’ una Napoli capace di accogliere e restituire dignità agli ultimi quella che racconta Antonella Ossorio in “Bambini del Maestrale”. A confrontarsi questo pomeriggio, all’Angolo delle storie” Emilia Cirillo e Anna Catapano dell’associazione “Parole tra noi leggere”. A leggere alcuni brani del libro Consiglia Aquino.

Ossorio sceglie di raccontare un esperimento educativo durato quindici anni, interrotto dal regime fascista, portato avanti da Giulia Civita Franceschi su una pirocorvetta in disarmo con l’obiettivo di educare settecento bambini e ragazzi raccolti per strada. Si troverà ad avere a che fare con gli scappati, i malcapitati, i soli, i bambini cresciuti nei vicoli dei quartieri, spesso senza famiglia, fuggiti dagli orfanotrofi
Un esperimento, quello di Giulia Civita, che riprendeva quello della nave officina genovese Garaventa, attiva dal 1883, e della nave asilo veneziana Silla (1906), favorendo l’apprendimento delle professioni associate alla marineria, senza dimenticare l’istruzione di base – leggere, scrivere e far di conto.  “E’ una storia – spiega Emilia Cirillo – che andava raccontata, quella di Giulia, donna forte che sa affrontare il proprio destino e diventerà per tutti la Montessori del mare per i suoi metodi educativi, diversi da quelli che imponeva la scuola del tempo. Al coraggio di Giulia si affiancano le storie che racconta ciascun bambino, storie sgrammaticate, in una città che li mette ai margini. Come quella di Felice, che cerca ogni sera un riparo diverso dove dormire e ha paura di finire in un serraglio” Il coraggio di Giulia è quello di una Napoli che sa resiste al fascismo, e alle minacce di guerra. Una storia che la storica Maria Antonietta Selvaggio aveva sapientemente riscoperto, dedicandole una mostra”.
Ossorio sottolinea come “E’ sempre la storia che ti viene a cercare, così è stata con quella di Giulia. Ho voluto raccontare a tutti costi questa storia e ho cercato di renderla credibile in ogni modo poichè era ciò che aveva fatto a parlare di lei. Ho capito presto che dovevo contestualizzarla, ricostruendo con attenzione anche il momento storico”