Una scuola di formazione politica

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Mentre il dibattito culturale e politico, in ambito italiano ed europeo, non riesce a delineare percorsi programmatici e politici capaci di alimentare un minimo di speranza per il futuro, le ACLI di Avellino danno vita alla Scuola di Formazione all’impegno Sociale e Politico “Paolo VI”. Si tratta di un notevole sforzo organizzativo, culturale e politico sostenuto dell’attuale Presidenza Provinciale ACLI e dalla generosa tenacia di chi scrive che, da molti anni, anche come Segretario Generale della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali di Avellino, ha indicato la formazione sociopolitica del laicato cristiano associato e non come il primo obiettivo di promuovere, coltivare e realizzare con urgenza per arginare l’attuale deriva sociale e politica. Le sollecitazioni, anche autorevoli, pervenute a chi scrive, dal mondo politico, da quello accademico, da quello imprenditoriale, dal Terzo Settore, dai canali della comunicazione e dalle Chiese locali del territorio irpino, hanno contribuito in modo determinante al varo dell’iniziativa che coinvolgerà anche il Dipartimento Studi e Ricerca delle ACLI Nazionali. Perché la Scuola sarà intitolata a Paolo VI, pontefice Santo con la proclamazione del prossimo 14 ottobre? Perché Paolo VI, è stato il grande sostenitore del tentativo, di portata storica, di dar vita alle ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) da parte di Achille Grandi, nell’agosto del 1944. Non casualmente, nel contesto sociale e politico di quell’anno, caratterizzato da una catastrofe postbellica dalle dimensioni apocalittiche, Achille Grandi, pur credendo nella iniziativa, affermò: ” Non so se faremo un tentativo destinato a falire o se faremo un esperimento di portata storica. Abbiamo il merito di aver affrontato un grande compito”. Dopo quasi 75 anni di vita delle ACLI, in Italia, in Europa e nel mondo, senza il sostegno di Paolo VI sostituto di Pio XII, probabilmente il “tentativo” di Achille Grandi sarebbe rimasto tale. La figura del “Papa dimenticato” come ha sottolineato Papa Francesco, non può essere dimenticata da chi, a 40 anni dalla sua morte, ritiene umilmente di doverne cogliere l’attualità del suo messaggio non solo perché grande “traghettatore nel mondo” della Chiesa uscita dal Concilio Vaticano II, ma per la sua attenzione costante alla quotidianità e all’impegno politico come il più grande servizio di carità. Il beato Montini, inoltre, fu il primo pontefice del novecento a varcare i confini italiani con i suoi viaggi apostolici in Africa. Oceania, America e Australia: il 4 ottobre 1965 parlò alle Nazioni Unite, contro la guerra. La Scuola si propone di promuovere e accompagnare la formazione in ambito sociale e politico di laici che sappiano farsi carico di un impegno motivato, responsabile e competente – cristianamente ispirato – per il conseguimento del bene comune, nell’alveo dei fondamenti della Dottrina Sociale della Chiesa e dei principi ispiratori della Costituzione Italiana. Dopo oltre 30 anni di sollecitazioni del Magistero Sociale e a fronte di un progressivo deficit culturale e politico all’interno dell’agone politico della democrazia rappresentativa ai vari livelli istituzionali, la Scuola si propone di offrire un contributo culturale di accompagnamento a tutti coloro che ravvisano l’urgenza di abbandonare “il muro del pianto” per riscoprire percorsi di partecipazione attiva e responsabile nelle istituzioni. La Scuola, altresì, è aperta al dialogo e la contributo formativo proveniente dalle forze sociali, dalla società civile, dai partiti, dal Terzo Settore, dal mondo accademico, da quello della comunicazione e da quello imprenditoriale. Costante, per la Scuola stessa, sarà l’osmosi sociopastorale con le diocesi del territorio provinciale di Avellino (Avellino – Ariano – Lacedonia – Abbazia territoriale di Montevergine – Sant’Angelo dei Lombardi – Bisaccia – Salerno e Benevento). Il cammino della Scuola sarà impegnativo, ma l’efficacia e l’urgenza della sua attivazione non possono essere ulteriormente ignorate da tutti coloro che credono ancora nella significativa storia culturale e politica della provincia di Avellino.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud